lunedì 26 novembre 2012

di Unknown

NewArt | Federica Di Carlo, la vita in un'unica immagine

Premessa: nel momento in cui mi è arrivata l'email di Federica per la nostra selezione New Art, il suo nome mi rimbombava in testa, sicura di averlo già sentito altrove. Quando le immagini del suo lavoro mi sono apparse sul pc ho capito. Come vi ho già svelato, ho un taccuino in cui annoto i nomi degli artisti che "Bum!" a primo impatto e senza troppi giri di parole e concetti astrusi, mi colpiscono e su cui vorrei scrivere un giorno almeno un post. Ebbene Federica Di Carlo era già in cima alla mia lista, quindi sono davvero felice oggi di presentarvi il suo lavoro, ma andiamo con ordine...

Federica Di Carlo è una giovane artista dalla creatività poliedrica, utilizza i linguaggi dell'arte contemporanea con intelligenza e senza farsi ingannare troppo dalla sperimentazione e dalle sue forme falsamente accattivanti.

F. Di Carlo, Test d'identità,
installazione, 2010
Tramite la pittura indaga temi e soggetti importanti, restituendoci visioni poetiche della vita. Pose poco convenzionali ma molto naturali, in cui il colore a macchia ha un peso e un significato non casuale, spesso portatore di messaggi dell'anima. Test d'identità è un'installazione che racconta i sentimenti che s'intrecciano bruscamente o s'insinuano pacatamente nel corso naturale della vita. Le donne dipinte da Federica hanno la dolcezza, il timore del mondo e l'incertezza del futuro tutto in uno sguardo. Ma è anche e soprattutto uno studio sul corpo, le sue trasformazioni e la sua fragile bellezza.

F. Di Carlo, Stream of Consciousness,
installazione, 2012
L'installazione Stream of Consciousness è un vortice cinetico dall'andamento casuale ma dipendente dal passo e dallo sguardo di chi vi gira attorno. Si tratta di una scultura circolare percorsa da un fascio di luce e da tante piccole e leggerissime forme cartacee, con l'immagine di una carpa ricavata da un antico timbro, scovato da Federica a New York. Il tutto viene continuamente deformato e ripetuto da uno specchio posto alla base. E' un'indagine moto-visiva degli istanti creativi, quelli che si susseguono e accavallano caoticamente nel tempo che genera creazioni artistiche. E' il caotico mondo delle idee che prendono una direzione nella mente, sviandola e contraddicendola di continuo.

F. Di Carlo, Stream of Consciousness,
installazione, 2012
La sua installazione-performance I saltatori è un racconto umano, ibrido  di storia, memoria e tempo, quello in cui i ricordi delle persone care si relegano al sicuro e nel contempo si scrollano di dosso. Un salto su un prato di papaveri, immagine di tomba e di rinascita. Federica stessa rivela: 
"Ho scelto il papavero sia per il suo colore forte e deciso, sia perché nella simbologia assume la valenza di veleno che provoca intossicazione ma allo stesso tempo se usato in dosi ridotte possiede forti proprietà medicinali. Inoltre il papavero è associato al simbolo del potere. L'idea era riunire in uno stesso simbolo il virus e la cura. La morte e l'assimilazione di essa".

F. Di Carlo, I saltatori,
installazione, 2011
E' un'inedita visione del lutto, una visione intima, sicuramente autobiografica ma che riflette l'idea universale della morte e scandisce un tempo di metabolizzazione differenziato per ognuno di noi. 

La forza di quest'artista è tutta nel suo saper indagare e sintetizzare in una sola immagine sia l'io che il noi. E' nella capacità di saper cogliere gli istanti profondi e i temi importanti della vita, per restituirceli con sensibilità e chiarezza. E' nella volontà di prestarsi all'ascolto del respiro del mondo, per decifrarne il mistero... semplicemente.

Per saperne di più vi rimando al suo sito
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Federica Di Carlo è nata a Roma nel 1984. Dopo aver studiato presso l'Accademia di Belle Arti della sua citta' e di Bologna, ha vissuto a Barcellona e a Londra dove ha frequentato diversi corsi di perfezionamento ed è entrata in contatto con artisti internazionali. Una delle sue ultime esperienze è stata a Salisburgo con l'artista americana Judy Fox, per affinare le tecniche scultoree.
Ospite di numerose collettive in Italia e all'estero, ha suscitato grande interesse da parte di pubblico e critica. Tra le sue ultime esposizioni "Fabula in art" presso i musei di San Salvatore in Lauro, con la collaborazione di: Arushi Art New Delhi India, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Riso Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia, dove in occasione di Fabula in Art III ha esposto assieme a grandi artisti come: Shirin Neshat, Patrick Guerresi Maimouna, MimmoPaladino et al. Nella stessa occasione la sua opera è stata battuta all'asta dalla CHRISTIE'S.
I Saltatori è stata una mostra a cura di Valentina Bernabei (curatrice e giornalista per flashart) presso la Casa Internazionale delle Donne. 
"Stream of consciousness",  presso la galleria IPSAR di Roma, è stata curata da Chiara Natali con una presentazione della curatrice del contemporaneo della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, Angelandreina Rorro.
Appena rientrata nella sua città, dopo un paio d'anni vissuti a Barcellona, Federica è stata notata proprio dalla Rorro in occasione della mostra presso la Casa internazionale delle donne.
Di recente è stata tra i vincitori del prestigioso concorso Como Contemporary Contest 2012.
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sabato 24 novembre 2012

di Unknown

Figurabile.01, l'arte emergente a L'Arca di Teramo

Giorgio Pignotti
Venerdì scorso ha inaugurato a Teramo, presso L'ARCA, Laboratorio per le arti contemporanee, la collettiva Figurabile.01, a cura di Umberto Palestini. La mostra, in corso fino all'8 dicembre, ha rappresentato lo snodo centrale per gli eventi collaterali di Circuiti Contemporanei, manifestazione svoltasi dentro e fuori il museo e nata dalla collaborazione di diverse associazioni culturali presenti sul territorio, da BM Idea a Naca Arte e con il sostegno della Fondazione Tercas.

Matteo Fato
Così è stato possibile godersi la bella mostra con le note della pianista Rossella Rubini che rimbombavano in una sala del museo, assistere ai giochi musicali del Dj Aladyn di Radio Deejay con un Visual DjSet allestito su di  una finestra del museo L'Arca e sul corso principale di Teramo.

Gli artisti presentati nella collettiva sono tutti under 35 e rappresentano con diversi linguaggi un'arte in qualche modo ancora legata alla figurazione, spesso indagatori della figura umana e dell'io in maniera inedita e non scontata. Una ricognizione fatta di visioni diverse ma complementari, dalla fotografia alla pittura, dal disegno alla grafica, dall'azione performativa al video.

A colpirci soprattutto i lavori dalla poetica essenziale di Matteo Fato e le donne dell'artista Annaclara Di Biase che, come scritto in catalogo, "oscillano tra la femminilità attuale segnata dalle icone dello star system e da una santità dai risvolti inquietanti".

Annaclara Di Biase
Abbiamo intervistato Umberto Palestini, curatore della mostra e direttore artistico del museo L'Arca, che ci ha illustrato le linee guida della mostra e i risvolti positivi della collaborazione con le diverse associazioni culturali presenti sul territorio teramano.

Eccovi il video:

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mercoledì 21 novembre 2012

di Unknown

Intervista | Fare per capire: arrivano le WIP!

WorkInProject è una nuova associazione culturale che si occupa di progettazione educativa multidisciplinare. 
Giovanna, Linda e Silvia, le tre storiche dell'arte fondatrici dell'associazione, fanno spola da un capo all'altro di Roma, armate di pennelli, colori, matterelli e tante tante idee da far impallidire la borsa senza fondo di Mary Poppins. Tra eventi, manifestazioni e luoghi deputati e non all'arte, le tre WIP si rivolgono ad un pubblico che va dal bambino all'adulto. Tra un laboratorio e l'altro la loro creatività non smette mai di sfornare idee nuove da trasformare in progetti. 
Le abbiamo incontrate in occasione della prima tappa romana di Affordable Art Fair, alle prese nello spazio bimbi con uno dei loro divertenti e coloratissimi laboratori. Le abbiamo seguite anche da Eataly, durante un laboratorio di arte e cucina, tra odori di spezie trasformate in quadri da piccoli pittori in erba.

Per saperne di più abbiamo rivolto loro qualche domanda. 


Le WIP: Linda Mazzoleni, Giovanna Cozzi, Silvia Garzilli
(Photo di Sara Feola)
Come nasce WorkInProject?
WorkInProject è nata più di un anno fa in un momento lavorativo un po’ buio: ero (Giovanna) abbattuta e sentivo di non avere una strada da percorrere davanti a me così ho pensato di costruirmela io quella strada e di coinvolgere con me le mie fidate amiche e colleghe che subito mi hanno sostenuta e insieme abbiamo creduto in questa sfida. 
WorkInProject nasce quindi dall'esigenza di mettersi in gioco in prima persona, di voler credere in noi stesse e nelle nostre capacità e di proporre un’alternativa valida all'offerta didattica esistente.


Spazio Bimbi di  Affordable Art Fair affidato a WorkInProject
La vostra mission? 
La nostra mission è creare una didattica a portata di tutti, facendola uscire dai posti deputati sperando che, così facendo, abbracci pubblici diversi e più vasti. 
La nostra parola chiave, contenuta anche nella denominazione stessa, è progettare. Progettare per tutti e in maniera originale per mediare informazioni, contenuti e riflessioni nel modo più piacevole possibile. 

Tutti i bambini conoscono le WINX e i loro poteri. Chi sono invece le WIP e quali poteri hanno?
Il nostro potere? Educare facendo divertire. Alcuni genitori ogni tanto ci hanno chiesto quale sia il nostro segreto, ma la verità è che non ne abbiamo: siamo tutti - soprattutto bambini e giovani - molto più famelici di conoscenza di quanto la gente non creda. 

La differenza fondamentale tra adulti e bambini nei confronti dell’arte?
La maggiore differenza tra i due pubblici è l’incredibile apertura mentale dei bambini (ancora senza nozioni, preconcetti e convinzioni) che, spesso, perdono in adolescenza fino all'età adulta ma che, alcuni, ritrovano in età più avanzata. 
WorkInProject si dedica soprattutto all'arte contemporanea che è la più difficile da veicolare perché avvertita troppo spesso come distante e difficile ma non per i bambini che si rivelano gli spettatori più imparziali e disinvolti. 

Spazio Bimbi di Eataly durante un laboratorio di WorkInProject

Didattica in un museo e didattica in un luogo non deputato all'arte. Servono strategie diverse? Quali?
Fare didattica dell’arte in presenza di opere è l’ideale, ma talvolta non è tutto. In luoghi diversi da musei o gallerie l’impresa è catturare l’attenzione senza avere le opere d’arte davanti… partiamo sempre dallo stesso metodo: momento teorico di osservazione e momento di lavoro pratico ma, non essendo di fronte alle opere, la sfida è riuscire a stimolare la curiosità utilizzando supporti che la riproducono. In questo caso è necessario studiare domande guida che facciano arrivare i partecipanti a dare le risposte da cui emergeranno i contenuti. 
Abbiamo anche progettato per musei e gallerie e in quei casi l’attività prende avvio dall'esplorazione interattiva dello spazio (dove la curiosità e l’attenzione é certamente più facile da ottenere) cui segue la fase pratica. 
In ogni caso le WIP incoraggiano sempre i bambini a visitare con le famiglie mostre, musei, parchi e luoghi d’interesse culturale. 

La vostra rete di contatti si espande tra le varie gallerie romane. Frequentandone tante e collaborando con esse vi siete mai dovute ricredere riguardo qualcosa?
Ricredere riguardo le gallerie stesse no: tutte noi, durante l’università, abbiamo lavorato presso diverse gallerie e conosciamo bene i meccanismi e le dinamiche all'interno di esse. 
Probabilmente ci aspettavamo una difficoltà maggiore nel far entrare i laboratori al loro interno cosa che, invece, è stata ben accolta sia dalle gallerie (felici di portare nuovo pubblico non esperto al loro interno), sia dal pubblico. 

Prima di iniziare un laboratorio avete mai dubbi? Di cosa vi preoccupate?
Dubbi molti poiché ogni laboratorio è un’avventura a sé: non sarà mai la ripetizione degli stessi contenuti e non si attiveranno mai le stesse dinamiche di gruppo. Ogni volta la scommessa è alta, catturare l'attenzione dei bambini per poi chiamarli in gioco a rielaborare creativamente quello che hanno appena appreso. Preoccupazioni no, forse all'inizio un po' di paura di non essere ascoltate, di non essere seguite ma ormai lavoriamo in questo campo da diversi anni e queste paure ci hanno abbandonate. 

L’arte di quale artista contemporaneo trasformereste in un gioco in scatola per bambini?
Sarebbe davvero molto interessante poter creare un gioco da tavolo e di qualità per bambini sull'arte. Più che quale artista o movimento artistico (e probabilmente ognuna di noi ne sceglierebbe uno diverso!) ci interesserebbe il come farlo: il metodo e quali contenuti veicolare. Forse più che la monografia sarebbe interessante lavorare su un tema (rappresentazione umana, luce, paesaggio, materiali usati…). 

Il laboratorio finora più bello e coinvolgente?
Non abbiamo classifiche. Abbiamo testato moltissimi laboratori e riscontrato entusiasmo ogni volta in uno diverso. Ognuna di noi ha i suoi laboratori preferiti per un motivo o per un altro ma siamo certamente tutte molto legate al nostro primo laboratorio sull'arte e l'educazione alimentare, “Ritratti del cavolo”, soprattutto per motivi poco professionali e del tutto emotivi! 

Spazio Bimbi di Eataly durante un laboratorio di WorkInProject
La domanda più difficile fatta da un bambino durante un laboratorio? E la risposta più bella? 
Questa risposta sarà banale, so che dovremmo fare un esempio, ma domande difficili e risposte che ci lasciano esterrefatte avvengono quasi ad ogni laboratorio. Alcune volte bambini particolarmente profondi e meditativi tirano fuori osservazioni e risposte commoventi e, in generale, capiscono concetti che noi pensavamo troppo difficili da poter veicolare, hanno intuizioni incredibili… anche guardando i loro elaborati finali e ascoltando le loro spiegazioni si resta basiti da alcuni di loro. 

Un po’ di critica: cosa cambiereste nel sistema museale italiano? 
Innegabilmente il sistema museale italiano è spesso carente nell'innovazione e nella comunicazione. Nei musei sparsi per il mondo, infatti, vediamo file per entrare, pienoni ogni giorno, cosa che da noi non avviene. Parlando di cose che ci riguardano più da vicino sicuramente l’importanza data ai dipartimenti educazione: nel resto d’Europa e in America i dipartimenti interni dei musei fanno la corte ai dipartimenti educazione affinché valorizzino e sponsorizzino le proprie mostre mentre da noi sono troppo spesso considerati l’ultima ruota del carro e quasi sempre economicamente svantaggiati dalle decisioni di distribuzione di budget. Ovviamente si generalizza, ci sono musei in Italia che puntano sul proprio dipartimento educazione e che pagano anche adeguatamente i loro dipendenti per il lavoro specializzato che offrono!! 

Progetti futuri? 
Molti, troppi. Il nostro problema è che siamo piene di idee e di progetti da realizzare e ogni mese se ne aggiungono altri ma cerchiamo di dare ordine alle priorità in modo da realizzarne uno per volta. Alcuni grandi progetti non siamo ancora pronte a diffonderli ;).. siamo un po’ gelose delle nostre idee prima di diffonderle ufficialmente!! Una nuova proposta appena comunicata è per esempio l’apertura di un nuovo servizio di WIP-SITTING (non semplice baby-sitting ma laboratori didattici e percorsi educativi a domicilio anche per piccoli gruppi) e in generale l'allargamento di WorkInProject su più settori. 

Tre buoni motivi per partecipare ad uno dei vostri laboratori? 
1- Per rompere la solita routine del tempo libero con nuovi tipi di attività educative per passare del tempo in modo divertente e coinvolgente. 
2- Per incoraggiare la capacità di lavorare in gruppo senza competizione, ma al tempo stesso incoraggiando le differenti espressioni di ciascuno. 
3- Per accrescere il senso critico e di responsabilità.

L'offerta progettuale di WorkInProject è estremamente varia, sia nei termini di multidisciplinarietà (arte, design, architettura, fotografia, musica, cucina, narrativa, educazione civica…) sia di pubblici (scuole, bambini, adulti, famiglie, associazioni, aziende, artisti, insegnanti, educatori…).  Per saperne di più visitate la loro pagina web.
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martedì 20 novembre 2012

di Unknown

Tutti in ballo con il Gangnam Style, da Ai Weiwei a Anish Kapoor

Psy nel video del Gangnam Style
Il GanGnam Style del repper sudcoreano PSY  è il video più cliccato del momento (questa settimana ha ottenuto oltre il miliardo di visioni - il che lo rende il secondo video più visto su YouTube dopo Justin Bieber), è il motivo più ballato nelle discoteche e molto probabilmente anche nelle balere un po' più vecchiotte ci si scatena con questa strana danza equina. Il passo del galoppo l'ho ritrovato perfino in un corso di zumba fitness in palestra. Qualche settimana fa, dopo i flashmob di Milano e Palermo, l'hanno ballato in 30.00 a Roma, in Piazza del Popolo e qualche giorno prima sui TG non faceva altro che passare l'inedita versione con la top model  Heidi Klum. 
Insomma, davvero tutti "gangnammizzati"!

Ai Weiwei nel video parodia mentre caccia le manette
 (photo The Guardian)
Mancavano all'appello gli artisti e il loro carico giustamente polemico. Il primo a parodiare il cantante rep è stato circa un mese fa Ai Weiwei, il noto artista dissidente cinese che, manco a dirlo, è stato anche in quest'occasione nuovamente censurato. Il video era stato girato nel cortile di casa sua a Pechino e tra un salto e l'altro, l'artista mostra e poi indossa le manette. Il suo intento, come sempre, richiamare l'attenzione sulla libertà d'opinione negata nel suo paese. Ricordate il suo arresto nel 2011, senza che si sapesse nulla di lui per due lunghi mesi?

Anish Kapoor nel video parodia a Londra
(photo The Guardian)
Giovedì scorso a scendere in campo, in segno di solidarietà nei confronti del collega cinese e al ritmo del gangnam style, è stato quindi Anish Kapoor. Circa 250 persone hanno risposto alla sua chiamata e si sono radunate nel suo studio di Londra, inclusi gli artisti Mark Wallinger, Bob e Roberta Smith e Tom Phillips, figure importanti del mondo dell'arte come Alison Myners, presidente dell'ACI, e Tamara Rojo, direttore artistico del National Ballet. A breve il video sarà su You Tube. 

Nel frattempo guardiamoci quello di Ai Weiwei e attendiamo altri GanGnam raptus artistici in maglia rosa.



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lunedì 19 novembre 2012

di Unknown

Audry Liseron Monfils, simplement détourner, simplement contourner

Artothequè de Rome presenta "simplement détourner, simplement contourner", disegni di Audry Liseron Monfils. Vernissage giovedì 15 novembre 2012 dalle ore 18,30. 
Così era scritto sul retro dell'invito cartaceo, sul fronte uno dei disegni a gouache di Audry: un carro armato dal cui cannone penzola una leggera altalena costruita con una corda e un pneumatico. A divertirsi sull'altalena improvvisata due bambine.

Audry Liseron Monfils, [21.57… 16.07] 157 (2012)

Audry, nonostante l'opening fosse previsto per le 18,30, si presenta all'Artothèque verso le 17,00. Mi chiede qualcosa in francese che non comprendo subito, poi si mette in un angolino della scrivania, ancora zeppa di oggetti da rimettere in ordine prima che la mostra abbia inizio, e comincia a disegnare alla sua maniera. Utilizza fogli da taccuino in diverse dimensioni. Lo lascio fare senza disturbarlo ma con la curiosità matta di vederne il risultato.

Audry è un artista autentico e riservato, non ama parlare troppo dei suoi lavori. D'altronde i suoi lavori parlano già senza di lui. La sua poetica, nel contempo seria e disincantata, esprime concetti tramite un'unica e semplice immagine, spesso generata da accostamenti inusuali e inaspettati, a cui basta poco per sovvertire l'idea che si ha del mondo. 

Audry Liseron Monfils, [18.17…11.58] 150 (2011)

Ad esempio due statue appoggiate a terra che invertono e contraddicono la scalata verticale del mondo moderno, perennemente con lo sguardo al cielo e con monumenti, obelischi e palazzi che ambiscono a toccarlo. Nella sua inedita visione orizzontale si nasconde l'orizzontalità sociale che ci rende gli uni uguali agli altri, gli uni dipendenti dagli altri. La sua performance del 2006 a Time Square dimostrava proprio questa amorevole e dimenticata dipendenza. Indossando una tuta grigia e una maschera cieca di metallo, fidandosi dei suggerimenti spaziali dei passanti, Audry strisciava letteralmente sull'asfalto di New York, per antonomasia la città più ascensionale di tutte.


Artothèque de Rome
In un altro disegno troviamo un albero piantato su un cubo di terra, e due uomini che si apprestano a proteggerne le pareti franose. Ad innalzarsi, come una statua sul suo piedistallo, scopriamo la natura. 

Audry, con i suoi lavori, sembra un magico folletto silenzioso sbucato dal nulla che riconduce all'ordine autentico il mondo, regalandoci il senso vero e perduto delle cose.

I suoi disegni in toni di grigio hanno la potenza di un piccolo sasso gettato nell'acqua, la cui forza dirompente si propaga nello spazio circostante. 
Tutti i suoi disegni a gouache sono racchiusi in una maglia rossa, fitta di segni concentrici e dall'andamento ondulatorio, che scandisce il tempo e conferisce ai lavori una qualità performativa. Qualità a cui fanno riferimento anche gli strani titoli numerico temporali (Tra parentesi , c'è l'orario in cui è stato iniziato il disegno e l'orario in cui è stato terminato, non per forza nello stesso giorno, poi ci sono i minuti e finalmente l'anno dell'opera).


Audry Liseron Monfils
I disegni dell'ultimo minuto, quelli terminati in galleria ed appesi senza cornici alle uniche due pareti rimaste, hanno tutto il fascino e il mistero di un messaggio importante, un po' come i messaggi e consigli che lasciamo in punta di piedi e senza far rumore alle persone a cui teniamo.

Audry Liseron Monfils sparisce dai suoi disegni ma ci lascia il messaggio intatto e privo di fronzoli che ci arriva dritto all'anima.

Mostra da non perdere!

(Artotheque de Rome, Roma, via Margutta 85- fino al 2 dicembre)
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martedì 13 novembre 2012

di Unknown

VideoPost | Finissage letterario per StereotiPOP

Sabato sera siamo stati al Finissage della seconda edizione di StereotiPOP, una collettiva ospitata presso un nuovo spazio adibito all'arte in quel di Pescara
BR1 Cultural Space è una suggestiva palazzina settecentesca nel borgo di Montesilvano colle, ristrutturata ed adibita a galleria dall'imprenditore e mecenate Bruno Peca. Lo spazio è diretto dall'artista neo pop Pep Marchegiani coadiuvato dal curatore Alessio Sarra.

BR1 Cultural Space
StereotiPOP è la terza iniziativa dall’apertura del nuovo spazio a luglio, dopo la personale di Pep Marchegiani e la collettiva Inside Marilyn. 17 artisti provenienti da tutta Italia, dall'inconfondibile stile pop, hanno presentato una serie di lavori che indagano, denunciano e mettono alla berlina stereotipi, clichè, congetture e luoghi comuni.

Vania Elettra Tam, La nascita di Venere, olio su tela, 2008
Ritroviamo un sottile e amaro humor alla Desperate Housewives nelle opere di Vania Elettra Tam che cattura lo sguardo con la sua Venere, ahimè sostenuta non da una conchiglia ma da un bidet, nascente non dalla spuma del mare ma dalla schiuma depilatoria, sospinta dall'aria di un phon e non dal soffio fecondo di Zefiro. Casalinghe che cercano di fuggire dall'immagine di se stesse tramite versioni domestiche dei miti del cinema e dell'arte.
La quotidianità appare come un gioco in cui tutto è possibile e tutto può accadere, nell'ottica, dall'inconfondibile stile Lego, di Stefano Bolcato.
Naturalmente non potevano mancare le opere di Pep Marchegiani sempre irriverente quanto basta e produttore inesauribile di visioni alternative a quelle stabilite dal potere politico, economico e sociale. 

Maura Chiulli
La bella collettiva è stata salutata da un reading letterario che ha visto protagonista Maura Chiulli, la scrittrice pescarese autrice di Maledetti froci & maledette lesbiche e altri importanti testi in materia di omofobia (a breve tornerà nelle librerie con un nuovo romanzo).
Con la stessa irriverenza e intelligenza degli artisti presenti in mostra, Maura ha raccontato gli stereotipi che generano pregiudizi (mal)velati dall'ipocrisia.


Eccovi un video della serata, connubio perfetto tra Arte e Letteratura.






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sabato 10 novembre 2012

di Unknown

New Art | Tomaso Marcolla e l'ironica serietà dell'arte

Tomaso Marcolla non gira mai intorno ai concetti, punta dritto al senso e non senso di ciò che intorno a noi accade. La sua produzione è una contaminazione tra grafica, arte pittorica, arte digitale e illustrazione.
I suoi collage sono sipari in acrilico che mandano in scena realtà naturali: un fiore, un paesaggio o un intreccio di rami. La stampa fotografica sembra disperdersi nell'acrilico e viceversa. Sembra quasi che una strana pozione stia sciogliendo i colori dinanzi ai nostri occhi. 
La sua produzione grafica a penna ed acquerello sembra essere il dettato visivo di un occhio che scruta il mondo e i suoi oggetti del quotidiano con scrupolosa cura.

T. Marcolla, Mela_inavado,
2006, foto e computer grafica

Ma la parte più interessante del lavoro di quest'artista, quella che ci restituisce le contraddizioni e assurdità della nostra civile società, si nasconde in una serie di  vignette. Un mix tra foto e computer grafica, forti immagini d'impatto visivo e concettuale, che senza equivoci ci spingono ad una riflessione ben precisa. Il gioco è imbastito tutto su semplici e mai scontati accostamenti soppesati con ironica serietà.

T. Marcolla, War, 2007,
foto e computer grafica
War, la sua composizione di proiettili non anonimi, è un quadro amaro delle intenzioni umane che smuove le coscienze e nel contempo un invito alla presa di responsabilità.
La sua matita stretta in vita da un etichetta di censura è più eloquente di uno sciopero di logorroici giornalisti.
La sua Mela_invade è più forte e comunicativa di qualsiasi prima pagina di stampa: una mela rossa, che simboleggia il mondo, e due morsi dalle sembianze di militari che avanzano muniti di mitra. Non a caso quest'opera grafica è stata utilizzata per promuovere una commedia sui diritti umani e ha ottenuto il primo premio nella sezione grafica dei “Best artist 2009” organizzati dal Muvac, Museo Virtuale Arte Contemporanea.

Se è vero che l'arte contemporanea produce prima di tutto simboli, le immagini confezionate da Marcolla potrebbero essere etichette simboliche del nostro tempo. 

Per saperne di più sull'artista e i suoi lavori vi invito a fare un giro sul suo sito.
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Tomaso Marcolla, Diplomato all'Istituto d'Arte di Trento ha iniziato l'attività di grafico nel 1985.Attualmente è impegnato nel campo della grafica, si occupa inoltre di prodotti multimediali. Socio dell'AIAP "associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva". Membro del BEDA "Bureau of European Designers associations". All'attività professionale di grafico, abbina l'attività artistica con una variegata produzione che spazia dagli acquerelli agli oli, dalla fotografia all'acrilico, dalle vignette ai lavori grafici fino alla computer grafica. Ha già vinto Premi, esposto in numerose collettive ed ha allestito personali in diverse gallerie e spazi pubblici. 
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giovedì 8 novembre 2012

di Unknown

Maya Zack e il suo mondo fatto su misura

Still from the video Black and White Rule,  2011 
one channel HD video, duration:17:45 min
(courtesy by gallery)

Di quest'artista israeliana ho apprezzato in primo luogo l'eleganza nascosta tra l'immagine docile di una donna e l'azione ripetitiva e ossessiva di misurazione. Mi ha affascinato la precisione maniacale e il suo bagaglio pratico fatto di equazioni, immagini di archivio e diagrammi che si amplificano nell'alternarsi di rumori strumentali e silenzi mentali. Una sorta di scienza precisa per ordinare la confusione del mondo reale. 

Still from the video Mother Economy,  2007,
one channel HD, duration:19:45 min

(courtesy by gallery)
Still from the video Black and White Rule,  2011 
one channel HD video, duration:17:45 min
(courtesy by gallery)


Maya Zack è ospite della galleria Marie-Laure Fleisch di Roma con un'installazione plurilinguistica nella mostra Made to Misure. Ad accogliervi troverete un asettico ufficio pieno di scatole di cartone, alle pareti disegni su carta di varie dimensioni che appaiono con le stesse sembianze e freddezza di tono degli studi scientifici o rilievi post crimine. Un video, Black and white rule (2011), che vi manterrà con il fiato sospeso per tutta la durata, in attesa di un istante continuamente rinviato e algebricamente preannunciato. Nella Project room della galleria ritroviamo la stessa compulsiva misurazione ma in un ambiente domestico, nel video Mother Economy (2008). 
Finito e infinito sono gli estremi del linguaggio di quest'artista, che indagando meticolosamente l'immagine, la forma e il concetto di realtà, non fa altro che metterne in discussione l'esistenza. Una formula che spinge l'osservatore nuovamente verso il caos da cui si è partiti. Un po' come tutte le scienze che, arrivate al loro momentaneo e precario limite, osano guardare oltre, con una tensione che muove verso l'infinito.

Made to Misure fa parte del progetto About Paper. Israeli Contemporary art, a cura di Giorgia Calò.

Per maggiori info vi rinvio al sito della Galleria Marie-Laure Fleisch.
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martedì 6 novembre 2012

di Unknown

Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per festeggiare Obama o Romney?

Torino è nel pieno della sua art week, tra Artissima, Photissima e The Others Fair. Ma questa sera un evento particolare avrà luogo alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Mentre tutto il mondo aspetta di svegliarsi dinanzi al suo caffè con il nome del nuovo Presidente americano sbattuto in primissima pagina e speciali sui TG, la fondazione ha deciso di movimentare l'attesa con un happening per poter assistere in gruppo allo spoglio dei voti. A partire dalle 22,00 di questa sera, con ingresso gratuito previa registrazione, chiunque potrà partecipare all'evento. Per l'occasione anche un buffet in pieno stile americano, in linea con la mostra in corso a cura di Mario Calabresi e Francesco Bonami dal titolo "For President"
Quale? Obama o Romney?  
Noi lo scopriremo soli soletti a casa nostra.
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lunedì 5 novembre 2012

di Unknown

NewArt | Diego Perucci e la sua poetica semplicità

Diego Perucci, in arte Don Manuel Bueno Martire, è un artista essenziale. 

E' questa la primissima impressione che si ha guardando i suoi lavori. Dal suo curriculum vitae scopriamo che è anche una sorta di scrittore in erba.

Uait, tecnica mista, 2011
In effetti, un po' in tutti i suoi lavori, sembra nascondersi una storia che attende di essere raccontata. Quella che ognuno di noi immagina dinanzi a due occhi che si perdono nel bianco di un fondo monocromo, o negli occhi di un cane, Otto, che ci guarda silenzioso, quasi a volerci ipnotizzare. 

Otto, tecnica mista, 2012
In alcuni suoi dipinti, soprattutto nei paesaggi, il mondo sembra perdere il suo equilibrio e dilatarsi. Dell'uomo non rimane che la silhouette. Spesso sembra di sfogliare un libro illustrato di favole contemporanee fatte di partenze e approdi in luoghi della memoria. Dinanzi alle sue quattro piccole sedie color cielo si ha la voglia irresistibile di sedersi e prendersi una pausa dal quotidiano.

Sedie, tempera su legno, 2011
E poi ci sono i motivi a metà tra pattern anni '70, linee nere sinuose dal sapore art nouveau e labirintici tratti alla Keith Haring che si mescolano e si accordano con naturalezza su qualsiasi tipo di supporto, perfino su violini chitarre.
Diego ci ha colpiti per la sua poetica semplicità!

Per saperne di più vi consigliamo di fare un giro sul suo sito.
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Diego Perucci è nato a Brescia nel 1985. Si è diplomato al Liceo Classico Arnaldo di Brescia e ha conseguito la Laurea in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Siena. Vive e lavora fra Brescia e Siena. Dal 2008 è membro del Collettivo RAM di Brescia, gruppo di artisti e tecnici rivolto alla sperimentazione artistica del suono. Dal 2010 è Presidente dell’Associazione culturale RèSISTANCe di Siena, attiva nella ricerca, nella produzione artistica e nell'organizzazione di eventi. Nel 2009 è stato vincitore del "X Premio di Narrativa essenziale formiche rosse" di Siena. Ha già partecipato a diverse mostre personali e collettive.
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domenica 4 novembre 2012

di Unknown

Le gallerie di New York devastate dall'uragano Sandy


Gagosian Gallery  letteralmente inondata e una scultura di Henry Moore che vi galleggia, mentre alcune lastre di Carl Andre si asciugano sul marciapiede dinanzi alla Paula Cooper Gallery. 
Sembra un'installazione di strada ma non lo è affatto. 

Sandy ha inflitto un duro colpo anche sulle gallerie di New York che all'indomani dell'uragano si sono risvegliate al buio, con opere devastate dall'acqua e dal fango. Molte esposte sui marciapiedi in attesa di scrollarsi di dosso le tracce della tempesta. 

La notte del 29 ottobre scorso il fiume Hudson ha rotto gli argini e con una potenza inaudita ha invaso tutte le strade di Manhattan. Molte gallerie, malgrado le precauzioni, sono state duramente colpite. Per capire la portata del danno, basti pensare che nella zona di Chelsea, una delle più colpite, in dieci isolati si concentrano circa 300 gallerie.
Tra la 30ma e la 14ma strada, erano presenti alcuni dei nomi più prestigiosi del panorama internazionale: David Zwirner, Leo Koenig, Zach Feuer, Gasser and Grunert, Nicole Klagsbrun, Tina Kim Gallery, Marc Jancou e molti altri.  
Oggi al Moma ci sarà un importante incontro per tutti i galleristi, per capire meglio come conservare le opere danneggiate dalla furia di Sandy.

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di Unknown

Mimmo Paladino e la sua croce gigante a Firenze

Firenze affascina ogni volta che i suoi tesori del passato si affacciano sui sagrati e sulle piazze. Stupisce quando il contemporaneo piomba all'improvviso e la rende più accattivante che mai. 

(photo ANSA)

Da ieri non si fa che parlare della grande installazione di Mimmo Paladino in Piazza Santa Croce, ideata e realizzata in occasione di Florens 2012. Un simbolo reinventato in pieno stile paladiniano. Non una croce che relega l'uomo alla sola contemplazione, ma un percorso vero e proprio. Un cammino tra rocce di marmo di Carrara fortemente legate alla cultura che in tutti gli angoli della città si respira ancora.  Un'inusuale  interazione nasce dalla praticabilità dell'opera e dai rapporti spaziali che si combinano di volta in volta. Inoltre il passante può lasciare la propria impronta nei grandi blocchi, così l'opera si completa man mano, grazie a chi decide di viverla. Una croce sotto il cielo che fa da pendant ai tre crocifissi lignei di Donatello, Michelangelo e Brunelleschi, che per l'occasione sono esposti nel Battistero.

Un dialogo tra antico e contemporaneo che resterà visibile per la durata di Florens, fino all'11 novembre.
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