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venerdì 15 marzo 2013

di Unknown

VideoPost | Intervista a Hugues Roussel


Hugues Russel è un fotografo francese, che oggi vive e lavora a Roma. Abbiamo partecipato al vernissage della sua ultima mostra presso l'Artothèque de RomeNon ci siamo fatti scappare l’opportunità di fargli qualche domanda sul suo lavoro e sui prossimi progetti. Ecco cosa Hugues ci ha raccontato e un video della mostra in corso, in cui una serie di scatti in bianco e nero ci raccontano il fascino dell'antico e selvaggio paesaggio di Gozo, l'isola sorella di Malta.


H. Roussel, Gozo, #1, 2011
(courtesy of the artist)
Cominciamo dal tuo ultimo lavoro: Gozo. Rappresenta la terza tappa di un progetto più ampio intitolato Inverse Landscape. Com’è nato il progetto e in cosa consiste?
L'inizio è nato a Roma, durante la campagna elettorale che ha visto Alemanno vincere. Volevo raccontare questo periodo strano della mia città come non l'avevo ancora fatto. Poco dopo ho avuto l'opportunità di esporre a New York e ho deciso di proseguire con questo approccio, dando vita all'idea del progetto: fare dei ritratti di luoghi fotografando certi elementi che lo caratterizzano (architettura, gente, natura, dettagli urbanistici, materie, etc.) come se fossero un prisma per guardarli. L'uso del negativo è essenziale perché la sbarra che separa i fotogrammi entra a far parte dell'immagine, diventa un elemento della composizione e ci ricorda che siamo di fronte a una vera impronta luminosa.

Cos’è che ti spinge a fotografare un luogo piuttosto che un altro?
Prima di tutto c'è senza dubbio la curiosità e il piacere di scoprire dei luoghi nuovi. Poi ci sono anche gli elementi “tecnici” per riuscire a fare questo lavoro: la luce (ho bisogno di tanto sole) e la durata della permanenza (almeno due settimane sul posto).

Inverse Landscape ha visto protagoniste tre diverse dimensioni urbane: Roma, New York e Gozo. Cos'è rimasto in te di questi tre luoghi?
Tante cose: incontri con delle persone del posto, rumori, odori, e tante altre immagini non scattate, ma segnate come tali nella mia memoria.

Ci dici qualcosa di più riguardo la particolare tecnica di stampa che utilizzi?
Non è molto particolare nel senso che stampo i negativi che ho, tutto parte da lì. Uso la stampa analogica in quanto stampa tradizionale o “artigianale” perché mi piace produrre il lavoro con le mie mani. Stampando cosi, ogni fotografia è un po' diversa dall'altra, quindi unica...

H. Roussel, Gozo, #7, 2011
(courtesy of the artist)
Tutte le tue foto giocano con la sovrapposizione di strati su strati, ora evanescenti ora più marcati, che cercano di raccontarci un luogo, un tempo, una persona, un’azione. Ci sveli qualcosa riguardo questa poetica?
Unire sul negativo due scatti significa unire due soggetti diversi o due tematiche diverse. In più aggiungo la casualità (una costante nel mio lavoro) per ottenere da queste due realtà un’immagine che fa riflettere, evoca, suggerisce, che bussa alla porta dell'immaginario. In altri tempi il Surrealismo ci ha aperto questa porta e, oggi più che mai, abbiamo bisogno di portare uno sguardo poetico/critico sulla realtà, uno sguardo che ci riporta anche allo spazio dei sogni dove finisce l'impossibile e dove può cominciare l'utopia.

Ora andiamo un po’ più sul personale. Quand’è nata la passione per la fotografia e quando hai capito di non poterne più fare a meno?
Questa passione è nata nel ‘97 quando per sbaglio utilizzai due volte una pellicola. Prima avevo già fotografato dei viaggi, ma non ero ancora “appassionato”. Dal 97 fino al 2003 ho lavorato contemporaneamente alla pittura, fotografia, disegno, video... Nel 2003, dopo la nascita del mio secondo figlio, ho deciso di concentrarmi sulla fotografia. Da autodidatta avevo ancora tanto da scoprire... e la passione era diventata davvero grande...

Qual è la prima cosa che ti viene in mente che vorresti fotografare ma che per un motivo o per un altro ancora non sei riuscito a fotografare?
Non ce n'è solo una!!! Sono tante, quanto tutti i paesi del mondo, tutte le etnie, paesaggi, città e villaggi che esistono sulla Terra. Purtroppo mi mancano i soldi e forse qualche vita in più per riuscirci.

Prossimi progetti fotografici e occasioni espositive?
I prossimi progetti sono legati a sperimenti che riprenderò presto in laboratorio: dopo sette anni senza, sto rimettendo su la mia camera oscura... La prossima mostra si farà a Roma, a giugno, alla Galleria Gallerati.



Per maggiori info sull'artista Hugues Roussel

Per maggiori info sulla mostra Artothèque
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lunedì 19 novembre 2012

di Unknown

Audry Liseron Monfils, simplement détourner, simplement contourner

Artothequè de Rome presenta "simplement détourner, simplement contourner", disegni di Audry Liseron Monfils. Vernissage giovedì 15 novembre 2012 dalle ore 18,30. 
Così era scritto sul retro dell'invito cartaceo, sul fronte uno dei disegni a gouache di Audry: un carro armato dal cui cannone penzola una leggera altalena costruita con una corda e un pneumatico. A divertirsi sull'altalena improvvisata due bambine.

Audry Liseron Monfils, [21.57… 16.07] 157 (2012)

Audry, nonostante l'opening fosse previsto per le 18,30, si presenta all'Artothèque verso le 17,00. Mi chiede qualcosa in francese che non comprendo subito, poi si mette in un angolino della scrivania, ancora zeppa di oggetti da rimettere in ordine prima che la mostra abbia inizio, e comincia a disegnare alla sua maniera. Utilizza fogli da taccuino in diverse dimensioni. Lo lascio fare senza disturbarlo ma con la curiosità matta di vederne il risultato.

Audry è un artista autentico e riservato, non ama parlare troppo dei suoi lavori. D'altronde i suoi lavori parlano già senza di lui. La sua poetica, nel contempo seria e disincantata, esprime concetti tramite un'unica e semplice immagine, spesso generata da accostamenti inusuali e inaspettati, a cui basta poco per sovvertire l'idea che si ha del mondo. 

Audry Liseron Monfils, [18.17…11.58] 150 (2011)

Ad esempio due statue appoggiate a terra che invertono e contraddicono la scalata verticale del mondo moderno, perennemente con lo sguardo al cielo e con monumenti, obelischi e palazzi che ambiscono a toccarlo. Nella sua inedita visione orizzontale si nasconde l'orizzontalità sociale che ci rende gli uni uguali agli altri, gli uni dipendenti dagli altri. La sua performance del 2006 a Time Square dimostrava proprio questa amorevole e dimenticata dipendenza. Indossando una tuta grigia e una maschera cieca di metallo, fidandosi dei suggerimenti spaziali dei passanti, Audry strisciava letteralmente sull'asfalto di New York, per antonomasia la città più ascensionale di tutte.


Artothèque de Rome
In un altro disegno troviamo un albero piantato su un cubo di terra, e due uomini che si apprestano a proteggerne le pareti franose. Ad innalzarsi, come una statua sul suo piedistallo, scopriamo la natura. 

Audry, con i suoi lavori, sembra un magico folletto silenzioso sbucato dal nulla che riconduce all'ordine autentico il mondo, regalandoci il senso vero e perduto delle cose.

I suoi disegni in toni di grigio hanno la potenza di un piccolo sasso gettato nell'acqua, la cui forza dirompente si propaga nello spazio circostante. 
Tutti i suoi disegni a gouache sono racchiusi in una maglia rossa, fitta di segni concentrici e dall'andamento ondulatorio, che scandisce il tempo e conferisce ai lavori una qualità performativa. Qualità a cui fanno riferimento anche gli strani titoli numerico temporali (Tra parentesi , c'è l'orario in cui è stato iniziato il disegno e l'orario in cui è stato terminato, non per forza nello stesso giorno, poi ci sono i minuti e finalmente l'anno dell'opera).


Audry Liseron Monfils
I disegni dell'ultimo minuto, quelli terminati in galleria ed appesi senza cornici alle uniche due pareti rimaste, hanno tutto il fascino e il mistero di un messaggio importante, un po' come i messaggi e consigli che lasciamo in punta di piedi e senza far rumore alle persone a cui teniamo.

Audry Liseron Monfils sparisce dai suoi disegni ma ci lascia il messaggio intatto e privo di fronzoli che ci arriva dritto all'anima.

Mostra da non perdere!

(Artotheque de Rome, Roma, via Margutta 85- fino al 2 dicembre)
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sabato 14 aprile 2012

di Unknown

A metà tra cielo e terra con Maia Flore


Sleep Elevations -Artothèque

Da bambina il mio film preferito era sicuramente Mary Poppins, rimanevo a bocca aperta quando con il suo cappottino nero ed il suo cappello pieno di fiori, tra un’incipriata ed un’aggiustatina al parrucco, con molta e femminile nonchalance, scendeva tra i tetti sorretta da un leggerissimo ombrello che da semplice oggetto di riparo si trasformava in magico paracadute.

Maia Flore, l’artista che espone la sua prima serie fotografica “Sleep Elevations” all’Artotheque di Roma, di magici paracaduti ce ne suggerisce a volontà: velieri a galla nell’aria, stoffe leggiadre, palloncini muticolore, altalene di legno e mongolfiere a strisce incatenate in trame di corda.

Le giovani ragazze dal volto coperto, tutte interpretate dall’artista stessa, si abbandonano alle contraddizioni della suprema legge di gravità, a metà tra sonno e risveglio, in bilico tra l’ascesa e la discesa.

La poesia di Miss Poppins, che lievitava sui cieli di Londra, qui va in scena in paesaggi orizzontali in cui il cielo lascia un po’ di spazio alla terra, tanto quanto basta per collocare l’eroina leggiadra dei sogni della Flore in atmosfere sempre nuove: dal candore dell’Islanda al color grigio cemento dei tetti parigini.

Per la Poppins bastava un supercalifragilistichespiralidoso, per la Flore un gioco di sovrapposizioni fotografiche e l’incantesimo è presto fatto!

Maia Flore è nata nel 1988 in Francia, a Montauban. Attualmente vive e lavora a Parigi dopo aver vissuto in Islanda e in Svezia, due paesi in cui la fotografia contemporanea ed i particolari studi della luce che questa comporta, hanno lasciato una viva traccia nella sua opera.

Se vi va di tornare un po’ bambini, nel mondo dell’immaginario in cui anche un corpo può lievitare da terra con la facilità con cui un gabbiano spicca il volo, vi consiglio vivamente questa mostra in corso a via Margutta numero 85. Avete tempo fino al 10 maggio. Volate!

Per maggiori info sull'artista www.maiaflore.com
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sabato 31 marzo 2012

di Unknown

Collezionisti "a tempo determinato" all'Artothèque de Rome in via Margutta 85


Berlino, Parigi e New York già conoscono la formula originale dell'Artothèque
A Roma è approdata dal dicembre scorso, in una galleria sita in via Margutta numero 85, grazie all'impegno della francese Sabine Oberti .
Vi starete chiedendo cosa sia questa Artothèque. Cominciamo con il dirvi che non si tratta  della solita galleria d'arte con il suo team di artisti affiliati e la brama di vendere a collezionisti incalliti.


Qui i malati di sana possessività compulsiva sono out.
J. Dine
O meglio, possono anche loro partecipare al meccanismo, ma con una piccola clausola: le opere non sono in vendita a cifre esorbitanti ma in affitto ed a spese modiche, anche quando si ha a che fare con un Pinocchio firmato Jim Dine.

Come ci ha spiegato personalmente la direttrice della galleria romana, il nuovo concetto ha l'obiettivo di rendere l'arte accessibile a tutti e di far girare le opere tra i propri associati, in modo da moltiplicare la loro conoscenza e la loro sensibilità verso l'arte contemporanea.

La galleria vuol essere un punto di incontro e scambio continuo, in questo senso molto simile al funzionamento delle biblioteche: è sufficiente iscriversi all'associazione, tramite il pagamento di una quota annua e la sottoscrizione delle condizioni generali, per prendere in prestito ogni tre mesi un'opera d'arte tra quelle disponibili della collezione, scelte accuratamente da un comitato di esperti. 

L'opera verrà consegnata a casa vostra o nella vostra azienda ed allo scadere del periodo di prestito, dopo averla guardata, osservata, vissuta, riflettuta, presentata ai vostri amici e chiacchierata, verrà ritirata e se vi va barattata con una tutta nuova. E forse - se è vero il detto che "si comprende il vero valore di una cosa solo quando la si perde" - solo allora ne comprenderete a pieno il potenziale artistico. 

M. Flore
Una linea che combina la leggibilità dell'opera alla scoperta di nuovi talenti internazionali. 

Divertente no? 
Sarà un po' come avere una galleria personale nel proprio salotto, in cui ospiterete un artista dietro l'altro e tra un'opera e l'altra vi ritroverete ad essere sempre più appassionati e sensibili nei confronti dei nuovi linguaggi artistici.
Farete parte di un meccanismo che anzichè imbrigliarvi in contratti e legami a vita, sprigionerà emozioni e sensazioni di volta in volta sempre nuovi.

Strano... in un periodo in cui il lavoro a tempo determinato per noi giovani sembra una condanna a cui, più nolenti che volenti, dobbiamo abituarci... l''idea di "collezionista a tempo determinato" per un'opera d'arte ci piace! Auguriamo a Sabine di trovare larghi consensi e riscontri anche qui in Italia.

Curiosi? Allora non vi resta che fare un salto nella galleria, magari in occasione della prima mostra che inaugurerà il 4 aprile dal titolo 'Sleep Elevations', un ciclo di fotografie della giovane artista francese Maia Flore.

Per saperne di più visitate il sito della galleria.

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