Visualizzazione post con etichetta Mostre. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mostre. Mostra tutti i post

giovedì 24 maggio 2012

di Unknown

Intervista singola alla coppia artistica Monticelli e Pagone

A. Monticelli & C. Pagone
Alessandro Monticelli e Claudio Pagone nel 1999 si uniscono con la sigla M&P. Una coppia di giovani artisti con un percorso già ricco di riscontri, frutto  della volontà sincera di fare arte. 
Li abbiamo incontrati in occasione della mostra Terrae motus. Shut out  al MU.SP.A.C. dell'Aquila. 
Se avete perso l'occasione di immergervi nei loro lavori dal sapore introspettivo soggettivo e dal retrogusto polemico quanto basta, riparate con una bella scorpacciata di "Perchè?" posti ad Alessandro che, con il beneplacido di Claudio, ha risposto alle nostre domande. Se non vi basta, guardate anche il video della mostra.


Sicuramente ve lo avranno già chiesto in mille. Ve lo domando anch’io. Chi era Alessandro Monticelli prima dell’incontro con Claudio Pagone e viceversa? Insomma, come nasce la sigla M&P?
Abbiamo intrapreso il percorso artistico singolarmente, ognuno con i propri temi, la propria tecnica, il proprio modo di vedere l’arte. Claudio trattava aspetti più figurativi, io più astratti. Pensa che abbiamo fatto il servizio militare insieme senza mai parlare di arte. In seguito ci siamo incontrati, per caso, in un magazzino indaffarati a comprare ferro, vernici ed altro materiale. Solo in quel momento abbiamo scoperto di dipingere entrambi. Così abbiamo cominciato a frequentarci attraverso l’arte. Abbiamo preso parte a diverse manifestazioni, premi, esposizioni sempre individualmente, fino a quando il confronto, le idee comuni, la reciproca contaminazione si sono trasformati in unione d’intenti. Abbiamo lasciato a poco a poco il lavoro individuale, soprattutto attraverso le installazioni e le performance, fino poi ad arrivare alle opere di pittura e scultura.

Nel panorama artistico contemporaneo, in cui spesso l’egocentrismo fa da padrone, quanto ha pesato questa vostra rinuncia al percorso individuale?
Non ha pesato molto lasciare una carriera da solista. Il tutto è avvenuto in maniera molto naturale, ci siamo resi conto che  questa cosa nuova che stava crescendo era più importante dei nostri singoli percorsi … poi destava molta curiosità il fatto di lavorare insieme.

Lavorare a quattro mani vuol dire anche mettere d’accordo due teste o, per rimanere in tema con i vostri lavori, mettere d’accordo due personalità. Quali sono i rischi e quali i vantaggi del lavorare in coppia?
Ogni opera nasce sempre dall’idea che abbiamo in quel momento, passa attraverso la matita, la macchina fotografica, il computer, il colore sulla tela… l’idea viene sviscerata sempre e completamente a 360 gradi. Noi siamo due persone completamente diverse, siamo caratterialmente opposti e per questo ci compensiamo. Devo ammettere che spesso realizzare un lavoro è davvero una bella fatica. A volte avviene in maniera più spontanea. Ad esempio può capitare che durante un viaggio in macchina per andare ad inaugurare una mostra, parlando si gettano le basi per un nuovo progetto. Il più delle volte basta un’idea e subito troviamo un punto d’incontro da cui partire.


Essendo di Sulmona come voi, mi chiedo cosa vi abbia spinto a rimanere ed aprire un vostro studio in questa città? Questa scelta cosa comporta?
Siamo nati a Sulmona e viviamo qui. Sicuramente non è il posto ideale per fare arte e questo vale soprattutto per l’arte contemporanea. Ma in realtà credo che non esista un luogo ideale, esiste forse un luogo mentale che non si calpesta e che non ha un nome. Qui è molto più facile, dal punto di vista pratico, avere uno studio. Forse, non vorrei peccare di presunzione, se avessimo scelto di spostarci ed aprire uno studio altrove, ad esempio a Roma o Milano, oggi ci troveremmo su un altro piano. Forse in questo paghiamo lo scotto del piccolo paese, in cui non hai la facilità di incontri e contatti delle grandi città.

Dal punto di vista tecnico ho notato che non avete una predilezione per un unico linguaggio, vi muovete senza difficoltà dalla tela alla fotografia, al video, alla performance ed installazione. Quanto conta per voi la parte tecnica di un lavoro?
Per noi è il mezzo che giustifica il fine. La tecnica è la strada principale del messaggio, la visione alla lettura del lavoro ne è condizionata.

Terrae Motus. Shut Out – Chiusi Fuori  è la mostra in corso al MU.SP.A.C. in questi giorni. Cosa ha significato per voi esporre in una città come L’Aquila?
L’arte quando si occupa degli eventi reali non lo fa mai banalmente ma sempre con un occhio molto originale, particolare, ed è quello che ci piace di più nel fare arte: esternare gli avvenimenti con un punto di vista nuovo ed inedito. L’arte contemporanea non è seguita dal grande pubblico. In questo caso una mostra sul terremoto rappresenta anche un’occasione per avvicinare il pubblico all’arte, tramite una tematica comune. Naturalmente c’è anche un altro fattore fondamentale da considerare: la forza terapeutica dell’arte in occasioni tragiche. Basti pensare in questo senso all’iniziativa di un grande personaggio come Lucio Amelio con la collezione Terrae Motus, nata in occasione del terremoto in Irpinia. Si tratta di segnali forti che arrivano dalla cultura.


Perché per la mostra all’Aquila avete scelto proprio la serie che riflette sull'identità prendendo spunto dalle macchie di Rorschach?  
Questa serie è quella che ci porta un po’ in giro per l’Italia. E’ come se fosse un tema fisso dal quale poi ogni volta svisceriamo una parte specifica. E’ una serie di per sé ambivalente. L’ambiguità di questi lavori si può anteporre o posporre ad ogni nuova situazione, ma senza alcun tipo di forzatura. Nel caso della mostra al MU.SP.A.C., abbiamo deciso di presentare la serie Rorschach con un accento un po’ tragico, con uno sguardo ambiguo, non chiaro; essendo questa la matrice stessa di questi lavori. Anche perchè ambiguo e subdolo è un terremoto che ti colpisce alle tre di notte e non ti dà modo di reagire. Inoltre da un evento così tragico salgono a galla tutte le doppiezze, le situazioni che in una realtà tranquilla è sempre difficile percepire. Shut out – chiusi fuori è questo: una realtà in cui non riesci più ad entrare, ma che inizialmente era la tua.

I test di Rorschach ruotano attorno alle risposte dell’individuo, risposte soggettive a stimoli comuni. Cosa vi aspettate dal vostro pubblico quando fate delle mostre? C’è mai stata qualche reazione che non avevate previsto e che in qualche modo vi ha stupito?
Delle grandi vendite, così Pagone sistema un po’ dei suoi creditori… Per quanto riguarda le reazioni, ricordiamo con stupore un vernissage al quale si presentarono una decina di pazzi che si confondevano tra gli invitati. In realtà erano venuti per sottoporsi al test di Rorschach. Uno di loro arrivò in macchina senza patente e fu prelevato dai carabinieri. Una situazione alquanto paradossale!

Un’altra parte del vostro lavoro si riconosce anche per la sua carica di denuncia. Penso ad opere come La Venere dell'immondizia, La carta igienica del critico o a 500 multe a regolad'arte . Quanto conta questo aspetto? 
C’è sempre la volontà di affacciarsi sulla realtà e nella realtà con una sorta d’ironia mista a denuncia. Non è una denuncia fine a sé stessa. Speriamo sempre che vada oltre, che lasci pensare, riflettere e  che non sia un’immagine che desti solo stupore, imbarazzo, divertimento. Insomma, che riesca ad andare oltre la prima impressione e che spinga verso nuovi interrogativi. Penso che l’arte contemporanea non debba dare risposte ma aiutare nel formulare  nuove domande, forse anche più attente, più critiche e meno banali.

E come la mettiamo con i grandi artisti, come ad esempio Pistoletto e Manzoni, da cui avete preso spunto?
Pistoletto rimase molto contento e divertito dalla nostra Venere dell'immondizia, ci fece anche i complimenti. Lo abbiamo fatto anche con un quadro di Goya per il delitto Misseri. In quel caso siamo stati anche molto criticati. Innanzitutto è una sorta di ripasso di storia dell'arte, non è mai un confronto o un paragone. E' una sorta di gemellaggio che a noi, fondamentalmente, diverte molto.

Progetti per il futuro?
A breve una collettiva intitolata Verosimile, in cui esporremo lavori della serie Rorschach e La Venere dell'immondizia. Inoltre abbiamo in cantiere due nuovi lavori a livello di installazione e performance.


Condividi questo post

martedì 20 marzo 2012

di Unknown

VideoPost | Percorsi migranti paralleli di Ali Assaf

Da neanche un anno il MUSPAC, museo sperimentale d'arte contemporanea a L'Aquila, ha riaperto i battenti in Piazza d'arti, con lo scopo di rintracciare e nel contempo ricreare ex novo, insieme alle altre associazioni presenti sul territorio, il tessuto sociale di una città "migrante" dal suo vecchio stato ante sisma,  al suo nuovo assetto post sisma, in termini non solo architettonici ma soprattutto umani.

Il tema dell'immigrazione, nelle sue molteplici varianti, è caro ad Ali Assaf, artista poliedrico che 35 anni fa si trasferì da Bassora, sua città natale, a Roma, senza mai perdere il legame profondo che lo lega al suo paese. Quasi come una sorta di occhio lontano ma vicino nell'animo...
I cinque lavori presentati al MUSPAC, nella personale "Eh... se fosse con noi...", dal 18 marzo al 4 aprile, sono uno specchio della condizione dell'immigrato.

"La mia ambizione era di lavorare con Federico Fellini e diventare un divo del cinema". E' la risposta di un immigrato quando gli viene chiesto"Perchè sei qui?".

A. Assaf,
Quell'oscuro oggetto del desiderio 
Ali ha posto la stessa semplice domanda ad un gruppo di persone mediorientali stabilitesi a Roma. Ogni risposta è legata ad una foto - ritratto che insieme alle altre compone una visione variegata delle sensazioni, ambizioni, problematiche, sogni, aspirazioni che spingono o costringono un uomo o una donna a lasciare il proprio paese d'origine, per muoversi altrove. Come non pensare anche a tutti gli aquilani costretti a lasciare le proprie case? 

Oltre questa carrellata di volti e sguardi schietti, così diversi e simili tra loro, l'artista riflette anche sull'immagine confezionata e veicolata dall'informazione e dai mass media, quando la distanza rende difficile la comunicazione con i propri cari.
In "Greetings from Baghdad", su scenari di guerra e campi petroliferi in fiamme, campeggiano in primo piano i volti sorridenti di tre persone che, in palese contrasto con lo scenario che li accoglie, inviano saluti ai parenti lontani come fossero inviati dei TG. 
Gli stessi sorrisi di circostanza che spesso i politici e le autorità si sono stampati in volto, quando venivano a far visita alle macerie del 6 aprile.

Simile il paesaggio offerto dal video  "I am Her. I am Him", in cui le esplosioni improvvise, per mano e mente umana, ricordano da vicino l'imprevedibilità, la pazzia e l'irrompere della natura con le sue catastrofi.

A. Assaf,
Lampedusa Checkpoint
La video installazione "Narciso" è stata presentata dall'artista all' ultima Biennale di Venezia ma, nel contesto del MUSPAC, moltiplica il suo potenziale comunicativo. Gli oggetti cimeli che sfiorano le mani dell'artista, senza essere afferrati, ricordano gli effetti personali e gli oggetti intrisi di ricordi che nei giorni seguenti il terremoto affioravano dai cumuli di macerie. E' l'identità che faticosamente si ricostruisce, con la nostalgia e l'amore per ciò che è stato.
  
Il video "Lampedusa Checkpoint" è una riflessione sulla condizione dell'immigrato nel momento di approdo nel nuovo paese: scalzo, dalle vesti candide, con il suo bagaglio di riti e usanze che difficilmente il luogo d'approdo accoglie. Anche in questo caso la similitudine è con gli sfollati del terremoto, un istante dopo l'accaduto, quando la speranza e la voglia di ricominciare sono ancora lontani ed il senso di inadeguatezza nel nuovo contesto non trova isole felici, malgrado il forte desiderio di integrazione.

Ed è proprio su tale desiderio che tutto il progetto "Percorsi migranti", di cui la mostra fa parte, getta le fondamenta per una ricostruzione intelligente: all'insegna della diversità e nel contempo nell'uguaglianza della condizione precaria che ogni immigrato, sfollato, uomo è costretto a vivere.

Invitandovi a visitare la bella mostra, a cura di Martina Sconci ed inserita nella serie di iniziative promosse dal Coordinamento 'Ricostruire insieme', eccovi un'anteprima dal vernissage del 18 marzo.


Condividi questo post

mercoledì 14 marzo 2012

di Unknown

La poesia e la forza nel segno di Strazza e Tito

Diciamocelo francamente... La grafica in Italia non ha mai riscosso grande interesse da parte della critica né del collezionismo. 
Da tempo, però, Giuseppe Appella si muove alla ricerca e diffusione di questa arte così sofisticata e che ha il sapore dolce di antico. 
Spesso proprio gli artisti la praticano in maniera marginale, relegandola ad intimo e personalissimo vezzo artistico, il più delle volte sconosciuto perfino al loro fedele pubblico. Strano, però, che proprio nella grafica e nelle molteplici varianti che questa nasconde,  spesso si celi la vena più pura di un artista. Quasi ci fosse una sorta di distanza minima tra il suo pensiero/intenzione e l'opera fatta. 

Dal 10 febbraio, le suggestive mura della galleria romana Sala 1 ospitano un faccia a faccia a colpi di segni, tra due artisti che la grafica la conoscono davvero bene. Appella, curatore d'eccezione,  volendo dare nuovo rilievo a questa forma artistica, presenta una selezione sapiente di lavori, dagli anni Cinquanta ad oggi, di due artisti storici, che come pochi, si sono confrontati nella ricerca incisoria. 

G. Strazza, Trama quadrangolare, 1978
Guido Strazza è uno dei più conosciuti artisti italiani in questo campo. Soprattutto anche grazie al rilievo critico e storico conferito da lui alla disciplina, tramite una ricerca teorica parallela alla pratica.
Non a caso l'auterovole voce di Argan, a riguardo affermava:
"Dell'arte incisoria non esistono, che io sappia, trattazioni analitiche altrettanto vaste e addentrate: la ricerca penetra fino alla sorgente e alla prima mossa del gesto grafico, alla qualità dei mordenti e degli inchiostri, alla grana delle carte, alla microplastica dell'immagine incisa. Quella critica è in parte scritta con intento didattico, ma per lo più è interna al fatto artistico"



T. Amodei, Deposizione, 1961
Tito Amodei, al contrario, conosciuto in qualità di scultore e pittore, è autore di un corpus grafico notevole ma pressoché sconosciuto.
Se fino agli anni '80 la grafica rappresenta quasi un aspetto secondario del suo lavoro, quasi un mezzo preparatorio e di studio, d'ausilio alla scultura, dagli anni '90 in poi il segno diviene autonomo, non più come mezzo ma soggetto stesso dell'opera, una sorta di "segno significante", come lo definì A. Rubini

A volte sembra quasi che alla forza segnica dell'artista non sia sufficiente la grafica e il discorso si completi solo attraverso la scultura. Forse non a caso in occasione della mostra a Sala 1, campeggiano in fondo alla sala, le opere di Tito scultore che meglio evidenziano questo magico legame tra le due attività artistiche.

Mostra interessante per ammirare l'opera di Strazza e per scoprire da vicino la passione e la forza di Tito. 
Affrettatevi perché la mostra chiude i battenti il 10 aprile.

Per info www.salauno.com
Condividi questo post

sabato 31 dicembre 2011

di Unknown

La storia della pittura del Realismo socialista

Le soste dinanzi ad ogni quadro sono obbligatoriamente prolungate. La minuzia di particolari, le rughe dei volti, i disegni geometrici dei tappeti, gli sguardi delle folle e i ritratti invitano lo spettatore ad un'osservazione lenta. A questa si addizioni la portata politica e sociale di ogni scena raffigurata.


Realismi socialisti: grande pittura sovietica 1920-1970, questo il titolo della mostra ospitata nelle sette sale del Palazzo delle Esposizioni a Roma, è la più completa rassegna di questo movimento presentata fuori dalla Russia.
Una selezione di quadri, suddivisi cronologicamente, in cui l'iter artistico s'intreccia di continuo con gli eventi politici e storici. 
Il risultato è un racconto per immagini che corre su un doppio binario: la pittura diviene chiave interpretativa della Russia rivoluzionaria e dell'Urss nelle diverse fasi della sua storia.

Si parte dalla pittura del Realismo socialista in seno alle ultime fasi della guerra civile, passando per il potere assoluto ed incontrollato di Stalin, l'invasione nazista e l'unità antifascista con Stati Uniti e Gran Bretagna,  per approdare alla stagione brezhneviana ed arrestarsi agli anni settanta.

Lo sguardo dell'osservatore si perde tra le scene corali con gente comune o in tele di grande formato affollate da autorità politiche. Basti pensare all'opera di Isaak Brodski,  Cerimonia di apertura del secondo Congresso della III Internazionale in cui ogni volto è un ritratto di intenzioni bloccate come in un'istantanea.

Momenti storici raccontati con occhi disincantati e privi di patinatura da manuale,  in cui la forza ideologica dei contenuti si combina con la cura stilistica di ombre e luci che su gote e capigliature insinuano un alito di iperrealtà. 
Numerosi i quadri trionfalistici che ripetono i motivi del culto della personalità, degli operai raggianti, delle famiglie sane e felici, dei collettivi agricoli motivati. Un mondo che spesso risultava molto propagandistico e poco reale.

La mostra mette in risalto tutte le sfaccettature e le contraddizioni di questo grande movimento, che nonostante seguisse l'imperativo ideologico di creare una coerenza artistica, fu invece internamente contrastante e discontinuo, sempre in bilico tra utopia e realtà.

Affrettatevi! La mostra chiude i battenti l'8 gennaio. Ottimo modo per concludere le feste.
Condividi questo post

giovedì 17 novembre 2011

di Unknown

Il mito di Leonardo nell'arte contemporanea alla Reggia di Venaria

Inizia oggi, alla Reggia di Venaria di Torino, la mostra dedicata a Leonardo Da Vinci, "Leonardo. Il genio, il mito" che resterà aperta fino al 29 gennaio 2012 e già prima dell'inaugurazione ha registrato un totale di circa 25.000 prenotazioni.

La mostra permette di ricostruire il percorso artistico di Leonardo  grazie a 30 disegni originali che arrivano dall'Italia e dall'Europa sui quali spicca il famoso Autoritratto, solitamente preservato presso la Biblioteca Reale di Torino ed ora esposto e commentato da una video - inchiesta  di Piero Angela, che si chiede "Come era Leonardo da giovane?".

La mostra è suddivisa in quattro sezioni. Quella curata da Renato Barilli è tutta dedicata ai contemporanei che in qualche modo hanno tratto ispirazione dall'opera di Leonardo, focalizzando le loro ricerche sui temi del volto, della natura, dell'anatomia umana e delle macchine. 

M. Duchamp,
The other side of the painting 
Basti pensare al celebre omaggio di Marcel Duchamp che mise i baffi alla Gioconda o a Last supper di Andy Warhol, ma anche ad altri nomi del panorama artistico più recente: Spoerri, Nitsch, Recalcati. Il tema dell'Uomo vitruviano è riproposto nell'opera di Ceroli.
Lo studio della fisionomica, passando per le tipologie proposte da Lavater,  da Leonardo giunge all'estro di Goya, Daumier e Grosz
Infine gli informali come Wols, Tàpies, Rotella, Twombly, Bendini, Novelli che traggono spunto da Leonardo quando invita a leggere nelle macchie dei muri la presenza di paesaggi arcani.




Mostra da non perdere! 
Consiglio: Prenotate la vostra visita con largo anticipo. 
In considerazione dell’eccezionalità dell’evento e delle straordinarie misure di sicurezza e conservazione necessarie per le opere esposte in mostra, l’accesso è consentito ad un numero massimo di 120 visitatori contemporaneamente ogni mezzora.

Per maggiori info

Condividi questo post

lunedì 10 ottobre 2011

di Unknown

David Smith al Whitney Museum di New York con i suoi giganti d'acciaio

D. Smith Cubi XXI , 1964, installato presso il Whitney Museum
(http://www.artnet.com)
L'artista americano David Smith e la sua ricerca costante della forma geometrica attraverso sculture di piccole e monumentali dimensioni, sono al centro della mostra allestita presso il Whitney Museum of American Art.
"David Smith: cubes and anarchy", questo il titolo della mostra, riunisce circa 60 opere tra sculture, disegni, dipinti, fotografie e alcuni dei suoi taccuini mai esposti prima, per esplorare l'intero percorso dell'artista.

Il sottotitolo della mostra  rimanda al potere rivoluzionario delle forme geometriche già preannunciato dai costruttivisti russi. L'arte di Smith è stata suggestionata da grandi artisti del calibro di Mondrian, Kandinsky e Picasso.
Smith, partendo dalle loro intuizioni, si afferma quale poeta della scultura saldata, producendo una quantità eterogenea di lavori definibili per ossimori. 

D. Smith, Zig III, 1961
(http://www.whitney.org/Exhibitions/DavidSmith)
Le sue opere sono fusioni  di geometrie semplici e tecniche e materiali di fabbricazione industriale; sono felici connubi tra forme senza tempo, gesti assoluti e potenza e materia viva della vita moderna, vestita d'acciaio e d'alluminio. 
Formule precise che hanno reso Smith un felice funambolo dell'arte in bilico tra matematica, geometria e fantasia.
Nella creazione di questa sintesi, Smith ha ridefinito l'estetica e le ambizioni della scultura.

La mostra, al Whitney fino all'8 gennaio 2012, sarà riallestita presso il Wexner Center for the Arts, Columbus, nell'Ohio.
Condividi questo post

sabato 9 luglio 2011

di Unknown

VideoPost | Rosa Barba a Rovereto e Trento

Rosa Barba
L'arte della siciliana, tedesca d'adozione, Rosa Barba, classe 1972, è davvero unica nel suo genere.

Gira film in 16 e 35 mm con visioni semi-astratte ma, un attimo dopo, quasi dimenticandosi della funzione canonica della pellicola, della luce e del proiettore, li utilizza come materiali di un fare scultoreo dalle mille combinazioni. 
A questi lavori si aggiunge la forza delle parole inscritte su tele e feltri che rimandano a Kosuth e Wittgenstein

Per chi volesse conoscere meglio e più direttamente l'opera di miss Barba, vi consigliamo la personale Stage Archive, divisa tra il Mart di Rovereto e la Galleria civica di Trento. Avete tempo fino al 28 agosto per indagare su quest'artista dai mille volti, tramite una selezione di sue recenti opere a cui si aggiunge l'inedita installazione che comprende testi, film, oggetti scultorei e suoni che trasformano l’archivio futurista del Mart in un palcoscenico.

Nel frattempo eccovi un video:


Per maggiori INFO clicca qui
Condividi questo post

martedì 5 luglio 2011

di Unknown

60 artisti per Papa Benedetto XVI

(fonte: Ansa.it)
E' stata inaugurata ieri, alla presenza del Santo Padre, la mostra "Lo splendore della verità, la bellezza della carità".  
Nell'atrio dell'Aula Paolo VI, Benedetto XVI si è rivolto agli artisti presenti per ribadire il legame tra arte e fede dichiarando: 
"La Chiesa e gli artisti tornano ad incontrarsi, a parlarsi, a sostenere la necessità di un colloquio che vuole e deve diventare sempre più intenso e articolato".
Sua Santità si è poi soffermato sul titolo della mostra e quindi sulla complementarietà di verità e carità rispetto alla bellezza, rivolgendo ai presenti un caloroso appello: 
"E' proprio dall’unione, vorrei dire dalla sinfonia, dalla perfetta armonia di verità e carità che emana l’autentica bellezza [...] non scindete mai la creatività artistica dalla verità e dalla carità, non cercate mai la bellezza lontano dalla verità e dalla carità ma con la ricchezza della vostra genialità, del vostro slancio creativo, siate sempre, con coraggio, cercatori della verità e testimoni della carità; fate risplendere la verità nelle vostre opere e fate in modo che la loro bellezza susciti nello sguardo e nel cuore di chi le ammira il desiderio e il bisogno di rendere bella e vera l'esistenza, ogni esistenza, arricchendola di quel tesoro che non viene mai meno, che fa della vita un capolavoro e di ogni uomo uno straordinario artista: la carità, l'amore".
L'esposizione ha accolto, dopo un'attenta selezione, 60 artisti internazionali per festeggiare i 60 anni di sacerdozio di Ratzinger.
Sono rappresentate le discipline più varie, dalle arti figurative alla scultura, dall'architettura all'oreficeria, dalla musica ai bozzetti architettonici, dalla fotografia alla letteratura.

Tra gli artisti il brasiliano Oscar Niemeyer, maestro dell'architettura ormai ultracentenario, lo spagnolo Santiago Calatrava, lo svizzero Mario Botta, il greco Jannis Kounellis, gli italiani Ennio Morricone, Renzo Piano, Tullio Pericoli, Mimmo Paladino, Mario Ceroli, Paolo Portoghesi, Arnaldo Pomodoro.

L'apertura della mostra è stata accompagnata dalle note al pianoforte di Arvo Pärt, il cui spartito musicale è stato esposto al termine del percorso di visita. Commovente l'augurio al papa da parte del mondo del cinema italiano tramite il video Guardando oltre,  a cura di Pupi Avati, in cui compare anche il papa stesso quando sessant'anni fa fu ordinato sacerdote.
Condividi questo post

venerdì 24 giugno 2011

di Unknown

Al MACRO si fa estate

Avranno luogo oggi 24 giugno la conferenza stampa e l'anteprima di MACRO SUMMER 2011, per la presentazione del nuovo ciclo espositivo allestito nelle diverse sale del museo romano di arte contemporanea.

Sicuramente bella da vedere e da attraversare sarà la "nuvola di sabbia" di Tomas Saraceno che sarà esposta nella Sala Enel, trasformata per l'occasione in una sorta di "città aeroporto", capace di "fecondare l’ambiente, la vita sociale e le menti".

Le 16 mostre presentate offrono l'occasione per salutare il Direttore Luca Massimo Barbero che dall'autunno prossimo sarà sostituito dal romano Bartolomeo Pietromarchi

Speriamo che l'estate al Macro porti fortuna e nuova forza per superare il momento di empasse.



Ecco tutte le mostre in programma:

Tomas Saraceno: Cloudy Dunes. When Friedman meets Bucky on Air-Port-City (info)




Roommates / Coinquilini: Guendalina Salini / Marinella Senatore (info)





MACROradici del contemporaneo: Bice Lazzari. L’equilibrio dello spazio (info)




Adrian Tranquilli: All is violent. All is bright (info)





1900-1959: i luoghi dell’ arte “contemporanea” a Roma dalle collezioni del CRDAV. Una selezione (info).




Flavio Favelli: L’Imperatrice Teodora (info)





Riccardo De Marchi: Fori Romani (info





La Collezione e i nuovi arrivi (info)





Esther Stocker: Destino Comune (info)





Giuseppe Stampone: Saluti da L’Aquila (info)





Pietro Fortuna: GLORY II. Le lacrime dell’angelo ( info)





Giovanni De Angelis: Water Drops (info)





Carlo Bernardini: La rivincita dell’angolo (info)





Vittorio Corsini: Xenia (info)





MACROwall: EIGHTIES ARE BACK! Vittorio Messina (info)





SHE DEVIL (info)






Condividi questo post

lunedì 13 giugno 2011

di Unknown

L'arte contemporanea di nuovo in Vaticano

Sempre più fitti i rapporti che legano l'Arte Contemporanea alla Chiesa, legami non privi di titubanze e zone d'ombra. 
Una cosa è certa: ultimamente per il Vaticano ogni occasione è buona per rinsaldare l'antico colloquio con l'arte.

G. Ravasi
Così anche questa volta, per festeggiare il sessantesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale di Papa Benedetto XVI, Gianfranco Ravasi, insigne biblista e presidente del Pontificio consiglio della cultura e della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa, ha pensato di convocare nuovamente una fitta schiera d'artisti contemporanei, chiedendo loro di confrontarsi sul tema scelto: «Splendore della vita e bellezza della carità»

L'inaugurazione della mostra è fissata per il 4 luglio a Roma, nell'atrio della Sala Paolo VI (Aula delle udienze).

Secondo un articolo su "Il Corriere della sera", il Monsignore avrebbe inviato una lettera a circa 60 artisti di tutto il mondo. La lista è lunga ed ancora incerta: andranno depennati i refusès convinti e quelli dell'ultimo minuto, poi inseriti i ripensamenti folgorati sulla via di Damasco. 
Situazioni simili vennero a crearsi per l'incontro del 21 novembre 2009, quando Ratzinger radunò gli artisti nella cornice della Cappella Sistina, a dieci anni dalla famosa "Lettera agli artisti" del suo predecessore Wojtyła e a quarantacinque dal primo incontro di Paolo VI con la "comunità creativa".

B. Viola
Paradigmatico e sconcertante fu il comportamento di Bill Viola, che prima disertò con tanto di diramazione di comunicato e poi cedette alle potenziali lusinghe del Vaticano, forse più economiche che di pensiero, prendendo parte all'incontro svoltosi all'ombra del michelangiolesco "Giudizio Universale".

Per ora i nomi sono solo potenziali, forse saranno riconvocati gli artisti già presenti nel 2009, come appunto Bill Viola, ma anche Mimmo Jodice, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Ettore Spalletti, Jannis Kounellis, Getulio Alviani, Bruno Ceccobelli, Sandro Chia, Nicola De Maria, Giosetta Fioroni, Giuseppe Gallo, Giulio Paolini, Bob Wilson, Anish Kapoor, Carsten Nicolai e tanti altri ancora.

Speriamo che questa volta fili tutto liscio, che polemiche e teorie di credo non disturbino i programmi di Ravasi. Sicuramente ne riparleremo, anche perché la mostra preannuncia anche l’apertura del Padiglione della Città del Vaticano, previsto per la prossima Biennale di Venezia del 2013.
Condividi questo post

giovedì 9 giugno 2011

di Unknown

"Would You Be My Miracle?" alla Dorothy Circus Gallery

Di gallerie a Roma se ne trovano davvero tante, ma come la Dorothy Circus Gallery non ne avevamo viste mai.
Unica nel suo genere, specializzata in Surrealismo Pop e Low brow art, sita in Via dei Pettinari, a due passi dal pensieroso Giordano Bruno di Campo dei Fiori. 

Altrettanto originali le scelte espositive. Appena conclusa la mostra dedicata a Mark Elliott e Naoto Hattori che subito se ne inaugura un'altra altrettanto interessante.

Natalie Shau, Dream of winter

Ray Caesar, Day Tri

Paolo Guido, Vita Nova

Da ieri, sulle purpuree pareti del "red velvet space", sono ospitati i lavori dell'eccentrico Ray Caesar e dell'affascinante artista d'origine lituana Natalie Shau. Ad affiancare il duo, l'italianissimo Paolo Guido. Il trio all'insegna della Digital Art conduce in un mondo irreale popolato da strani abitanti.

Durante la serata del Vernissage di ieri, tra un ghigno ed una smorfia delle gentil dame incorniciate, è stato possibile deliziarsi con le note della compositrice Alessandra Celletti.

Una mostra davvero imperdibile per tutti gli amanti del genere!

Per saperne di piú eccovi il Comunicato Stampa.


► Scarica il Comunicato Stampa in formato .pdf
Condividi questo post

sabato 21 maggio 2011

di Unknown

L'arte contemporanea al Pecci di Prato è rock!

Da oggi e fino al 7 agosto, al Pecci di Prato, un interessante confronto tra l'arte contemporanea e la musica rock
La mostra, intitolata "Live! L'arte incontra il rock", è a cura di Luca Beatrice e Marco Bazzini. I due curatori hanno voluto dimostrare come questi due mondi artistici abbiano avuto, nel corso degli ultimi quarant'anni, stimoli ed evoluzioni comuni. 
Dipinti, sculture, installazioni, videoclip, lp, fotografie, riviste e film si combinano in ricerche correlate e sconfinamenti continui. 
Vi rimandiamo al sito del Pecci per avere maggiori informazioni.


Nel frattempo ecco per voi il Comunicato Stampa della mostra:


Condividi questo post

venerdì 13 maggio 2011

di Unknown

Mostra da non perdere: "Gli irripetibili anni ’60. Un dialogo tra Roma e Milano"


Dal 10 maggio, presso gli spazi espositivi di Palazzo Cipolla a Roma,è da non perdere la mostra dal titolo "Gli irripetibili anni ’60. Un dialogo tra Roma e Milano".




170 opere, tra quadri e sculture, per restituire l’immagine vitale e propositiva di quel periodo, quando Roma e Milano erano poli cruciali nella definizione di una nuova geografia italiana dell’arte. 

Il visitatore avrà l’opportunità di vedere riuniti gli artisti più importanti di quegli anni: Lucio Fontana, Alexander Calder, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, David Hockney, Yves Klein, Franz Kline, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Man Ray, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Günther Uecker e molti altri. 

Un tuffo nel cuore della sperimentazione artistica al 100% dove per creare bastava un monocromo, un ambiente o una tela vuoti, un semplice movimento, un concetto astratto. 

Per maggiori informazioni eccovi il Comunicato Stampa
Condividi questo post

martedì 5 aprile 2011

di Unknown

ANTEPRIMA: NUOVE E VECCHIE EPIFANIE PER MIMMO PALADINO

Mimmo Paladino

Dal 7 aprile al 26 giugno 2011, Milano sarà teatro di un imperdibile evento: Palazzo Reale, ma anche Piazza Duomo e l’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, accolgono la monografica di Mimmo Paladino (Paduli, 1948). Curata da Flavio Arensi, promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Civita e GAmm Giunti, la mostra prende in esame oltre trent’anni di attività del maestro campano.
Dai microfoni di Radiotre, durante un'intervista all'artista e al curatore della mostra in questione, si sono svelati alcuni retroscena.
Arensi riguardo i criteri di scelta adottati ha dichiarato: "Abbiamo tentato di unificare questi trent'anni di storia che vanno dagli anni '70 ad oggi presentando però in maniera alternata quella che è stata la storia di Mimmo e quello che è il presente, con gli ultimi lavori".
L'intento, sempre secondo le dichiarazioni dello stesso curatore, è consistito nel riunire opere che non si vedevano da parecchi anni in Italia, anche andando a recuperare i lavori sparsi per l'Europa e l'America.
Ritorna, quasi come una sorta di revival di se stessa, anche la nota "Montagna di sale", lavoro simbolo del rinascimento napoletano, apparsa nel 1990 a Gibellina dove era stata realizzata per essere la scena di un’opera teatrale in Sicilia e poi esposta in Piazza del Plebiscito a Napoli dove fu fatta esplodere.

La Montagna di sale, Piazza del Plebiscito
(fonte http://www.museomadre.it/it/opere.cfm?id=373
La scultura in versione ridotta è stata posizionata davanti Palazzo Reale. Secondo il progetto originario, avrebbe dovuto essere sistemata tra il monumento a Vittorio Emanuele II e la facciata della Cattedrale, ma ragioni di forza maggiore non l’hanno permesso.
Aldilà delle polemiche e controversie circa la definitiva collocazione, l'opera, durante la realizzazione, ha già attratto innumerevoli curiosi, dato il suo fascino piuttosto fiabesco. In effetti dalle parole dichiarate dall'artista si evince anche una sorta di storia, storia di un viaggio di un'opera che di volta in volta instaura un nuovo dialogo urbano.
L'artista stesso ha affermato: "La montagna riappare per la seconda volta ed il termine riappare mi piace perché è una sorta di epifania, dopo Napoli non avrei mai pensato di farla riapparire ma Milano mi è sembrata la giusta seconda intermedia tappa, c'è questo filo sottile che dal Sud sale verso il Nord, tant'è vero che per il sale si è voluto specificatamente della Sicilia".
Tra le altre opere si potrà ammirare anche l'opera che segnò il ritorno al disegno nell'arte contemporanea, mi riferisco al celebre "Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro" del 1977, ma sarà possibile indagare anche l'interesse dell'artista per altri media, come ad esempio le diverse contaminazioni con la musica.
Passato e presente, nuovi contesti ed opere inedite sono le premesse giuste per un evento espositivo su cui vale la pena scommettere.

Per maggiori informazioni riguardo la mostra si rimanda a http://www.teknemedia.net/archivi/2011/4/6/mostra/43583.html

Condividi questo post