venerdì 21 settembre 2012

di Unknown

Il caso Vivian Maier, la nanny fotografa arriva a Brescia

Vivian Maier
Immigrata dalla Francia agli Usa negli anni Trenta, single, cattolica, esile e un po' mascolina, faceva da baby sitter a tre rampolli di buona famiglia. 
E' più o meno questo tutto ciò che si sa di Vivian Maier e fin qui una storia qualunque. 

Avete presente le migliaia di ragazze oggi in giro per il mondo, armate di Reflex al collo come fossero collane portafortuna, a fare foto in ogni angolo della città?
Bene, immaginatela così quest'eroina dello scatto sconosciuta a tutti i manuali di storia della fotografia. Possedeva una Rolleiflex, amava il formato 6x6, tanto per la cronaca il formato preferito da Diane Arbuse, e nelle pause lavoro si divertiva a fotografare vetrine, volti, mocciosi, signorine, smorfie, scorci architettonici, con una maestria innata.
Ma siamo negli anni Cinquanta e le sue foto anziché finire in una pagina Facebook, come oggi, o su un portfolio da consegnare a critici e galleristi, finiranno tutte in un cassetto, quello in cui si rilegano passioni e passatempi che non ambiscono a glorie.

Ma la gloria, per uno scherzo del destino, per miracolo o meritocrazia tardiva, mettetela come volete voi, arriva alla sua porta.
Nel 2009 un certo John Maloof, agente  immobiliare ventiseienne dell'Illinois, amatore della vita e storia locale, compra uno stock di vecchi negativi messi all'asta dall'allora ottantottenne Vivian per pagare i suoi debiti. Incuriosito ne stampa alcuni e scopre un mondo in bianco e nero degno dell'obiettivo di un Abbott o di un Evans.

Nel frattempo la nanny fotografa muore e John acquista altri negativi, in tutto 100 mila, mette una selezione di foto su Flickr e grazie al crowdfounding gira un documentario su questa storia dal titolo Finding Vivian Maier.


Sembra la sceneggiatura di un film, invece è tutto vero e oggi le foto della Maier sono già state esposte in diverse gallerie negli Stati Uniti e in Europa, nel London Photography Festival, ad Amsterdam, Monaco, Oslo e Copenhagen. 
Dal 29 settembre approdano anche in Italia, in una mostra dal titolo Vivian Maier, lo sguardo nascosto, presso la Galleria dell'incisione di Brescia, in cui una selezione inedita del lavoro di Vivian Maier approfondisce i temi dell'infanzia e dell'autoritratto. 
Condividi questo post
di Unknown

L'immagine del tempo e della fisica dai Muse a Nicolai Carsten

Muse
(photo link)
Quando ascolto i Muse, con il loro tocco apparentemente minimal e al contempo esplosivo, immagino un'arte visiva fatta di suoni e luci, in cui la fisica svela l'immagine elementare delle sue leggi, la scienza fa esplodere tutte le sue provette multicolore e gli acuti di Matthew Bellamy si perdono nell'aria.
Il nuovo disco del gruppo, The 2nd Law, uscirà il 2 ottobre prossimo.

Carsten Nicolai
(photo link)
Nel frattempo mi godo la visione, anche questa solo apparentemente minimal, di Nicolai Carsten, inaugurata ieri presso l'Hangar Bicocca di Milano. La ricerca portata avanti dall'artista tedesco sul piano visivo, mi ricorda molto da vicino quella del trio inglese sul piano musicale. 

50 metri di luci e suoni per dar vita ad un'esperienza personale e infinita. Lo spettatore è a tu per tu con l'immagine del tempo che prende forma, colore, luce e ritmo nell'installazione Unidisplay. L'opera consiste in un'unica parete - display audiovisiva, agli angoli due muri specchianti su cui le immagini si riproducono all'infinito, tutto grazie all'elaborazione delle forme tramite software all'avanguardia, capaci di attribuire segni e colori alla scomposizione del suono. Non a caso anche Nicolai è musicista e la sua ricerca si muove tra musica elettronica e immagini, ricerca scientifica e sperimentazione.

Ancora una volta il confine tra musica e arte visiva si fa magicamente evanescente. In entrambi i casi il risultato diviene pura poesia che, scavalcando udito e vista, arriva a toccare corde più profonde della percezione.

Carsten Nicolai, Unidisplay, Hangar Bicocca
(photo link)
Condividi questo post

giovedì 20 settembre 2012

di Unknown

VideoPost | 45 Art. Connubio perfetto tra arte e musica

Solo grazie a questa mostra di Cover Art, in corso al PAN di Napoli, ho scoperto che la musica e l'arte hanno in comune molto più di quanto si creda.

P. Smith e R. Mapplethorpe
(photo by  http://www.gqitalia.it/)
Un esempio? 
Grazie a questa mostra ho scoperto il magico legame tra la cantante Patti Smith e il fotografo Robert Mapplethorpe

Per chi volesse saperne di più a riguardo è vivamente consigliato Just Kids, il libro in cui lei racconta della loro amicizia. La loro complicità vien fuori dalla famosa copertina del primo album di Patti, Horses, del 1975, una foto che Mapplethorpe le fece senza luci, senza assistenti, soli in una stanza lei e lui. Ma questa è solo una delle tante cover e storie che raccontano l'intreccio tra le due arti e le loro reciproche evoluzioni. Jazz, Rock e Pop veicolati da artisti sempre diversi: Andy Warhol e Roy Lichtenstein, per l’ equilibrio forma-colore, Keith Haring e Banksy per la graffiti art, Guido Crepax e Frank Kozic per il fumetto, il già citato Robert MapplethorpeAnton Corbijn per la fotografia, Hipgnosis e Peter Saville per la grafica. E poi Salvador Dalì, Damien Hirst, Andrea Pazienza, HugoPratt, Jim Flora, John HolstromCharles Burns e altri ancora. 
Il connubio perfetto tra arte e musica è tutto in 45 Art, l'Arte a 45 giri, una mostra da non perdere, avete tempo fino al 30 settembre. 

Eccovi un video della mostra, per maggiori info vi rimandiamo al sito.

Condividi questo post

mercoledì 19 settembre 2012

di Unknown

VideoPost | "Fare arte a Scampia" e... metterla in mostra al PAN di Napoli

"Fare arte a Scampia" è una collettiva di arte contemporanea in mostra dal 15 al 30 settembre presso il PAN Palazzo delle Arti di Napoli.  37 artisti provenienti da Cina, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Romania, Spagna e Italia hanno preso parte al Simposio Internazionale d'Arte organizzato dalla Cooperativa Occhi Aperti da luglio 2008 a luglio 2012 nel cuore di Scampia. Le opere in mostra, frutto della collaborazione tra artisti e residenti del noto quartiere napoletano, evidenziano l'importanza dell'arte e dei suoi linguaggi, il suo sapersi muovere e stabilire legami entro confini problematici. In realtà spesso dimenticate o alla ribalta solo per eventi negativi, l'arte crea connubi, relazioni e scambi inaspettati, capaci di superare i pregiudizi e dar vita alla bellezza.


Così Enrico Muller descrive il meccanismo magico del progetto: 
"L'incontro ha fatto sgorgare il "desiderio" di ciascuno e ciascuna per la vocazione universale dell'arte: la gente è stata toccata nel cuore e ha permesso che una nuova comunicazione avvenisse, che le culture s'incontrassero, le lingue si mischiassero, che si stesse insieme dentro l'arte e dentro il Mistero della comune umanità. Le artiste e gli artisti, a loro volta, si sono lasciati toccare i cuori e hanno permesso che fosse Scampia a inebriarli e a far sì che le loro opere fossero come sbocciate dal quartiere stesso"
Eccovi un video della mostra in corso ma vi invitiamo ad andare di persona a vedere, molte delle opere sono davvero interessanti. In più vi segnaliamo il sito della Cooperativa Occhi Aperti, dove scoprirete una faccia diversa di Scampia, più colorata e meno grigia.

Condividi questo post

mercoledì 12 settembre 2012

di Unknown

Maurizio Savini e la scultura in chewing gum

Maurizio Savini
(photo by Romaprovinciacreativa)
Quando sembra tutto fatto e sperimentato ecco che un materiale nuovo fa la sua comparsa nel mondo dell'arte. E noi rimaniamo lì a bocca aperta, sguardo incredulo e sorriso sarcastico. Più o meno è così che mi sono sentita quando per la prima volta ho visto dal vivo una scultura realizzata da Maurizio Savini.  
Fino a quel momento ho sempre considerato la Big Babol come nient'altro che panna e fragola compresse in un mini cubetto dal colore pop e dall'inconfondibile aroma dolciastro. Unica azione possibile: masticare.
Savini invece, fin dal 1997, ha scoperto e sperimentato le doti di questo particolarissimo chewing gum, eleggendolo suo imprescindibile materiale scultoreo.

I suoi lavori hanno tutti un'anima in fibra di vetro, poi ricoperta tramite la gomma da masticare. Ma l'arte saviniana non si riduce a mero tecnicismo, anche se in un primo momento è ciò che più colpisce.
La sua ricerca si muove su un doppio binario: la sperimentazione pratica si sovrappone e sottostà ad una critica che è prima di tutto rivolta all'uomo e alla società. Le sue sculture sono tribù rosa di animali in estinzione, personaggi in azioni quasi oniriche e oggetti d'uso comune. Un mix per riflettere su ecologia, consumismo e contraddizioni uomo/società.

La scoperta del materiale è avvenuta per caso ma nel momento giusto: proprio mentre Savino era alla ricerca di un materiale che fosse contemporaneo, duttile e di colore rosa. Ecco che il tabaccaio sotto casa getta via cinque confezioni di gomma da masticare e lui le trova.

Una storia che ha il sapore Dada e Pop, oltre che di fragola. 

M. Savini, Uomo fluttuante

M. Savini, Orso
Condividi questo post

martedì 11 settembre 2012

di Unknown

A Napoli una nuova personale per Lidia Palumbi

L. Palumbi, Infanzia,
mixed media, 2000
Lidia Palumbi l'abbiamo conosciuta qualche tempo fa per un'intervista su Blarco. Ci fa piacere annunciarvi che sabato 15 settembre inaugurerà una sua personale a Napoli, nella bella cornice di Castel dell'Ovo, dal titolo Noli Tangere. Saranno esposte opere scultoree, alcune frutto della sua più recente ricerca artistica. 

Per maggiori dettagli sulla mostra eccovi un link ed un estratto del comunicato stampa:

Lidia Palumbi, artista italo-olandese, presenta una personale di sculture nella Sala delle Prigioni, a Castel dell'Ovo, Napoli, dal 15 al 29 settembre 2012. 

Messaggio centrale dell'opera e' dare voce al silenzio di sofferenza e di protesta dell'oppresso. Le sculture rappresentano spazi chiusi, immagini di coercizione, e spazi aperti, le piazze, che esprimono liberta' di pensiero e azione. Due realta' poste l'una accanto all'altra, vicine ma senza toccarsi. 
Nella mostra a Castel dell'Ovo l'artista pone un particolare accento sul silenzio dell'infanzia sottoposta alla violenza fisica ed emotiva dell’indottrinamento culturale e ideologico. 
In questo contesto le parole Noli Tangere hanno un doppio significato. Si riferiscono alla proibizione imposta sul bambino di “non toccare la vita” e contengono un'ammonizione verso gli adulti che “toccano negativamente” la vita e l'integrita' del bambino attraverso l'abuso fisico o psicologico. 
Di quest'ultimo aspetto parlano le opere “Omaggio e Pianto”, “Piccola Venere”, e “Child-Bride”, sculture che vengono esposte in anteprima nella mostra a Napoli. Sono un omaggio alla figura femminile e un richiamo a rispettare la donna. 
Condividi questo post

venerdì 7 settembre 2012

di Unknown

Finissage di RE-GENERATION al MACRO Testaccio di Roma

MACRO, Finissage di RE-GENERATION
RE-GENERATION, la mostra dei giovani artisti romani al MACRO Testaccio di Roma, ieri sera si è conclusa con successo di pubblico e performance che prima di tutto hanno stuzzicato e stravolto la percezione uditiva.
Aerial, performance di Francesco Fonassi, si è svolta all'interno delle cisterne, dove sono alloggiati i grandi serbatoi del Mattatoio, in uno spazio raramente utilizzato. Una voce umana (della performer Carlotta Martina Crapes) si modula e stratifica cercando di imitare l'intensità e andamento sonoro di un modulo audio registrato nei pressi di un aeroporto.

Non c'è cosa più assordante del silenzio. Le note ci vengono raccontate da un gruppo di direttori di orchestra che nei moti scandiscono le melodie mute di un'opera. Si tratta della performance di Valentina Vetturi intitolata Orchestra. Studio #1. E' bello pensare che ogni spettatore abbia assistito ad uno stesso spettacolo avendo in testa suoni diversi e personali.

Valentina Vetturi, Orchestra. Studio #1, 2012

E' la volta del suono che irrompe nello spazio aperto del museo. Matteo Nasini dirige un'orchestra sui generis. Stan, questo il titolo della performance, si concentra in soli due minuti. Un ensemble estemporaneo utilizza ogni sorta di strumento per eseguire le note iniziali di Also sprach Zarathustra, poema sinfonico di Richard Strauss e colonna sonora di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. (per il video integrale della performance leggete anche questo post)

L'ultima performance è di Michele Monfellotto, dal titolo The sparrow is immortal money is piss.

A fine serata è stata presentata in prima assoluta un nuovo genere musicale chiamato PLUG. I PLUGGER, un gruppo di musicisti, artisti e performer, partendo dal patrimonio musicale lasciatoci in eredità dagli ultimi grandi del rock, lo rigenerano e rinnovano scomponendo la musica in microscopici brandelli per poi ricomporla con risultati del tutto nuovi.

Se vi siete persi la serata e la mostra che ieri ha chiuso i battenti, eccovi un video riassuntivo del tutto.

Condividi questo post

giovedì 6 settembre 2012

di Unknown

VideoPost | Finissage di RE-GENERATION al Macro Testaccio con la performance sonora di Matteo Nasini

Finissage Re-Generation, MACRO
Matteo Nasini, classe 1976, vive e lavora a Roma. Si è diplomato in contrabbasso presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.

Beh... dalla performance a cui ho assistito questa sera nulla mi avrebbe fatto pensare ad uno scolaretto del Santa Cecilia.
Matteo Nasini, con Stan, una performance che mi ha felicemente rotto i timpani e frantumato le coordinate sonore e spaziali, ha preso parte all'ultima serie di performance di Re-generation, mostra in corso fino ad oggi presso il MACRO Testaccio di Roma.

Un ensemble estemporaneo, composto da musicisti professionisti e non, ha eseguito le note iniziali di Also sprach Zarathustra, poema sinfonico di Richard Strauss e colonna sonora indimenticabile (dopo questa performance lo è ancor di più) di 2001: Odissea nello spazio. Un vero e proprio omaggio dell'artista a Stanley Kubrick.

Facciamo un gioco da settimana enigmistica? Provate a distinguere ogni tipo di strumento utilizzato. Scommettiamo che non riuscite ad individuarli tutti?
Comincio io: sega su transenna. Non mi credete?
Eccovi il video della performance.


Matteo Nasini, Stan, 2012
Re-Generation, 
Macro Testaccio, 6 settembre 2012
Condividi questo post
di Unknown

Galleria Gallerati: Land Market di Stefano Parrini




E' già tutta nel titolo della mostra la poetica di Stefano Parrini
La serie Land Market, presentata alla Galleria Gallerati dal 28 giugno al 5 settembre (in realtà ancora visitabile fino a lunedì prossimo), racchiude una visione della terra in cui l'uomo non è contemplato, o meglio un luogo in cui l'unica accoglienza possibile è rivestita, prima ambiguamente e poi più esplicitamente, da una minacciosa ambientazione che restituisce il conto in sospeso. 

E' una storia di violenza e potere che, tramite la messa in mostra dei danni, riscatta il silenzio passivo della natura sopraffatta dal progresso incurante.
Si parte con la visone di un carrello da supermarket vuoto, posizionato come punto di partenza di un'azione ripetitiva e quasi compulsiva, sempre usurpatrice della natura. 
Man mano che il carrello avanza nella composizione fotografica, dall'apparente serenità di un campo fiorito, due generose e placide mucche al pascolo ed innocue zolle di terra smosse si passa a cieli minacciosi, tronchi dal verticalismo esasperato, bottiglie di plastica e macchie di sangue su candidi manti nevosi. Nell'ultima immagine con i palloncini neri la denuncia si fa esplicita e ancora più urgente e inquietante.

Per saperne di più sull'artista vi rimando al suo sito. Per un'amara resa dei conti con la natura, velata però da sarcasmo ed ironia, tipici ingredienti dell'autore, non vi resta che fare un salto in via Apuania 55, a Roma.

Stefano Parrini, Land Market
(courtesy by Galleria Gallerati)

Stefano Parrini, Land Market
(courtesy by Galleria Gallerati)

Stefano Parrini, Land Market
(courtesy by Galleria Gallerati)

Condividi questo post

mercoledì 5 settembre 2012

di Unknown

VideoPost | Al Giappone il Leone d'oro della Biennale d'Architettura 2012

(photo: Domus Web)
L'architetto Toyo Ito ha affascinato tutti alla 13. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Il suo progetto sta con i piedi ben saldati a terra, una terra che ha visto e vissuto la tragedia dello tsunami nello scorso marzo. Il Giappone presenta il suo domani ripartendo dall'architettura e dai luoghi di un passato che sembrava perso per sempre. Il tema del padiglione è "Qui l'architettura è possibile?". L'installazione presentata alla Biennale rappresenta un "Sì" grande come una casa.

Ci sono senso pratico, minima preoccupazione estetica e valori primitivi per un'architettura che svela le sue forme essenziali. Come afferma Ito stesso in questa intervista
"Quando gli esseri umani si ritrovano davanti ad una tale catastrofe ritornano ad avere un certo tipo di purezza, cominciano a rimettersi insieme per cercare di creare di nuovo una comunità e per ritrovarsi"
200 modellini di strutture possibili, di cui 130 esposti a Venezia, segnano l'iter progettuale di Toyo Ito ed altri tre giovani architetti giapponesi, Kumiko InuiSou Fujimoto Akihisa Hirata, per arrivare a creare un edificio che realmente sarà realizzato nelle zone colpite dallo tsunami.

Home for all, questo il nome del progetto giapponese, ha preso il via grazie al confronto con le persone, le loro esigenze e loro desideri. Una sorta di case-palafitte costruite con i tronchi risparmiati dalla furia dello tsunami sono un esempio di casa razionale, ecologica e che nella ricostruzione metabolizza anche i traumi della tragedia.
Il Giappone ha colto a pieno il concetto di Common Ground richiesto dal Presidente della rassegna di quest'anno, David Chipperfield.

(La Biennale Channel)


Condividi questo post

martedì 4 settembre 2012

di Unknown

Sgombero definitivo per il Tacheles di Berlino

(General-anzeiger)
Questa mattina alle 8 in punto, Linda Cerna ha consegnato le chiavi della Kunstaus Tacheles all'ufficiale giudiziario Olaf Schmalbein. Un semplice gesto che pone fine alla vita artistica di uno storico palazzo di Berlino, a metà tra centro sociale e casa d'arte.

Solo una decina di agenti di polizia per effettuare uno sgombero giusto solo dal punto di vista legale. Interessi di privati contro cui la politica non ha attuato un piano di vera e sentita salvaguardia, considerando l'anima e il cuore da sempre anarchico del centro. Non stupisce quindi che l'unica voce alzatasi in merito sia stata quella del Segretario alla Cultura Andrè Schmitz e solo per dichiarare testuali parole:
" Il Tacheles non può essere salvato. Dobbiamo accettare che si tratta di controversie tra privati"
L'edificio, divenuto polo artistico all'indomani della caduta del muro di Berlino, contenitore di molta controcultura berlinese, molto probabilmente sarà raso al suolo per costruire un nuovissimo e moderno edificio per ospitare un albergo.

Molti degli artisti, che qui hanno ancora il loro studio e laboratorio, si trasferiranno a Neukolln, quartiere in espansione nella zona sud di Berlino.
Condividi questo post
di Unknown

VideoPost | Metamorfosi di capelli da Bangkok

Imhathai Suwatthanasilp (The Nation)

Cotone, lana, seta, ràfia, corda, lino, canapa o juta... I filati da utilizzare per l'uncinetto possono essere davvero tanti ma il mondo dell'arte contemporanea non smette mai di stupirci. E' il caso di Imhathai Suwatthanasilp, artista thailandese che, da quando suo padre in fin di vita perché malato di cancro, le ha lasciato in eredità la sua treccia di capelli, non ha mai smesso di sferruzzare con essi ed ogni volta conferendo alle sue creazioni valori simbolici e poetici: una federa per un cuscino, un involucro per souvenir della Tour Eiffel, l'Arco di Trionfo e La Cattedrale di Notre Dame.
Le sue opere possono essere ammirate, fino al 30 settembre, nella mostra in corso alla Galleria d'Arte Moderna Ardel a Bangkok, nel quartiere Thawee Wattan.
La mostra Hair for Hope: The new Beginning presenta i suoi ultimi lavori: farfalle ad uncinetto realizzate con i capelli di pazienti sottoposti a chemioterapia.

Immagini scultoree leggere che raccontano le strane metamorfosi della vita e tutta la sua fragilità. I capelli caduti, simbolo di malattia, sono però trasformati in opere d'arte, icone di speranza.

Condividi questo post

lunedì 3 settembre 2012

di Unknown

Il cinema per l'Abramovic a 360°

Giada Colagrande, Marina Abramovic, Willem Dafoe
"il cinema é qualcosa di familiare: da ragazzina a Belgrado quasi scappavo di casa per andare in una specie di cineclub dove vedevo tutti i film di Kurosawa, Bergman, Visconti, Antonioni, De Sica, mentre al massimo a casa mia si vedevano in tv i discorsi di Tito e i film di guerra. Amo il cinema d'autore, detesto i film commerciali americani, sempre così ripetitivi" (fonte: ANSA.it)
A dichiararlo è Marina Abramovic, l'artista e performer serba impegnata in questi giorni alla Biennale di Venezia, per la 69° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, in qualità di giurata (con lei Laetitia Casta, Peter Ho-Sun Chan, Ari Folman, Matteo Garrone, Ursula Meier, Samantha Morton, Pablo Trapero e presieduta da Michael Mann)

Ma il 1 settembre, in una delle Giornate degli Autori, a Venezia è stato proiettato un film d'eccezione che la riguarda da vicino: Bob Wilson's - Life and Death of Marina Abramovic della giovane italiana Giada Colagrande.

Una sorta di documentario sull'omonimo spettacolo teatrale (di cui Blarco aveva già parlato in questo post). La macchina da presa segue l'incontro e la collaborazione di quattro artisti: il regista Robert Wilson, la Abramovic, il cantante-compositore Antony Hegarty e l'attore Willem Dafoe. Eccovi un bel video del film trovato su YouTube.

Ancora una volta la Abramovic fonde stili, linguaggi artistici e piani differenti su cui la vita scorre.

Condividi questo post
di Unknown

XXXIX Premio Sulmona 2012: il caso Sgarbi, il vincitore, le foto e il video dell'evento

Parte della Giuria del XXXIX Premio Sulmona
da sx Giorgio Seveso, Vittorio Sgarbi, Chiara Strozzieri (foto Zac 7)
Come detto nel precedente post riguardo il XXXIX Premio Sulmona, tutti ci aspettavamo anche l'arrivo del noto critico d'arte Vittorio Sgarbi che però, durante l'inaugurazione, non si è fatto vivo. A quanto pare è giunto al Polo Museale Diocesano solo domenica mattina e a riflettori già spenti, provocando il disappunto degli altri critici giunti a Sulmona dalle 17,30 del pomeriggio precedente.
Secondo "Abruzzo Web", considerando il ritardo, non gli sarebbe stata data la possibilità di votare. Immaginate la reazione del calmo e pacatissimo Vittorio...

Alla fine sembra essersi risolto tutto per il meglio, con voto accettato e breve giro di perlustrazione nel Sulmonese, tanto quanto basta per scatenare il bel ciuffo ed accendere una seconda polemica.
Sempre secondo "Abruzzo Web", in seguito alla visita della prestigiosa Abbazia di Santo Spirito al Morrone, il critico avrebbe avanzato disappunto riguardo gli indennizzi post-sisma per gli edifici storici:
"Se lo stesso indennizzo - ha detto - viene dato a un edificio che si trova all'Aquila e uno che si trova a Sulmona, si può dire che quest'ultima sia privilegiata rispetto al capoluogo abruzzese".
"Alla fine - ha concluso Sgarbi - abbiamo mangiato un buon piatto di spaghetti e visitato chiese bellissime. Splendido l'eremo di Celestino, anche il territorio merita di non restare nell'anonimato" (Abruzzo web)
Empedocle Amato, Stazione di notte, 2009
Al di là delle facili polemiche e scaramucce tra critici e addetti ai lavori vi annunciamo che il vincitore della XXXIX Edizione del Premio Sulmona è Stazione di notte, un olio su tela del neorealista Empedocle Amato.

Per voi la galleria di foto e il video dell'inaugurazione del 1 settembre con gli interventi del Presidente e Vice Presidente de "Il Quadrivio" Giuliano Presutti e Raffaele Giannantonio, il Sindaco di Sulmona Fabio Federico, l'On. e Imprenditrice di Sulmona Paola Pelino, la Vice Presidente della Provincia dell'Aquila Antonella Di Nino, gli storici e critici d'arte Giorgio Di Genova, Toti Carpentieri e Duccio Trombadori.




Servizio fotografico realizzato da Silvia Lucantoni
Condividi questo post

domenica 2 settembre 2012

di Unknown

Premio Sulmona: Sgarbi assente ma i critici d'arte non mancano

Inaugurazione XXXIX Premio Sulmona

La XXXIX edizione del Premio Sulmona ha aperto i battenti sotto un cielo plumbeo, non solo in senso metereologico. Durante la cerimonia di apertura, i primi interventi degli addetti ai lavori hanno ribadito a lungo le problematiche economiche che negli ultimi anni hanno reso sempre piú difficoltosa la realizzazione dell'evento. Anche quest'anno niente premi in denaro per i tre vincitori, il che non porterà a nessun tipo di nuova acquisizione per la Pinacoteca di Arte moderna e contemporanea del Polo Museale Diocesano di Sulmona

Franca Minnucci (presentatrice dell'evento)
e  l'On. Paola Pelino
Il sindaco della città, Fabio Federico, si scusa per non aver potuto metter mano al portafogli, ma in questo periodo di crisi, le priorità per le giunte comunali sono altre. Se non altro ci ha messo la faccia. L'On.Paola Pelino, dell'insigne Fabbrica di confetti Pelino, ribadisce l'urgenza di promuovere il Premio e pubblicamente si impegna ad occuparsene rivolgendosi al Ministero dei Beni Culturali. Almeno per ora non ci resta che concederle il beneficio del dubbio, ma ci chiediamo come mai non l'abbia già fatto. 

Toti Carpentieri, Gaetano Pallozzi, Giorgio Di Genova

Gaetano Pallozzi, Duccio Trombadori

I critici di spicco presenti, Giorgio Di Genova, Duccio Trombadori e Toti Carpentieri, rinnovano il loro affetto nei confronti del Premio Sulmona e del suo ideatore segretario Gaetano Pallozzi, ed invitano gli imprenditori locali a rissolevare le sorti del Premio facendo da sponsor. Grande assente, ospite d'onore tanto declamato sulle locandine, Vittorio Sgarbi, Presidente di giuria. Ci auguriamo di vederlo per la Premiazione del 29 settembre

Una delle opere in concorso
Paola Grizzi, Improv-viso, 2012
Traspare passione, affetto, amore per l'arte e voglia di continuare in questo Premio di periferia che, con il tempo e la costanza, ha guadagnato peso e prestigio nel panorama italiano.
Nel 2013 compirà 40 anni, un'età in cui il fascino e la maturità procedono di pari passo con la volontà e il dovere di rinnovarsi.
A parer nostro qualcosa va fatto per renderlo un po' piú accattivante, magari includendo altri media artistici in concorso e non solo pittura e scultura. Intessendo legami piú forti e concreti con la cittadinanza, uscendo anche fuori dalle mura museali. Proprio in merito a ció, abbiamo chiesto ai critici d'arte Duccio Trombadori e Giorgio Di Genova in cosa secondo loro andrebbe rinnovato il Premio Sulmona.
Eccovi il video dell'intervista


Servizio fotografico realizzato da Silvia Lucantoni
Condividi questo post