Presso la sala ex stenditoio del Complesso Monumentale del San Michele a Ripa Grande, si è conclusa da poco la conferenza stampa per la partecipazione italiana alla 54° Esposizione Internazionale d'arte della Biennale di Venezia.
Inutile anticiparvi che quando c'è Sgarbi il clima si fa sempre rovente e per far scoppiare la polemica ci vuol poco.
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V. Sgarbi durante la Conferenza stampa, da www.artribune.com |
I ringraziamenti ed il benvenuto sono della
Dott.ssa Antonia Pasqua Recchia, Direttore Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte contemporanee, che ha evidenziato il carattere di eccezionalità del
Padiglione italiano della edizione di quest'anno, tant'è che una conferenza stampa esclusiva per l'Italia, come quella di oggi, non si era mai avuta nelle edizioni passate.
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A. P. Recchia |
Non poteva mancare, oltre ai dovuti ringraziamenti a tutti coloro che hanno partecipato alla gestazione dell'evento, anche un accenno alle polemiche che l'hanno colorata:
"Polemiche che mi hanno fatta soffrire, ma allo stesso tempo sono servite a riscuotere l'interesse sul Padiglione",
ha dichiarato la Pasqua Recchia.
La parola è stata poi passata ad altri importanti personalità che hanno partecipato alla messa in opera dell'evento.
Per primo è intervenuto Giovanni Accolla, Consigliere Culturale del Ministro degli Affari Esteri, che ha ricordato che anche
"La cultura tout court è un mezzo di politica estera".
Giuseppe Furlanis, Presidente del CNAM, ha posto l'accento sull'intervento delle accademie chiamate a partecipare.
In collegamento via Skype è intervenuto anche Mario Caligiuri, assessore alla cultura della Regione Calabria che, parlando riguardo il ruolo delle regioni nel progetto, ha dichiarato:
"E' una vetrina importante e prestigiosa per moltissimi artisti importanti a livello regionale che in qualche modo saranno così risarciti".
Dopo tutte queste belle parole e ringraziamenti a gogò, la Pasqua Recchia ha passato la parola al curatore Sgarbi.
Dopo circa un quarto d'ora di monologo tutto incentrato su un'affascinante metafora erotica rispetto all'arte, che ha visto coinvolti in un paradossale confronto Albertazzi (presente alla conferenza), Picasso, Berlusconi e il padre di Sgarbi, e dopo essersi dilungato tra culatelli e salami di Ferrara, uno dei presenti, si è risentito ed ha alzato la voce per ottenere meno chiacchiere ed informazioni più concrete riguardo la Biennale.
Inutile dirvi che Sgarbi l'ha alzata ancor più forte, spiegando come i discorsi appena fatti fossero strettamente legati al suo maxi progetto per Venezia.
Rientrata la polemica e calmate le acque, il critico ferrarese è tornato a spiegare.
Un nodo essenziale del Padiglione è sicuramente la sezione dal titolo "L'Arte non è cosa nostra", scritta che tra l'altro campeggiava alle spalle degli intervenuti alla conferenza di oggi.
Più di 200 artisti, in gran parte anche sconosciuti, sono stati indicati da uomini di cultura volutamente non critici d'arte.
Ad esempio il regista turco Ferzan Ozpetek ha scelto l'artista Lello Esposito.
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F. Ozpetek |
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L. Esposito |
La domanda che ha dato vita a questa impostazione, come ha più volte ripetuto Sgarbi, è:
"Perchè un uomo di cultura che non è un critico d'arte non può segnalare un artista? Chi è che decide? Perchè Ermanno Olmi, Miriam Mafai, Ada Alberti, Giuliano Ferrara, Ferdinando Bologna... non possono avere un occhio all'arte contemporanea?".
Gli uomini che hanno un pensiero possono averlo anche per l'arte e gli artisti. Questo in sintesi il senso del Padiglione. La lista è lunghissima.
Un'impostazione che vuol tentare un'esplicita critica al sistema dell'arte di cui il curatore stesso fa parte.
Dopo aver salutato Albertazzi, che in medias res lascia la conferenza stampa, Sgarbi passa agli altri numerosi eventi collaterali al Padiglione.
Le Accademie coinvolte nel progetto hanno scovato, tra i diplomati degli ultimi 10 anni, 158 artisti. Altri 50, ancora studenti del secondo o terzo anno, sono stati selezionati personalmente da Sgarbi.
Da parte loro, gli Istituti Italiani, hanno curato tanti piccoli padiglioncini all'estero. Qualcuno ha fatto scelte monografiche, come ad esempio Parigi con Valerio Adami. A Tunisi ed Algeri, non trovando artisti contemporanei italiani, si è optato per fotografi attivi durante le campagne militari.
Gaetano Pesce e Angelo Filomeno saranno invece esposti da New York. Tutte le mostre degli Istituti saranno direttamente collegati con Venezia tramite videoschermi.
Un'altra parte del progetto è dedicata agli artisti stranieri ed a riguardo Sgarbi ha ricordato:
"Una delle cose più belle che abbiamo in Italia sono i pittori stranieri che hanno eletto L'Italia come patria artistica".
Ne sono stati selezionati circa 60 ma non ci sono, ad oggi, ancora spazi disponibili per loro.
Sempre per motivi di spazio, rimangono fuori altri mini progetti espositivi. Quindi a Venezia, per ora, non vedremo ad esempio la mostra di Elthon John, quella dedicata al Museo della Pazzia, a Canaletto ed altre ancora. Per Cucchi, ad esempio, che aveva promesso personalmente opere di grande formato, è ancora in forse la disponibilità di Palazzo Grimani.
Per quanto riguarda le Regioni, si è chiesto loro di dar vita ad una sorta di mappa, un inventario degli artisti degli ultimi dieci anni, attivi a livello regionale. Così pezzi della Biennale saranno visitabili anche in luoghi lontani dalla laguna, da Nord a Sud dell'Italia.
Un accenno poi anche alla Fotografia, che avrà un ruolo importante e non secondario.
Sgarbi ha chiuso il suo intervento con un ringraziamento all'ex Ministro dei Beni Culturali Bondi, ricordando come l'intento comune iniziale fosse
"Liberare l'arte contemporanea dai lacci".
Partire con un intento del genere significa non porsi limiti stabili ed alla fine la mancanza di spazi, al centro delle scorse polemiche, potrebbe rivelarsi solo uno degli effetti collaterali del sovraddosaggio.
Tant'è che come ha anticipato la Tagliabue, progettista del Padiglione,
"Se le opere non entrano negli spazi a disposizione, useremo anche dei gommoni"
Proprio così, alla fine delle beghe, Sgarbi ha proposto di ripiegare su veri e propri gommoni a mo' di piedistalli, come quelli su cui arrivano i clandestini sulle nostre coste.
Come non sembra esserci posto per loro, a Venezia non c'è posto per le opere e tante rimarranno perfino imballate.
Non so se gli artisti saranno felici di vedere le proprie opere a galla in quel di Venezia, ma io la trovo un'idea sicuramente molto originale, anche se provocatoria ed in perfetto stile Sgarbi.
D'altronde il fermento intorno al Padiglione Italia è sintomo di un'arte contemporanea italiana tutt'altro che alla deriva.