Avevamo deciso di non abboccare all'amo di luccichii e sogni della 70.Mostra del Cinema di Venezia, per non sconfinare dal nostro mondo, ma questa filosofia separatista è decisamente fuori tempo quando si parla di arte. Se poi sul red carpet sfila anche Marina Abramović le barriere crollano inesorabilmente e un accenno alla kermesse diviene obbligatorio.
In Laguna qualche giorno fa è arrivata anche la regina della performance e non in zona Giardini o Arsenale, dove nel 1997 vinse il Leone d'Oro e dove fino al 24 novembre i padiglioni internazionali avranno ancora i battenti aperti per mostrare tutta l'arte contemporanea, fatta di ambienti, performance e moltitudine di linguaggi, compresa la videoart, cugina sperimentale del cinema, almeno agli albori.
Il 16 novembre 1955 l'artista autodidatta italo-americano Marino Auriti depositava presso l'ufficio brevetti statunitense i progetti per il suo Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell'umanità, collezionando le più grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite.
Sarà per la complessità del progetto, o forse per la dolcezza del sogno incompiuto o semplicemente per il fascino dell'utopia, in bilico tra reale e immaginario, che Massimiliano Gioni, il giovane curatore della 55. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, ha cercato la sua ispirazione nell'abruzzese Auriti e nel suo modellino architettonico di 136 piani, intitolando la sua mostra ricerca, per l'appunto, Il Palazzo Enciclopedico.
Marino Auriti, Palazzo Enciclopedico
Attraversando i vani espositivi dell'Arsenale e dei Giardini, di volta in volta, è come se ci accucciassimo a guardare attraverso le minuscole finestre di celluloide del palazzo di Auriti, e guardassimo dentro con l'irrefrenabile voglia di scrutare, scoprire e forse anche capire.
Il nipote di Auriti, in un recente articolo, ricorda come da bambino, guardando il modellino realizzato da suo nonno, provasse ogni volta una sorta di indignazione nello scoprire il vuoto dell'interno e l'attesa e la speranza di vedervi un giorno tutte le invenzioni del genere umano, già in perfetto stato di funzionamento, ridotte in scala 1:400.
Gioni, attraverso la Biennale, ha popolato quelle stanze con tutta l'infinita varietà e ricchezza dell'umanità che ha trovato forma, trasformandosi in formule, calcoli, cataloghi, credenze, visioni oniriche e ancestrali, ma soprattutto immagini.
Immagini reali e immagini del sogno, concrete o potenziali, individuali e collettive, evanescenti e geometricamente concrete, mute e chiassose, provenienti dalla memoria e proiettate dal futuro.
Come il Palazzo di Auriti anche la mostra di Gioni è un involucro ricolmo di immagini. E come il Palazzo di Auriti e il Palazzo di Gioni, anche noi, con tutto il nostro carico di credenze, conoscenze catalogate, immaginazione e pazzia, siamo media, portatori sani di immagini che dentro e fuori di noi si moltiplicano all'infinito.
Massimiliano Gioni
Un percorso che dall'Arsenale ai Giardini e dai Giardini all'Arsenale sembra ribadire che
"non ha senso cercare di costruire un'immagine del mondo, quando il mondo stesso si è fatto immagine" (M. Gioni)
Basta guardare dentro e fuori di noi.
Per chi non ha avuto e non avrà l'opportunità di andare a Venezia per curiosare e meravigliarsi, ecco un reportage fotografico e un video, in cui troverete le opere che più ci hanno colpito ne Il Palazzo Enciclopedico e i commenti di Gioni stesso, beccato nel giorno dell'inaugurazione, mentre passeggiava per l'Arsenale accompagnato e intervistato da una troupe di giornalisti e cameramen.
Da notare come tra un'intervista e l'altra si sia preoccupato perfino di raddrizzare le opere esposte.
Bravo Gioni, 100% Art Curator!
Due anni fa il Leone d'Argento come Miglior Artista della Biennale di Venezia andò ad Haroon Mirza, con le sue installazioni ritmico sonore. Quest'anno, nell'edizione de Il Palazzo Enciclopedico, targata Gioni, il premio è stato meritatamente assegnato alla francese Camille Henrot, 34 anni, capelli di un biondo medievale (così scrive Le Figaro). Dal suo sguardo e dal suo modo di concedersi alla stampa internazionale si evinceva emozione ma soprattutto sorpresa. Nella sua camicia di seta color Arlecchino era accompagnata dal partner francese Joakim Bouaziz, a lui il merito della colonna sonora del video premiato.
Camille Henrot
Camille Henrot
Grosse Fatigue, questo il titolo del video, concentra in 13 minuti la storia dell'evoluzione dell'universo, attraverso immagini pop-up e in loop. E' un continuo aprirsi di finestre, un video libro che racconta come il mondo sia stato creato dal nulla, poi popolato da una moltitudine a cui fa da contraltare un'inevitabile solitudine per poi concludersi con la morte. Una sorta di libro della Genesi contemporanea, frutto di un progetto di ricerca per lo Smithsonian Institute.
Subito dopo la premiazione le abbiamo chiesto cosa pensava riguardo la Biennale. Eccovi il video
Siamo stati a Venezia per vedere da vicino le proposte dell'arte contemporanea alla 55. Esposizione Internazionale d'Arte"Il Palazzo Enciclopedico".
Dalla Premiazione ai Padiglioni, dai Giardini all'Arsenale, curiosità, impressioni, critiche e commenti tutti per voi. Qui trovate tutto quello che abbiamo twittato in diretta da Venezia durante le giornate di venerdì 31 maggio e sabato 1 giugno 2013!
01-06-2013, 16:57: Grazie a tutti! Il nostro live da #venicebiennale termina qui, nei prossimi giorni post e approfondimenti