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Vivian Maier |
Immigrata dalla Francia agli Usa negli anni Trenta, single, cattolica, esile e un po' mascolina, faceva da baby sitter a tre rampolli di buona famiglia.
E' più o meno questo tutto ciò che si sa di Vivian Maier e fin qui una storia qualunque.
Avete presente le migliaia di ragazze oggi in giro per il mondo, armate di Reflex al collo come fossero collane portafortuna, a fare foto in ogni angolo della città?
Bene, immaginatela così quest'eroina dello scatto sconosciuta a tutti i manuali di storia della fotografia. Possedeva una Rolleiflex, amava il formato 6x6, tanto per la cronaca il formato preferito da Diane Arbuse, e nelle pause lavoro si divertiva a fotografare vetrine, volti, mocciosi, signorine, smorfie, scorci architettonici, con una maestria innata.
Ma siamo negli anni Cinquanta e le sue foto anziché finire in una pagina Facebook, come oggi, o su un portfolio da consegnare a critici e galleristi, finiranno tutte in un cassetto, quello in cui si rilegano passioni e passatempi che non ambiscono a glorie.
Ma la gloria, per uno scherzo del destino, per miracolo o meritocrazia tardiva, mettetela come volete voi, arriva alla sua porta.
Nel 2009 un certo John Maloof, agente immobiliare ventiseienne dell'Illinois, amatore della vita e storia locale, compra uno stock di vecchi negativi messi all'asta dall'allora ottantottenne Vivian per pagare i suoi debiti. Incuriosito ne stampa alcuni e scopre un mondo in bianco e nero degno dell'obiettivo di un Abbott o di un Evans.
Nel frattempo la nanny fotografa muore e John acquista altri negativi, in tutto 100 mila, mette una selezione di foto su Flickr e grazie al crowdfounding gira un documentario su questa storia dal titolo Finding Vivian Maier.
Sembra la sceneggiatura di un film, invece è tutto vero e oggi le foto della Maier sono già state esposte in diverse gallerie negli Stati Uniti e in Europa, nel London Photography Festival, ad Amsterdam, Monaco, Oslo e Copenhagen.
Dal 29 settembre approdano anche in Italia, in una mostra dal titolo Vivian Maier, lo sguardo nascosto, presso la Galleria dell'incisione di Brescia, in cui una selezione inedita del lavoro di Vivian Maier approfondisce i temi dell'infanzia e dell'autoritratto.