lunedì 2 gennaio 2012

di Unknown

Intervista | Il grido del silenzio nell'arte di Lidia Palumbi

Lidia Palumbi
La prima volta ho incontrato Lidia Palumbi nella suggestiva cornice del Castello Piccolomini di Celano, indaffarata ad imballare le sue opere, a conclusione di una mostra. Curiosa di saperne di più ho cominciato a scriverle e, via email, è nata tra noi una sorta di corrispondenza, molto più vicina ai rapporti epistolari di una volta che ai ritmi del web. 

La seconda volta ci siamo incontrate in una piazza di Pescara, sua città natale, anche se oggi Lidia vive e lavora in Olanda. Dal nostro incontro è nata questa intervista, che personalmente mi ha permesso di apprezzare l'eleganza, la serietà e la forza espressiva di un'artista che vi consiglio vivamente di scoprire.


Nata in Italia ma qualcosa poi la porta altrove, in Olanda … Lidia: una breve presentazione per i lettori che non la conoscono.
Il desiderio di confrontarmi con una realtà/cultura diversa ha certamente preparato il terreno. 
Poi a Firenze ho incontrato un giovane olandese, ora mio marito, e mi sono trasferita in Olanda dove vivo e lavoro da trent'anni. Ho frequentato l'Accademia di Belle Arti di Groninga diplomandomi nel 1989.

Ogni artista ha un ricordo legato al suo incontro con l’arte. Lei hai un episodio in particolare da raccontarci? Come ha avuto inizio il suo cammino nel mondo della scultura?
Il mio è un cammino iniziato molto presto e in modo del tutto naturale. Ricordo che da bambina prendevo la creta dal giardino per modellarla. Mi affascinava trarre dalla materia amorfa una realtà che prendeva vita. Il mio rapporto con forme e oggetti era infatti fortemente animistico e, in qualche modo,  continua  ad esserlo.

Ho letto, sbirciando nel suo curriculum vitae, che ha studiato letteratura italiana a Firenze. La scultura antica, che si nasconde in ogni angolo di quella magica città, ha influenzato il suo percorso d’artista? Tra gli scultori più moderni c’è qualcuno a cui si sente particolarmente legata?
Il bagaglio culturale e di vita vissuta – quindi in senso lato anche l'esperienza fiorentina – fanno parte si del mio lavoro. La distanza fisica ed emotiva dall'Italia ed il vivere in una cultura diversa hanno avuto altrettanto un ruolo fondamentale.
Mi sento vicina agli artisti – delle varie discipline e non solo visive – che scrutano l'animo umano e trasmettono emozioni e stati d'animo. Penso a Rothko, a Rouault, a Sironi, ma anche a Pavese, Dostojevski, Bergman, De Sica, Verdi, De Andre'... tanto per citarne alcuni. E tra gli scultori c'e' Giacometti, con la sua ricerca esistenziale e la sua grande  espressività.


Summer Cry, 2009, bronzo25.5x27x27
(photo: D. van Houwelingen)


Spesso le sue opere sono definite “spazi del silenzio” o “spazi dell’incomunicabilità”. Personalmente ritengo che il loro fascino risieda in una sottile vena malinconica, nostalgica, tracce di un passato che, dopo esser stato lentamente metabolizzato, in un istante si trasformano in via d’uscita, in volontà di rimettersi in gioco e paradossalmente in un grido di speranza sussurrato … Se la mia interpretazione non è errata, a cosa è legata questa visione? 

C'è silenzio e c'è alienazione negli spazi delle mie opere. Un silenzio che è più di un sussurro anzi un grido: “The cry of silence”. Il silenzio come presenza e voce ha una sua monumentalità. E' un grido che contiene uno spettro di emozioni, dalla sofferenza alla ribellione e denuncia, al sentimento di impotenza e alla volontà di uscirne fuori.

Lidia, ci siamo date appuntamento in una piazza della sua città natale, Pescara. Ecco, la piazza è un soggetto che torna spesso nei suoi lavori, se non sbaglio un bronzo del 1991 è proprio dedicato a questa piazza. La piazza come spazio in bilico tra “agorafobia” e sorta di “contenitore di emozioni, ricordi o presagi”, vicino ad una dimensione quasi metafisica. Vuole parlarcene?
La piazza è una formulazione che rappresenta la vita. E' un contenitore di emozioni, un palcoscenico. Sulla base/piazza si pongono elementi che - nell'insieme delle distanze e proporzioni – creano uno stato d'animo. La misura, sentita come immensa, e il silenzio sempre presente, danno all'opera un carattere metafisico.   

Piazza Grande,1996
bronzo, 52x50x10.5

L’aria, il vuoto, la libertà ... sembrano in alcune sue opere essere i soggetti invisibili, i protagonisti silenziosi. Penso a L’aquilone, a Silenzio pomeridiano, alle Madonnine sulle vette longilinee dei loro piedistalli, alle sue piazze …
L'aria e le distanze. Il vuoto fisico ed emozionale. L'anelito alla libertà, spesso espresso negli elementi verticali. Si, queste sono realtà sempre presenti nelle mie opere.
La Madonna – la madre col bambino - è posta in alto. E' il simbolo della vita nella sua positività. Più in alto e più forte  di ogni avversità.

Nella grafica in generale, rispetto alla scultura, ho trovato un’atmosfera più legata all’infanzia e per questo forse più fiabesca. Profili di case, palazzi, come fossero castelli incantati di racconti lontani. Come mai? Nella grafica cosa cambia rispetto alla scultura? La sfida con un atteggiamento diverso?
L'infanzia ha qualcosa di fiabesco, le emozioni hanno spazi e misure infiniti. Affronto gli stessi temi – tra i quali l'infanzia – con lo stesso sentire sia nella scultura che nella grafica. Le tecniche, molto diverse anche per tempi di realizzazione, permettono una grafia diversa. Nella scultura la ricerca dell'essenzialità è più lenta e più laboriosa.

Il suo percorso scultoreo e grafico può essere suddiviso in periodi legati a ricerche sempre nuove. Cos’è che spinge un artista a cambiare rotta? Quanto conta per Lei la sperimentazione? Quando è un rischio e quando è una conquista?
La mia rotta - per usare le sue parole - rimane la stessa anche se la diversità nell'espressione può far pensare ad una divisione di periodi. Credo che il mio sia un fluire costante della stessa ricerca che segue le fasi della mia crescita individuale  e queste si riflettano nell'espressione del lavoro.                                                                                                                                                       
La sperimentazione conta molto, è una  parte essenziale del processo creativo. Se fine a se stessa può essere di momentanea distrazione, ma lo sperimentare per trovare, è un rischio necessario. Lo definirei anzi un rischio relativo, perché ad ogni perdita fa seguito una conquista.

Che ruolo ha nella sua ricerca la “dimensione dell’opera”?
La dimensione dell'opera e le singole misure sono legate al sentire. Un'opera anche piccola può essere monumentale se pensata e sentita come tale durante il processo creativo. Cerco monumentalità. Ha un legame col silenzio. 
Un altro aspetto che influenza la dimensione è il bisogno in me, finora sempre presente, di abbracciare con lo spazio fisico del mio proprio corpo la fisicità dell'opera. Sentirmi tutt'uno, identificarmi con la creatura che nasce.

La vecchia casa,1988
bronzo, 20x11.5.7
So che ad un artista questo non andrebbe mai domandato ma c’è un’opera a cui si sente particolarmente legata e perché?
A quelle opere (per esempio La Vecchia Casa, 1988) che, a distanza di molti anni e nonostante l'immaturità formale, mantengono la loro voce forte ed inalterata.

A cosa lavora in questo periodo e quali i progetti espositivi per il futuro?
Continuo a lavorare approfondendo gli stessi temi. Cercare le risposte, penetrare nel mistero della vita, dare voce al silenzio di protesta e di sofferenza dell'oppresso.
I progetti espositivi – che programmo a largo respiro per proteggere lo spazio creativo – vedono  nel  2012 una collettiva in Belgio ed una personale in Italia, accanto ad altre attività da valutare.

Una domanda scontata a cui Le chiedo di rispondere con una battuta. Per Lei l’arte è … ?
Il canto dell'essere umano. 


Vi invitiamo a visitare il sito dell'artistahttp://www.palumbi.eu/



English version: Interview | The cry of silence in the art of Lidia Palumbi

The first time I met Lidia Palumbi was in the picturesque setting of the Castle Piccolomini of Celano, while she was busy packing her work at the end of an exhibition. Curious to find out more I started to write her emails. This led to a correspondence of sorts, more similar to old-style writing than to internet-communication.
The second time we met in a square of Pescara, her hometown, even though Lidia now lives and works in Holland. That meeting resulted in this interview which gave me a personal opportunity to really come to appreciate the elegance, seriousness and strength of expression of this artist whose work I thoroughly recommend to you.

Born in Italy and then something brings you elsewhere, in the Netherlands ... Lidia: a brief introduction for readers who do not know you.
The desire to be confronted  with a different reality/culture has certainly prepared my path. When  in Florence I met a young Dutchman, who is now my husband, and I moved to Holland where I live and work for thirty years. I attended the Academy of Fine Arts in Groningen and graduated in 1989.

Each artist has a memory attached to his/her encounter with art. Do you have a particular episode to tell us? How did your journey into the world of sculpture begin?
Mine is a journey that started at a very early age and in a natural way. I remember as a child taking clay from the garden to shape it . I was fascinated by a reality which took life from an amorphous material. My relationship with shapes and objects was in fact strongly animistic and, in some ways, continues to be so.

     I read in your curriculum vitae that you studied Italian literature in Florence. Have the ancient sculptures, that can be found in every corner of this magical city, influenced your artistic career? Are there any modern sculptors you feel particularly close to?
     My cultural background and my personal life - which in a wider sense includes the Florentine experience-  have become part of my work. The physical and emotional distance from Italy and the fact of living in a different culture have also played an important role.

I feel close to artists - from various disciplines, not only visual art- who  search human soul and convey emotions and moods, as Rothko, Rouault, Sironi, but also Pavese, Dostoyevsky, Bergman, De Sica, Verdi, De Andre', to name just a few. Among the sculptors there is Giacometti with his existential quest and his great expressiveness.

Your works are often defined as ‘areas of silence’ or ‘spaces of incommunicability’. I personally think that their appeal lies in a subtle melancholic and nostalgic mood, traces of a past which, after being slowly metabolized, suddenly become a way out, a will to get back into the game and, paradoxically, a cry of whispered hope. Do you agree with this interpretation and on what kind of vision is this based? 
There is silence and alienation in the spaces of my works. A silence that is more than a whisper but a cry: "The Cry of Silence." The silence, as presence and voice, has its monumentality. It's a cry that contains a spectrum of emotions, from suffering, rebellion, denounciation and  helplessness to the will to get out.

Lidia, we met in a square of your home town of Pescara. The square is a subject who  frequently features in your works. I think there is a bronze dating from 1991 which is dedicated to this square. The square as a space in balance  between "agoraphobia" and a sort of "container of emotions, memories or premonitions," next to an almost metaphysical dimension.  Can you explain this?
The square is a formulation that represents life. It's a container for emotions, a stage. Elements are placed on the base/square which then create a mood thanks to their specific set of dimensions and proportions. The dimensions,felt as immense,  and the ever-present silence give the work a metaphysical character.

Air, vacuum and freedom seem to be the invisible and silent subjects of some of your works. One example I can think of is The kite in ‘The afternoon silence’, or the Madonnas on the peaks of their elongated pedestals, or your squares ...
Air and distances. Physical and emotional emptiness. The craving for freedom, often expressed in vertical elements, are realities always present in my works. The Madonna - the mother and child – is placed high up. She is the symbol of life in its positivity : higher and stronger than any adversity.
  
In contrast to your sculptures, I found that the graphics in general reflect an atmosphere more related to childhood and, for this reason ,more fairy-like.   Profiles of houses and palaces which look like enchanted castles of a far away time... Why is this ? How are the graphics different when compared to the sculptures? Do they reflect a different attitude?
Childhood has something fairy-like. Emotions have infinite space and dimensions.
I  deal with the same issues - including childhood - with the same feelings in both sculpture and graphics. The techniques being very different (also in the amounts of time to create) allow different handwritings. In sculpture, the search for the essentiality is a slower and more laborious process.

Your sculptural and graphic path can be divided into periods related to  consistently new research. What drives an artist to change course ? How important is it for you to experiment? When is it a risk and when is it an achievement?
My course - to use your words - remains the same even if the differences in expression may suggest a division of periods. I think that mine is a constant flow of the same research that follows the phases of my personal growth and these are reflected in the expression of my work.
Experimenting is very important and it is an essential part of the creative process. While as end in itself, it may be of momentary distraction, experimenting in order to find is  a necessary risk. I would even call it a relative risk because any loss is always followed by a gain.

       What role does the ‘size of the work’ play in your research?
The size of the work and the individual dimensions are bound with the feeling. A work however small in size, can be monumental if viewed and felt as such during the creative process. I search for monumentality. It  has a relationship with silence.
 Another aspect that influences the size is the need in me, so far always present, to embrace with the physical space of my own body, the physicality of the work. To feel at one and  identify  with the creature that is born.

I know that an artist should never be asked this, but is there a work that you feel particularly attached to and why?
To those works (e.g. The old house, 1988)  that, after many years and despite the formal immaturity , keep their voice strong and unchanged.

What are you currently working on and what exhibition projects do you have lined up for the future?
I am continuing to investigate the same kinds of issues. Seeking for answers, penetrating the mystery of life, giving voice to the silent protest and the suffering of the oppressed.
The exhibition projects - which I plan wide-ranging  to protect  my creative space -  includes in 2012 a group-exhibition in Belgium and a solo exhibition in Italy, alongside other activities to be evaluated.

      An obvious question that I ask you to respond with an epigram,  Art is for you ...?
The song of the human being.


We invite you to visit the artist's website:  http://www.palumbi.eu/
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sabato 31 dicembre 2011

di Unknown

La storia della pittura del Realismo socialista

Le soste dinanzi ad ogni quadro sono obbligatoriamente prolungate. La minuzia di particolari, le rughe dei volti, i disegni geometrici dei tappeti, gli sguardi delle folle e i ritratti invitano lo spettatore ad un'osservazione lenta. A questa si addizioni la portata politica e sociale di ogni scena raffigurata.


Realismi socialisti: grande pittura sovietica 1920-1970, questo il titolo della mostra ospitata nelle sette sale del Palazzo delle Esposizioni a Roma, è la più completa rassegna di questo movimento presentata fuori dalla Russia.
Una selezione di quadri, suddivisi cronologicamente, in cui l'iter artistico s'intreccia di continuo con gli eventi politici e storici. 
Il risultato è un racconto per immagini che corre su un doppio binario: la pittura diviene chiave interpretativa della Russia rivoluzionaria e dell'Urss nelle diverse fasi della sua storia.

Si parte dalla pittura del Realismo socialista in seno alle ultime fasi della guerra civile, passando per il potere assoluto ed incontrollato di Stalin, l'invasione nazista e l'unità antifascista con Stati Uniti e Gran Bretagna,  per approdare alla stagione brezhneviana ed arrestarsi agli anni settanta.

Lo sguardo dell'osservatore si perde tra le scene corali con gente comune o in tele di grande formato affollate da autorità politiche. Basti pensare all'opera di Isaak Brodski,  Cerimonia di apertura del secondo Congresso della III Internazionale in cui ogni volto è un ritratto di intenzioni bloccate come in un'istantanea.

Momenti storici raccontati con occhi disincantati e privi di patinatura da manuale,  in cui la forza ideologica dei contenuti si combina con la cura stilistica di ombre e luci che su gote e capigliature insinuano un alito di iperrealtà. 
Numerosi i quadri trionfalistici che ripetono i motivi del culto della personalità, degli operai raggianti, delle famiglie sane e felici, dei collettivi agricoli motivati. Un mondo che spesso risultava molto propagandistico e poco reale.

La mostra mette in risalto tutte le sfaccettature e le contraddizioni di questo grande movimento, che nonostante seguisse l'imperativo ideologico di creare una coerenza artistica, fu invece internamente contrastante e discontinuo, sempre in bilico tra utopia e realtà.

Affrettatevi! La mostra chiude i battenti l'8 gennaio. Ottimo modo per concludere le feste.
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mercoledì 21 dicembre 2011

di Unknown

VideoPost | Nuovo look per la GNAM

La GNAM, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, a Valle Giulia, istituita nel 1883 ma destinata a conquistare la sua sede attuale solo nel 1911, con il Palazzo delle Belle Arti appositamente progettato e poi ampliato da Cesare Bazzani, festeggia oggi i suoi 100 anni dall'apertura rifacendosi il look. 

La Soprintendente dello storico museo romano, Maria Vittoria Marini Clarelli, prendendo spunto da un sondaggio riguardo i desideri dei visitatori, ha ideato un nuovo allestimento più in linea alle nuove mode museali. 

Per saperne di più eccovi un servizio di Inside Art web TV (http://www.youtube.com/watch?v=4A82AKuD6ok).





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giovedì 17 novembre 2011

di Unknown

Giò Pomodoro, Google e Twitter tutti per lui!

Google oggi ha dedicato il suo doodle a Giò Pomodoro che nel contempo è diventato trend topic su Twitter.  

Oggi, 17 novembre 2011, l'artista avrebbe festeggiato il suo 81mo compleanno.


Tra i regali un doodle che richiama direttamente le sue sculture.
Il logo si veste di metallico ed è investito da un gioco chiaroscurale che rivela il soggetto reale della ricerca di Pomodoro: la luce.
Il sole infatti, anche se non sempre rappresentato o simboleggiato, è il dichiarato protagonista di molte delle sue creazioni che su piani fluttuanti innescano colloqui misteriosi con  lo spazio, con il vuoto, senza esimersi da connotazioni ideologiche e sociali.

Pomodoro stesso scriveva: 
"L'opera, sia essa stessa, dovunque essa sia, luogo e presenza"
Ed ancora, riferendosi al futuro della scultura:
"Non ho mai cessato dal 1958 ad oggi, di pensare all'estensione, all'importanza della determinazione, individuazione e presenza del "vuoto" e della sua importanza in scultura. Ormai sappiamo che il vuoto è ricolmo di energia, sia nel macro che microcosmo. Immensi campi d'energia si estendono ovunque. E' l'immensità in cui lavorare, sperimentare ed esplorare, per tracciare nuovi percorsi, costruire nuove realtà e nuove visioni"
G. Pomodoro
Leggendo tra le righe si avverte una visione dello spazio che avvolge l'uomo ma va oltre il tangibile, oltre le definizioni del reale, molto vicina alla dimensione che si respira nel cyberspazio che oggi, forse non a caso, lo omaggia.
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di Unknown

Il mito di Leonardo nell'arte contemporanea alla Reggia di Venaria

Inizia oggi, alla Reggia di Venaria di Torino, la mostra dedicata a Leonardo Da Vinci, "Leonardo. Il genio, il mito" che resterà aperta fino al 29 gennaio 2012 e già prima dell'inaugurazione ha registrato un totale di circa 25.000 prenotazioni.

La mostra permette di ricostruire il percorso artistico di Leonardo  grazie a 30 disegni originali che arrivano dall'Italia e dall'Europa sui quali spicca il famoso Autoritratto, solitamente preservato presso la Biblioteca Reale di Torino ed ora esposto e commentato da una video - inchiesta  di Piero Angela, che si chiede "Come era Leonardo da giovane?".

La mostra è suddivisa in quattro sezioni. Quella curata da Renato Barilli è tutta dedicata ai contemporanei che in qualche modo hanno tratto ispirazione dall'opera di Leonardo, focalizzando le loro ricerche sui temi del volto, della natura, dell'anatomia umana e delle macchine. 

M. Duchamp,
The other side of the painting 
Basti pensare al celebre omaggio di Marcel Duchamp che mise i baffi alla Gioconda o a Last supper di Andy Warhol, ma anche ad altri nomi del panorama artistico più recente: Spoerri, Nitsch, Recalcati. Il tema dell'Uomo vitruviano è riproposto nell'opera di Ceroli.
Lo studio della fisionomica, passando per le tipologie proposte da Lavater,  da Leonardo giunge all'estro di Goya, Daumier e Grosz
Infine gli informali come Wols, Tàpies, Rotella, Twombly, Bendini, Novelli che traggono spunto da Leonardo quando invita a leggere nelle macchie dei muri la presenza di paesaggi arcani.




Mostra da non perdere! 
Consiglio: Prenotate la vostra visita con largo anticipo. 
In considerazione dell’eccezionalità dell’evento e delle straordinarie misure di sicurezza e conservazione necessarie per le opere esposte in mostra, l’accesso è consentito ad un numero massimo di 120 visitatori contemporaneamente ogni mezzora.

Per maggiori info

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mercoledì 16 novembre 2011

di Unknown

Lorenzo Ornaghi è il nuovo Ministro dei Beni Culturali

L. Ornaghi

Mario Monti, nuovo Premier, si è recato al Quirinale e dopo l'incontro con Napolitano per sciogliere la riserva sulla formazione del governo e sottoporgli la lista dei ministri, durato quasi due ore, alle 13:28 circa ha comunicato la tanto attesa compagine del nuovo governo. 
Dopo l'assillante toto - ministri dei giorni scorsi, abbiamo quindi la lista ufficiale.

Naturalmente per noi l'interesse si focalizza sul nome scelto per i Beni Culturali.
Trattasi di Lorenzo Ornaghi, che proprio stamane avrebbe chiuso in anticipo una lezione per recarsi a Roma, come già anticipato tramite Twitter da uno studente della Cattolica.
Ma non tutti sanno chi è Ornaghi, eccovi una breve presentazione.

Lorenzo Ornaghi, classe 1948, è un rettore italiano. Ornaghi si è laureato in Scienze politiche nel 1972 all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e vi ha lavorato come ricercatore fino al 1987, quando è diventato professore associato presso l'Università di Teramo. Nel 1990 è ritornato alla Cattolica di Milano diventando titolare della cattedra di Scienza politica nella facoltà di Scienze politiche e di Storia delle dottrine politiche. Dopo essere stato pro-rettore con incarico alle relazioni internazionali durante, nel 2002 è stato eletto rettore. Nel 2006 è stato rieletto per un secondo mandato quadriennale. Nel 2010 è di nuovo eletto per un terzo mandato.
Autore di numerosi volumi e saggi pubblicati su riviste italiane e internazionali, negli ultimi anni, oltre che alle indagini sul sistema politico e sulle élite dell'Italia, si è dedicato allo studio dell'integrazione politico-istituzionale dell'Europa e al tema della Costituzione europea.
Ornaghi riveste o ha rivestito anche diversi incarichi di prestigio in enti pubblici e privati:è direttore dell'ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali).
E' direttore della rivista "Vita e pensiero", è vicepresidente del quotidiano "Avvenire, è vicepresidente della Fondazione Vittorino Colombo di Milano, è membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Policlinico IRCCS di Milano, dal 2001 al 2006 è stato presidente dell'Agenzia per le Onlus. 

Nel 2006 ha ricevuto l'Ambrogino d'oro dal Comune di Milano.
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lunedì 7 novembre 2011

di Unknown

Idee per una rinascita del "corpo sociale" dal MUSPAC


MUSPAC, inaugurazione ufficiale del 6 novembre 2011
In un paese in cui da qualche anno non si fa altro che chiudere musei o tagliare i fondi alla cultura, ogni tanto un segnale positivo ci lascia ben sperare.
Ancor di più se arriva dal capoluogo abruzzese colpito dal violento sisma del 2009.
Ieri, 6 novembre 2011, a partire dalle ore 12:00, il MU.SP.A.C. Museo sperimentale d'Arte contemporanea dell'Aquila, ha inaugurato gli spazi della nuova sede in via Ficara, Piazza d'Arti.

Nato nel 1993 come organo strumentale dell'Associazione Culturale "Quarto di Santa Giusta" (fondata nel 1984), il MUSPAC svolgeva l'attività artistica e culturale nel centro storico della città, in via Paganica 17. Scopo fondamentale è sempre stato quello di 
 "considerare l'arte come una pratica di esperienza globale, un processo totalizzante che serve alla rigenerazione e liberazione degli uomini dalle costrizioni della società". 
Oggi la città, liberata in maniera drastica e dolorosa da tutti i dictat di una società urbanisticamente definita e culturalmente schematizzata, si rivolge all'arte con una libertà ed una volontà del tutto nuova. 

Tavola rotonda
La tavola rotonda che ha avuto luogo ieri al MUSPAC, in cui sono intervenuti critici, artisti ed operatori culturali, ha sottolineato la necessità di rinsaldare e nel contempo ricreare ex novo le parti di un "corpo sociale", in cui l'arte e la cultura fungano da collante e forza rigeneratrice.

Un concentrato di idee e contributi che, dall'esperienza personale a quella collettiva, dalla memoria del passato alla volontà di affacciarsi al domani, tesse la trama di un nuovo assetto sempre più interdisciplinare, aperto e libero. 

Un concentrato che verrebbe voglia di imbottigliare e spedire a tutte quelle istituzioni e luoghi sacri del contemporaneo, sfavillanti e comodi nei loro nuovi, aurei, macro e maxi spazi, spesso più impegnati nel sottostare alle leggi del marketing e del profitto che a puntare alla sostanza.

E. Sconci e il sindaco dell'Aquila On. Massimo Cialente
al taglio del nastro
Chapeau per il direttore del museo Enrico Sconci e per tutte le menti illuminate impegnate nel campo culturale e sociale intervenute al dibattito, perché hanno reso giustizia alle potenzialità dell'arte e del suo magico contenitore qual è, o meglio dovrebbe essere, il museo.


Questa sera sul nostro canale YouTube il video integrale della tavola rotonda e dell' inaugurazione ufficiale. Nel frattempo eccovi qualche foto.


Piazza d'Arti
MUSPAC, la nuova sede
Inaugurazione ufficiale
Sindaco dell'Aquila,
 On. M. Cialente
E. Sconci e l'artista
 C. Pagone (Monticelli & Pagone)
La nuova sede del museo
La nuova sede del museo
La nuova sede del museo

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