Nelle sale che si rincorrono al secondo piano del palazzo in Largo dei Frentani a Pescara, la Galleria Vistamare di Benedetta Spalletti accoglie una doppia mostra dedicata all'opera di Getulio Alviani e Anna Franceschini.
Un sapiente e misurato faccia a faccia tra uno degli esponenti più incisivi dell'arte programmata e ghestaltica e una giovane videoartista.
Si è conclusa domenica scorsa la mostra Oblivion, presso l'Alviani ArtSpace, lo spazio espositivo nel cuore dell'AURUM di Pescara, accessibile solo e grazie ad un tunnel, opera site specific realizzata dal maestro dell'optical art Getulio Alviani.
Ancora una volta, la scelta espositiva di Lucia Zappacosta, direttrice dello spazio, ha regalato all'opera di Alviani una nuova identità.
Ricordate l'ammirazione del Piccolo Principe quando approda sul pianeta del lampionaio che non fa altro che accendere e spegnere ogni minuto il suo lampione, nella solitudine dello spazio che lo accoglie? La stessa ammirazione e la stessa poesia l'ho provata viaggiando nel pianeta Oblivion: un'immersione totale in un piccolo ambiente fatto di buio denso e proiezioni luminose. Un pianeta abitato non da un unico lampionaio ma da un collettivo di tre artisti che accolgono i viaggiatori con le loro tre installazioni.
La mostra, a cura di Sibilla Panerai, ha ridisegnato completamente lo spazio dell'Alviani ArtSpace, immergendo il visitatore in una dimensione altra, in cui suono, luce e materia dialogano fra loro con fare poeticamente minimal. Il pianeta Oblivion ha coordinate totalmente nuove.
Luce: intrappolata, evanescente, psichedelica, appare e scompare in un gioco continuo di verticali e orizzontali sospese a mezz'aria, proiezioni concentriche e perpendicolari.
Materia: quasi invisibile, è pelle che cattura i giochi di luce, è parete labirintica consumata dal tempo, un fossile in cui il buio si scompone per lasciar spazio a rose luminose.
Suono: un battibecco altalenante che narra la composizione e scomposizione di materia e luce, grazie alla bravura di un violinista classico ma non troppo (Luca D'Alberto) e un chitarrista dell'underground (Pierluigi Filipponi).
Per spiegarvi meglio il progetto abbiamo intervistato il collettivo formato da Giustino Di Gregorio, Manuela Cappucci e Claudio Pilotti, i tre artisti che intrecciando i loro percorsi, le loro ricerche, sensazioni e emozioni ci guidano verso lo stato sperduto della "dimenticanza".
Giustino Di Gregorio, Manuela Cappucci, Claudio Pilotti
Eccovi l'intervista ai tre lampionai di Oblivion.
Servizio video a cura di blarco.com
Fotografie: Giustino Di Gregorio, Peter Ranalli
Per maggiori info vi rimando alla Pagina Facebook di Oblivion
Da Alviani Art Space, lo spazio di ricerca e sperimentazione sul contemporaneo all'interno dell'Aurum di Pescara e a cura di Lucia Zappacosta, ha inaugurato sabato scorso la seconda mostra della stagione espositiva.
La collettiva dal titolo (Con)temporary shop, ideas for sale, a cura di Stefano Verri e realizzata in collaborazione con Sponge Arte Contemporanea, vede la partecipazione di sei artisti che indagano la contemporaneità che viviamo. E' una mostra fatta di ossessioni e false credenze travestite da brand, fatta di dipendenze da tempi altrui a cui rispondono proposte di potenziali vie d'uscita.
La mostra è un concentrato di idee che se da un lato smascherano, dall'altro offrono ricette salva vita.
Smascherano le contraddizioni su cui impostiamo la nostra quotidianità, gli artisti Giovanni Presutti, Rita Soccio e Hisako Mori.
Giovanni Presutti con la sua serie Dependency, restituisce l'immagine di un'umanità perennemente narcotizzata dalle proprie debolezze. Dell'intera serie in questa mostra troviamo la foto con i due anziani coniugi seduti di spalle in salotto, muniti di cuffie. L'impostazione simmetrica dell'immagine esalta la passività dei due anonimi personaggi, completamente e totalmente catturati dalla propria e personalissima televisione.
R. Soccio, Costituzione,
stampa fotografica lampda su dibond, 2009
courtesy Galleria Marconi / Cupra Marittima
Rita Soccio presenta un'opera di qualche anno fa ma ancora molto attuale, considerando le recenti affermazioni politiche riguardo la Costituzione. L'artista, servendosi del marketing e dei suoi meccanismi accattivanti, ce ne offre un assaggio, riproponendoci articoli scritti a mo' di frasi smielate alla Federico Moccia (uno degli autori italiani scelti dalla nota casa dolciaria). Al fruitore dell'opera non resta che assaporare il lato contraddittorio e amaro del senso.
H. Mori, è la mia metà,
installazione, origami, 2012,
courtesy Quattrocentometriquadri gallery /Ancona
Al centro della galleria è sospesa la borsetta origami di Hisako Mori, che alla funzione solita dell'acquisto sostituisce un momento di auto-riflessione. Intima e personale tramite un fondo specchiante all'interno della borsetta; ironica e universale attraverso l'utilizzo di riviste (italiane per l'esterno, giapponesi per l'interno), simbolo di mancata integrazione culturale.
Rispondono con modelli di vita probabili le opere di Paolo Angelosanto e Giovanni Gaggia che con For love only for love e Ali squamose, opere d'arte ricamate, optano per una velocità più slow e quindi meditativa per il futuro. Angelosanto durante una performance ha ricamato un cuore su una camicia della linea di moda di John Malcovich e in mostra ne ritroviamo il prodotto: la camicia con il cuore, incorniciata come "una reliquia della contemporaneità". Gaggia invece utilizza la stessa tecnica e lo stesso soggetto su una tela di lino bianca ma all'azione del singolo sostituisce l'azione collettiva di un intero paesino abruzzese (Sant'Omero).
P. Angelosanto, For love only for love,
ricamo su camicia di John Malkovich,, 2012
courtesy Rossmut / Roma
G. Gaggia, Ali squamose,
ricamo su lino, 2009,
Courtesy Factory-Art gallery / Berlino
L'escamotage risolutivo, per far fronte a tutte le paure concrete regalateci dalla società moderna (crisi, default, spread...), è dato però dall'opera di Jukuki. L'artista partendo dall'Hobo americano, il senzatetto per scelta che non disdegna lavori occasionali, ipotizza e realizza un kit di sopravvivenza fatto con stile, brandizzando di fatto crisi e povertà. L'artista propone una comoda postazione dove inginocchiarsi per elemosinare aiuto tramite una serie di cartelli prodotti su supporti rigidi, colorati, resistenti e leggeri, con un design innovativo ed originale. Il tutto accompagnato da frasi ad effetto scritte da utenti del web.
Durante la serata inaugurale già in molti hanno provato l'ebbrezza realistica del mendicante contemporaneo, rendendo la postazione una vera e propria installazione - performance fruibile da tutti. D'altronde siamo o non siamo tutti sulla stessa barca? Poveri si, ma con stile...
Jukuki, Be Hobo / poveri con stile,
installazione, 2013
www.behobo.it
Ha inaugurato sabato 1 dicembre il nuovo spazio espositivo sito nel piano inferiore dell'Aurum, la fabbrica delle idee di Pescara. Alviani ArtSpace è accessibile grazie al famoso tunnel, opera site specific realizzata per Fuori Uso dal maestro dell'optical art Getulio Alviani. Il tunnel rende la visita una vera e propria esperienza multisensoriale.
Ad inaugurare il nuovo spazio Trans Adriatic, una mostra di videoarte in cui quattro artisti croati riflettono sull'idea del tempo e dello spazio.
Abbiamo chiesto al direttore artistico Lucia Zappacosta di spiegarci com'è nato il progetto e le linee guida della mostra d'apertura.