mercoledì 28 agosto 2013

di Unknown

Castelbasso, borgo di antiche memorie e visioni contemporanee

Mimmo Paladino, Senza Titolo (Bandiere), 2003
(alluminio policromo) Collezione dell'artista

Arriviamo a Castelbasso all'imbrunire, dopo aver fatto visita alla fortezza di Civitella del Tronto. Rispetto alle mura possenti del borgo medievale, in cui il silenzio accompagna il visitatore senza mai dargli tregua, Castelbasso ci appare minuto, un borgo preservato dal tempo, in cui il brulichio di voci dei vacanzieri si perde tra i tetti arroccati l'uno all'altro.

In questo scenario, ad accoglierci una prima visione: sulla cinta muraria campeggiano nove bandiere in alluminio policromo, pronte a  riflettere gli ultimi bagliori del giorno. Il percorso espositivo di VARIeAZIONI, mostra allestita negli spazi della Fondazione Malvina Menegaz durante tutta la stagione estiva, parte proprio da qui. Il progetto espositivo è a cura di Laura CherubiniEugenio Viola.

Anche quest'anno Palazzo Clemente accoglie le opere di un artista storicizzato e lo fa con la stessa ospitalità e livello qualitativo con cui ha già accolto nelle scorse edizioni le opere di Accardi, Guttuso, Boetti, Burri, Fontana, De Chirico. Quest'anno è la volta di Mimmo Paladino

Paladino è  conosciuto ai più per gli anni gloriosi della cosiddetta Transavanguardia, il movimento artistico degli anni '80 sorretto dal contributo critico di Achille Bonito Oliva, in nome di un comune ritorno alla pittura da parte degli artisti coinvolti. Dopo anni di sperimentazione di nuovi media e predominio del concettuale, Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino muovono verso rotte nuove senza rinnegare i mezzi espressivi tradizionali. Una rivoluzione nel segno della continuità.

Ma nella mostra a Castelbasso Paladino è presentato attraverso una serie di opere che ne raccontano l'excursus artistico a 360°, sia dal punto di vista tematico che dal punto di vista tecnico formale.

Mimmo Paladino, Senza Titolo 2013,
(gesso, bronzo e ferro / gesso, legno dipinto) Collezione dell'artista

Molte delle opere esposte sono datate al 2013 ma ancora una volta pescano nel mondo arcaico, tipico di Paladino. Come ad esempio le due sculture antropomorfe Senza Titolo che come due kouroi moderni ci narrano la condizione dell'uomo. Bellissimo il contrasto tra l'immobilità del corpo in gesso e i fili metallici che disegnano traiettorie di moto nello spazio.

Una delle sale è invece dedicata al disegno. Ci si perde nella decifrazione dei segni, che come tracce incomprensibili ma portatrici di forza si ritrovano un po' ovunque, come nel caso della serie di 8 disegni intitolata Le Strade di Roma.

Mimmo Paladino, Senza Titolo (Elmi), 1993,
(legno, terracotta, calce) Collezione dell'artista

Gli Elmi in terracotta disposti su una tavolaccia di legno sembrano il ricordo di guerrieri a riposo. Come si legge nel catalogo cartaceo (guida free-press a cura di Latte, utilissima durante la visita alla mostra ) 
"è un immagine ricorrente l'elmo, indotta dalla memoria del mondo visivo dell'area mediterranea a cui appartiene l'artista e che ha alimentato il suo immaginario sin dall'infanzia".

M.immo Paladino, Dormienti, 1999
(terracotta, 12 elementi), Collezione dell'artista

Altro tipo di riposo è quello in cui sono immersi i  Dormienti, corpi in terracotta distesi a terra. Chiara l'allusione ai calchi pompeiani. L'installazione è allestita in un antico fondaco nel cuore del paese, a metà strada tra Palazzo Clemente e Palazzo De Sanctis. 

In questa seconda sede è ospitata la  mostra Le ragioni della pittura, esiti e prospettive di un medium, sempre a cura di Cherubini e Viola.
In questo secondo itinerario espositivo la pittura è indagata e riletta da artisti internazionali di ultima generazione che ne propongono le molteplici potenzialità. 
Dai giochi acrilici di Mariangela Levita che chiama in causa la percezione in Permanent vocation, a Rob Sherwood che fagocita i media digitali nell'esplosione luminosa dell'opera ad olio A Tooth For a Tooth, ai collage temporali di Ian Tweedy in Debris, o alle geometrie che scompongono gli equilibri delle identità care al tedesco Matthias Bitzer.

Mariangela Levita, Permanent Vocation, 2013, (background stampa su carta, acrilico su tela/ background printed on paper, acrylic on canvas) , Courtesy VOICE gallery, Marrakech

Gli altri artisti in mostra sono: Salvatore Arancio, Hernan Bas, Simone Berti, Michael Bevilacqua, Peter Linde Busk, Davide Cantoni, Carter, Matthew Chambers, Benny Chirco, Fabrizio Cotognini, Alberto Di Fabio, Patrizio Di Massimo, Giulio Frigo, Stefania Galeati Shines, Paolo Gonzato, Uwe Henneken, Haavard Homstvedt, Birgit Megerle, Damir Ocko,  Donato Piccolo, Luigi Presicce, Tanja Roscic, Dan Shaw Town, Jamie Shovlin, Diego Singh.

Le due mostre estive nella bellissima cornice di  Castelbasso, visitabili fino al 1 settembre, hanno ancora una volta colorato il nostro viaggio di itinerari inaspettati in cui l'antico dialoga felicemente con il contemporaneo. La Fondazione Malvina Menegaz ha ancora una volta reso l'Abruzzo cornice superlativa di arte e cultura.
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