lunedì 3 settembre 2012

di Unknown

Il cinema per l'Abramovic a 360°

Giada Colagrande, Marina Abramovic, Willem Dafoe
"il cinema é qualcosa di familiare: da ragazzina a Belgrado quasi scappavo di casa per andare in una specie di cineclub dove vedevo tutti i film di Kurosawa, Bergman, Visconti, Antonioni, De Sica, mentre al massimo a casa mia si vedevano in tv i discorsi di Tito e i film di guerra. Amo il cinema d'autore, detesto i film commerciali americani, sempre così ripetitivi" (fonte: ANSA.it)
A dichiararlo è Marina Abramovic, l'artista e performer serba impegnata in questi giorni alla Biennale di Venezia, per la 69° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, in qualità di giurata (con lei Laetitia Casta, Peter Ho-Sun Chan, Ari Folman, Matteo Garrone, Ursula Meier, Samantha Morton, Pablo Trapero e presieduta da Michael Mann)

Ma il 1 settembre, in una delle Giornate degli Autori, a Venezia è stato proiettato un film d'eccezione che la riguarda da vicino: Bob Wilson's - Life and Death of Marina Abramovic della giovane italiana Giada Colagrande.

Una sorta di documentario sull'omonimo spettacolo teatrale (di cui Blarco aveva già parlato in questo post). La macchina da presa segue l'incontro e la collaborazione di quattro artisti: il regista Robert Wilson, la Abramovic, il cantante-compositore Antony Hegarty e l'attore Willem Dafoe. Eccovi un bel video del film trovato su YouTube.

Ancora una volta la Abramovic fonde stili, linguaggi artistici e piani differenti su cui la vita scorre.

Condividi questo post
di Unknown

XXXIX Premio Sulmona 2012: il caso Sgarbi, il vincitore, le foto e il video dell'evento

Parte della Giuria del XXXIX Premio Sulmona
da sx Giorgio Seveso, Vittorio Sgarbi, Chiara Strozzieri (foto Zac 7)
Come detto nel precedente post riguardo il XXXIX Premio Sulmona, tutti ci aspettavamo anche l'arrivo del noto critico d'arte Vittorio Sgarbi che però, durante l'inaugurazione, non si è fatto vivo. A quanto pare è giunto al Polo Museale Diocesano solo domenica mattina e a riflettori già spenti, provocando il disappunto degli altri critici giunti a Sulmona dalle 17,30 del pomeriggio precedente.
Secondo "Abruzzo Web", considerando il ritardo, non gli sarebbe stata data la possibilità di votare. Immaginate la reazione del calmo e pacatissimo Vittorio...

Alla fine sembra essersi risolto tutto per il meglio, con voto accettato e breve giro di perlustrazione nel Sulmonese, tanto quanto basta per scatenare il bel ciuffo ed accendere una seconda polemica.
Sempre secondo "Abruzzo Web", in seguito alla visita della prestigiosa Abbazia di Santo Spirito al Morrone, il critico avrebbe avanzato disappunto riguardo gli indennizzi post-sisma per gli edifici storici:
"Se lo stesso indennizzo - ha detto - viene dato a un edificio che si trova all'Aquila e uno che si trova a Sulmona, si può dire che quest'ultima sia privilegiata rispetto al capoluogo abruzzese".
"Alla fine - ha concluso Sgarbi - abbiamo mangiato un buon piatto di spaghetti e visitato chiese bellissime. Splendido l'eremo di Celestino, anche il territorio merita di non restare nell'anonimato" (Abruzzo web)
Empedocle Amato, Stazione di notte, 2009
Al di là delle facili polemiche e scaramucce tra critici e addetti ai lavori vi annunciamo che il vincitore della XXXIX Edizione del Premio Sulmona è Stazione di notte, un olio su tela del neorealista Empedocle Amato.

Per voi la galleria di foto e il video dell'inaugurazione del 1 settembre con gli interventi del Presidente e Vice Presidente de "Il Quadrivio" Giuliano Presutti e Raffaele Giannantonio, il Sindaco di Sulmona Fabio Federico, l'On. e Imprenditrice di Sulmona Paola Pelino, la Vice Presidente della Provincia dell'Aquila Antonella Di Nino, gli storici e critici d'arte Giorgio Di Genova, Toti Carpentieri e Duccio Trombadori.




Servizio fotografico realizzato da Silvia Lucantoni
Condividi questo post

domenica 2 settembre 2012

di Unknown

Premio Sulmona: Sgarbi assente ma i critici d'arte non mancano

Inaugurazione XXXIX Premio Sulmona

La XXXIX edizione del Premio Sulmona ha aperto i battenti sotto un cielo plumbeo, non solo in senso metereologico. Durante la cerimonia di apertura, i primi interventi degli addetti ai lavori hanno ribadito a lungo le problematiche economiche che negli ultimi anni hanno reso sempre piú difficoltosa la realizzazione dell'evento. Anche quest'anno niente premi in denaro per i tre vincitori, il che non porterà a nessun tipo di nuova acquisizione per la Pinacoteca di Arte moderna e contemporanea del Polo Museale Diocesano di Sulmona

Franca Minnucci (presentatrice dell'evento)
e  l'On. Paola Pelino
Il sindaco della città, Fabio Federico, si scusa per non aver potuto metter mano al portafogli, ma in questo periodo di crisi, le priorità per le giunte comunali sono altre. Se non altro ci ha messo la faccia. L'On.Paola Pelino, dell'insigne Fabbrica di confetti Pelino, ribadisce l'urgenza di promuovere il Premio e pubblicamente si impegna ad occuparsene rivolgendosi al Ministero dei Beni Culturali. Almeno per ora non ci resta che concederle il beneficio del dubbio, ma ci chiediamo come mai non l'abbia già fatto. 

Toti Carpentieri, Gaetano Pallozzi, Giorgio Di Genova

Gaetano Pallozzi, Duccio Trombadori

I critici di spicco presenti, Giorgio Di Genova, Duccio Trombadori e Toti Carpentieri, rinnovano il loro affetto nei confronti del Premio Sulmona e del suo ideatore segretario Gaetano Pallozzi, ed invitano gli imprenditori locali a rissolevare le sorti del Premio facendo da sponsor. Grande assente, ospite d'onore tanto declamato sulle locandine, Vittorio Sgarbi, Presidente di giuria. Ci auguriamo di vederlo per la Premiazione del 29 settembre

Una delle opere in concorso
Paola Grizzi, Improv-viso, 2012
Traspare passione, affetto, amore per l'arte e voglia di continuare in questo Premio di periferia che, con il tempo e la costanza, ha guadagnato peso e prestigio nel panorama italiano.
Nel 2013 compirà 40 anni, un'età in cui il fascino e la maturità procedono di pari passo con la volontà e il dovere di rinnovarsi.
A parer nostro qualcosa va fatto per renderlo un po' piú accattivante, magari includendo altri media artistici in concorso e non solo pittura e scultura. Intessendo legami piú forti e concreti con la cittadinanza, uscendo anche fuori dalle mura museali. Proprio in merito a ció, abbiamo chiesto ai critici d'arte Duccio Trombadori e Giorgio Di Genova in cosa secondo loro andrebbe rinnovato il Premio Sulmona.
Eccovi il video dell'intervista


Servizio fotografico realizzato da Silvia Lucantoni
Condividi questo post

giovedì 30 agosto 2012

di Unknown

Castelbasso, Civitella e la cultura contemporanea nei borghi

Tra colline lussureggianti, distese alte di girasoli e vigneti cullati dal canto della cicala, nel teramano stanno per chiudere i battenti tre mostre di arte contemporanea davvero speciali.
L' Associazzione Naca Arte, a Civitella del Tronto, e la Fondazione Malvina Menegaz per le arti e le culture, a Castelbasso, anche per quest'estate hanno dato esempio concreto di come l'arte ben si inserisca in contesti dal fascino senza tempo. 


Cultura contemporanea nei borghi, questo il titolo della manifestazione, intreccia perfettamente la memoria dei luoghi, le risorse del territorio e le visioni artistiche del mondo contemporaneo.

Arrivati a Civitella ci si inerpica lungo la fortezza borbonica e più si sale, più il paesaggio diviene mozzafiato. Gli spazi e le stanze, di questa grande opera di ingegneria militare, ospitano la bella mostra a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Umberto Palestini, intitolata "VISIONI la fortezza plurale dell'arte".  Come si legge nel catalogo 
"VISIONI è una mostra che non intende mettere al centro della riflessione dell’arte una qualche teoria estetica, o etica, ma più semplicemente le visioni differenti di artisti di varie generazioni che esprimono con vari mezzi una concezione personale dell’arte e del mondo".
Il visitatore è totalmente immerso in un'esperienza plurisensoriale: video, installazioni sonore, arazzi, dipinti, sculture e performance stuzzicano di continuo e rendono la passeggiata nella fortezza una scoperta continua.

Fortezza di Civitella del Tronto
Come non farsi rapire dalle cantilene e dagli echi, quasi tangibili, dell'installazione sonora di Valentina Vetturi, che raccontano di una donna e di una storia popolare consumatasi nel vicino bosco? 
Come non immergersi nella visione solitaria del film di Jan Fabre che al colore preferisce un bianco e nero con inserti letterari in blu poetico?

Jan Fabre, De Schelde, Hé wat een plezierige zottigheid!, 1988
Come non soffermarsi sulla mappa dell'Italia di Giuseppe Stampone, zeppa di storia, contraddizioni e misteri ancora irrisolti, tutti resi magistralmente tramite un'inconfondibile penna Bic?

Giuseppe Stampone, Mappa, Global Dictature, 2012
Come non sorridere dell'ironia scolastica dell'infanzia di Maurizio Cattelan in Untitled (Punizioni)?
E come non interrogarsi dinanzi all'alternarsi delle scritte video di Michelangelo Pistoletto in Chi sei tu? 

Maurizio Cattelan, Untitled (Punizioni), 1991

Michelangelo Pistoletto, Chi sei tu?, 1976
Altre opere di artisti si incontrano lungo il cammino. Ad esempio Vanessa Beecroft, Joseph Beuys, Sandro Visca, Enzo Cucchi, Ettore Spalletti e altri ancora.
Mostra da non perdere assolutamente avete tempo fino al prossimo 31 ottobre. 

Prima però dovete assolutamente andare a Castelbasso. Non vi rimane che quest'ultimo fine settimana, perché qui la chiusura delle due mostre in corso è prevista per il 2 settembre.

Castelbasso
Innanzitutto Castelbasso è un paese gioiello, perfettamente conservato, pieno di vicoli e balconi fioriti e vale una visita già di per sé. In più avrete la possibilità di ammirare, presso Palazzo Clemente, le opere di Carla Accardi, signora dell'astrattismo italiano. 

Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture
Nella mostra CARLA ACCARDI, smarrire i fili della voce, come fa notare la curatrice Laura Cherubini,
le opere sono legate da sottili ma solide relazioni ed emerge il rapporto tra i nuovi quadri inediti, macroscopici segni fatti di vivo colore, e le opere tridimensionali. (...) La relazione tra oggetti e superfici rivela come i quadri stessi di Carla Accardi siano in 
perpetuo dialogo con l’ambiente
Bellissimi i tre leggeri ombrellini, appoggiati sul pavimento di vetro che lascia intravedere le antiche fondamenta del palazzo castelbassese.  Un gioco intelligente e puro fatto di trasparenze, ombre, forme, segni e colori.

Uscendo da Palazzo Clemente, un percorso quasi obbligato vi conduce verso l'affascinante Palazzo De Sanctis, in cui è allestita la seconda mostra: RADICI memoria, identità e cambiamento nell'arte di oggi, a cura di Eugenio Viola.

Marina Abramovic (foto http://www.undo.net/it/mostra/142798)
Nomi internazionali dell'arte si interrogano ed interpretano le contraddizioni del nostro presente, scavando nel passato, senza mai scadere nel facile e scontato folklore, per risalire all'origine. Basti pensare alle foto di Marina Abramovic, con  le sue visioni ancestrali e irriverenti in cui danzano cielo, terra ed essere umano.

Condividi questo post

mercoledì 29 agosto 2012

di Unknown

Messico: 300 paia di scarpe rosse per denunciare il femminicidio


Elina Chauvet, 300 paia di scarpe rosse
Le 300 paia di scarpe che il 29 luglio scorso l'artista messicana Elina Chauvet ha sistemato lungo l'asfalto di El Paso, in Texas, sono rosse come il sangue. Tacchi, rasoterra, sandali, ballerine, infradito e stivali ...un paio per ogni donna scomparsa, uccisa, rapita al confine tra Usa e Messico. Il corpo che non le indossa è un corpo abbandonato alla violenza e condannato all'oblio dell'indifferenza. E' una marcia immobile e silenziosa che denuncia e smuove le coscienze verso una protesta a gran voce.

Elina è nata a Casas Grandes, in Messico. Ha iniziato prima come autodidatta e in seguito ha studiato pittura, ceramica e scultura. Oggi risiede a Mazatlan, sempre in Messico, con il marito e i due figli. Ha partecipato a più di 30 mostre collettive e 2 personali nello Stato di Sinaloa dal Titolo "Virgins and miracles" e "A hearth on the edge".
Per il suo lavoro ha già ottenuto numerosi premi e riconoscimenti.

L'installazione temporanea di El Paso rappresenta il culmine di un progetto iniziato nel 2009, con le prime 33 paia di scarpe. La protesta ha a cuore soprattutto le donne di Juàrez, cittadina messicana in cui dal 1993 un vero e proprio femminicidio è stato messo in atto.

Ancora una volta un esempio di come l'arte possa svegliare le menti e le voci adagiate in un pericoloso letargo!

Condividi questo post

venerdì 24 agosto 2012

di Unknown

La Grecia un po' meno archaeological e un po' più contemporary

Appena tornata dalle vacanze! 
Meta prescelta? Grecia. Ma attenzione, non è la solita Grecia che vi aspettate, quella delle gite e del tour operator per intenderci, fatta di capitelli, colonne, ridondante di vetrinette da museo colme di vasi dai nomi impronunciabili, tipo "oinochoe". No! 
La mia Grecia di quest'anno prevedeva due tappe di arte contemporanea. Ve le racconto a mo' di diario di viaggio.

State Museum of Contemporary art - Salonicco
PRIMA TAPPA: approdati ad Igoumenitsa alle 4 di mattina, dopo aver sorseggiato il primo caffè greco della vacanza, ci muoviamo dritti dritti verso Salonicco
Alle dieci di una domenica mattina, in pieno, afoso e boccheggiante agosto, troviamo aperto il Museo di Stato di Arte Contemporanea. Come non approfittarne? Anche perchè il Museo Macedone, altrettanto interessante se non di più, ahimè era chiuso.
L’edificio si trova in un quartiere non proprio centrale, ma facilmente raggiungibile in autobus dalla via Egnatia in soli dieci minuti. L'indirizzo preciso è via Kolokotroni, 21.
Prima di trovarlo ci perdiamo tra le vie e i palazzi dei dintorni. Sarà per via dei localetti che qui ci sono, ma qualcosa mi fa pensare al quartiere San Lorenzo di Roma.
Finalmente arriviamo! Armati di bottiglietta d’acqua, macchinetta fotografica e vocabolarietto d’emergenza, acquistiamo due biglietti e ne paghiamo solo uno (a qualcosa la mia Laurea in Storia dell’Arte serve ancora...almeno qui in Grecia).
Il Museo si trova nell'ala nord-est dello storico complesso Moni Lazariston, con una superficie totale di 3.300 metri quadrati.
State Museum of Contemporary art - Salonicco
Il primo piano, più che un museo, ha la parvenza di una scuola elementare. Lungo corridoio e stanze sui lati. Una di queste ci introduce alla collezione più importante qui conservata. Si tratta della Collezione Costakis, che comprende 1,275 capolavori dell'avanguardia russa. Gli artisti presenti sono: Kazimir Malevich, Kandinsky Vasilij, Liubov Popova, Vladimir Tatlin, Aleksandr Rodcenko, Ivan Kliun , Solomon Nikritin, Olga Rozanova, Varvara Stepanova, Nadezhda Udaltzova, Mikhail Matjusin, Gustav Klutsis ecc.
L'acquisto della collezione Costakis è stata effettuata dal governo greco nel marzo del 2000, in seguito alla decisione politica del Ministro della Cultura, prof. Evangelos Venizelos
George Costakis è nato a Mosca nel 1913 dove ha trascorso la maggior parte della sua vita. Ha lavorato come autista per l'ambasciata greca fino al 1940 e poi come capo del personale locale presso l'ambasciata canadese. Nel quadro dei suoi doveri professionali, ha accompagnato diplomatici stranieri nelle loro visite a negozi di antiquariato e case d'arte.
Senza avere alcuna formazione artistica e contatti con l'arte moderna, è stato colpito dalla vista di un dipinto di Olga Rozanova. Era il 1946 e la sua avventura da collezionista ebbe inizio, sviluppando un interesse per l'arte russa a partire dall'inizio del 20 ° secolo ed entrando in contatto con le famiglie degli artisti, da cui ha acquistato le loro opere. Costakis ha continuato la raccolta di opere per almeno tre decenni, dando vita ad una collezione meravigliosa. Senza rendersene conto, ha salvato una parte importante dell' arte moderna europea dalla distruzione e dall'oblio (in quanto il regime di Stalin aveva vietato tutte le opere dell'avanguardia russa, imponendo il dogma del realismo socialista anche nell'arte).
Il Museo ha anche un'altra sede nelle zone del Porto, ma nel pomeriggio, persi tra il tramonto all'ombra della Torre Bianca, simbolo di Salonicco, e la misteriosa Aghia Sofia, non riusciamo a farvi visita.

I cinque giorni seguenti sono tutto mare e relax nella penisola Calcidica, tra tuffi e bracciate nel mare cristallino, le verdi vette della selvaggia Sithonia e il silenzio dei monasteri ortodossi sulle coste off limits del Monte Athos... ma questo fa poco blog d’arte contemporanea, quindi ve lo risparmio.

Averoff Gallery - Metsovo
A ritorno, sempre sulla via che ci riconduce ad Igoumenitsa, lasciandoci alle spalle lo stupore della vista delle Meteore a Kalampaka, giungiamo alla nostra SECONDA TAPPA: Metsovo
Tipico paesino di montagna, tutto legno e mattoncini. Tra negozietti di souvenir e prodotti d’artigianato locale, tra profumi di arrosto e colate di miele su candidi yogurt, andiamo alla ricerca della Averoff Gallery.



Al di là della piazzetta centrale di un paesino di appena 3000 anime (7000 dopo l'accorpamento di diversi comuni), un museo di tutto punto di quattro piani con annessa terrazza panoramica sulle vette del Pindo ci riporta all’arte. Lo stile dell’edificio è conforme a quello del resto del paese. Forse il fascino sta proprio nel contrasto tra l’involucro architettonico e le opere che contiene. Contrasto che si acuisce man mano che si scendono i piani e l’arte si fa sempre più contemporanea ed imprevedibile. La galleria infatti ospita un'importante collezione di opere di artisti greci del IX e XX secolo, tra i quali Tsokos, Prosalendis e Lembesis, ma anche nomi più contemporanei, come Malalos, Moralis, Botsoglou, Moustakas, Paniaras, Prekas, Sorangas, Sperantzas, Tetsis, Fasianos e altri ancora.
Gran parte dei dipinti appartenenti alla collezione provengono dalla raccolta privata lasciata in eredità dal benefattore locale Evangelos Averoff Tossizza.
Children's Workshop- Averoff Gallery - Metsovo
Qui la sorpresa è stata sicuramente la piccola stanza dedicata ai ragazzi. Un laboratorio d’arte a tutto tondo, una sezione didattica coloratissima, piccola, ma che mette voglia di sperimentare, toccare, creare. Per i ragazzi, nel bookstore annesso al museo, sono in vendita anche due guide per andare alla scoperta delle opere esposte (Let's explore the Averoff Gallery, per bambini dai 6-9 anni, e Getting to know some of the themes of Greek Painting, per bambini dai 9-13 anni), puzzle delle opere e gadget di altro tipo.


Eccovi alcune foto, chissà, magari vi ispirano e quando sarete da quelle parti deciderete di deviare verso le mie due mete un po' meno archaeological e  un po' più contemporary.

Appartamento di George Costakis
State Museum of Contemporary art - Salonicco  

Petr Miturich, Ten cubes, 1919-21
State Museum of Contemporary art - Salonicco

Vsevood Sulimos Samuilo, Panel Fragments, 1927
State Museum of Contemporary art - Salonicco

Ivan Klium, Seven studies of color and form, ca.1917
State Museum of Contemporary art - Salonicco

Papayannis Thodoros, dalla serie My ghost, 1994
Averoff Gallery - Metsovo

Averoff Gallery - Metsovo

Giorgos Rorris, Portrait of Tatiane, 2002
Averoff Gallery - Metsovo

Papayannis Thodoros, Mother figures of Epirus, 1995
Averoff Gallery - Metsovo

Per saperne di più eccovi i link dei due musei: State Museum of Contemporary Art  Averoff Gallery

Condividi questo post

mercoledì 30 maggio 2012

di Unknown

L'uovo Fabergé dalla corte dello zar alla chioma blu di Marge Simpson


Peter Carl Fabergé
Oggi Google con il suo Doodle ricorda il 166° anniversario della nascita di Peter Carl Fabergé. Le uova furono una realizzazione di gioielleria ideata presso la corte dello zar di tutte le Russie. Fra 1885 e il 1917 furono realizzate dalla compagnia Fabergé ben 57 uova di Pasqua in oro, preziosi e materiali pregiati.

A Londra quest'anno, nel periodo pre-pasquale, hanno organizzato una bella caccia al tesoro con mega uova tutte decorate da artisti, orafi, designer, architetti e stilisti di prestigio. Qualche nome? Mulberry, Sir Ridley Scott, Zandra Rhodes, Diane Von Furstenberg, Marc Quinn, Bruce Oldfield, the Chapman Brothers, Theo Fennell, William Curley, Candy and Candy, Zaha Hadid, Bompas and Parr, Polly Morgan e Tommy Hilfiger. 

Chissà se a Londra hanno preso spunto dalla puntata dei Simpson in cui Marge ruba una delle 12 uova Fabergè di Montgomery Burns, per aiutare una raccolta fondi di beneficenza? 

Organizzata da Fabergé, The Big Egg Hunt è stata sicuramente un'operazione anche di marketing, ma chi vi ha partecipato e ha vinto, si è portato a casa, senza doverlo nascondere tra i capelli come fece la signora Simpson, un preziosissimo esemplare di uovo Fabergé, il Diamond Jubilee Egg

Il gioco prevedeva la partecipazione dei londinesi: su ogni uovo, collocato in luoghi diversi della città, c'era una parola, un codice segreto che andava spedito via sms per poter partecipare all'assegnazione del premio finale. Gli sms naturalmente avevano un costo e i proventi sono finiti tutti in beneficenza ad associazioni che si occupano di tutela dei diritti dei minori, Action for Children e The Elephant family. In realtà l'idea prendeva spunto dalla tradizionale caccia alle uova pasquali.


Londra

Condividi questo post