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lunedì 30 dicembre 2013

di Anonimo

Pollock e Warhol: due americani a Palazzo

Andy WarholSilver Coke Bottles, 1967
Collezione Brant Foundation
© The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA
 © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013

Prosegue per tutto il periodo natalizio (e oltre) il fitto cartellone di Autunno Americano, rassegna che vede l’America temporaneamente trasferita a Milano. La sede di Palazzo Reale ospita le due retrospettive chiave di questa grande iniziativa: la prima dedicata ai vent’anni e più di Espressionismo Astratto, con il noto gruppo degli artisti irascibili (Jackson Pollock schierato in prima fila), per proseguire poi al piano superiore con una riuscita rilettura dell’immensa produzione di Andy Warhol
Due esposizioni che paiono contagiarsi senza soluzione di continuità; ma è bene partire dall’inizio, per la precisione dal 20 maggio 1950. 

giovedì 26 settembre 2013

di Anonimo

Cambio di stagione: l’Autunno a Milano è americano

J. Pollock, n. 27, 1950
(Link foto)
L'arte e la cultura degli States sbarcano nel capoluogo lombardo con mostre, concerti, spettacoli teatrali e di ballo, film e dibattiti, da metà settembre fino a febbraio 2014.
Da martedì 24 settembre, la Milano a stelle e strisce accoglie il meglio dell'avanguardia di metà Novecento con la mostra d'arte contemporanea intitolata "Pollok e gli Irascibili. La scuola di New York". 40 capolavori, provenienti dal Whitney Museum di New York, raccontano la storia di un movimento rivoluzionario e sperimentale, nato in un momento di grande fermento e destinato a cambiare radicalmente il mondo dell'arte contemporanea.

venerdì 7 ottobre 2011

di Unknown

Addio a Steve Jobs. L'occhio del 2000 in un'App

Se è vero che la fotografia, scoperta nel 1826 da Niepce, influenzò la schiera degli impressionisti nelle loro rivoluzionarie inquadrature e nel ruolo dell'arte nei confronti della rappresentazione della realtà...
Se è vero che il futurismo fece dell'evoluzione tecnologica il suo pane quotidiano e tutta l'arte del '900 si impadronì più di una volta dei suoi mezzi... 

Se è vero quindi che spesso la tecnologia e le sue invenzioni hanno rivoluzionato il modo di fare e pensare l'arte ed hanno influenzato il suo rapporto con la realtà, cosa mi dite delle trasformazioni dell'arte contemporanea nell' era di Steve Jobs in cui basta una "App" per cambiare sguardo verso il mondo?


Le intuizioni del visionario di Cupertino, ribatezzato dal giorno della sua morte il Newton dei nostri tempi e come tale compianto, hanno innegabilmente rivoluzionato il mondo dei computers e della telefonia, ma di riflesso le sue innovazioni tecnologiche e di design sono riuscite a cambiare anche il mondo dell’arte contemporanea. 

Alcuni esempi?

iMovie è un programma di montaggio video che innumerevoli video artisti usano ogni giorno. Ryan Trecartin ne ha fatto largo uso.
Numerosi fotografi usano un Mac per i loro ritocchi, preferendolo per le qualità grafiche ai suoi diretti concorrenti.
C’è un’applicazione per iPhone e iPad che si chiama Brushes, costa pochissimo ma offre infinite possibilità ed è per questo utilizzato da molti artisti. 
D. Hockney
L'artista inglese  David Hockney dal 2008 ad oggi ha creato oltre 400 dipinti con questa applicazione: ritratti, autoritratti, piante, fiori e paesaggi, che Hockney ha “dipinto” con le proprie dita o con apposito pennino. La critica lo ha eletto già nuovo messia della digital art.
Miltos Manetas ha creato l'applicazione Jackson Pollock, una sorta di programma che permette a tutti di creare capolavori di action painting con un dito.
Il mondo museale inoltre ha cominciato in questi ultimi anni a servirsi di un nutrito numero di supporti a marchio Apple per la fruizione interattiva di mostre ed eventi.
Gli esempi potrebbero essere ancora molti... Ma al di là dell'uso dei prodotti di Apple come meri mezzi artistici, rimane da chiederci quali siano le trasformazioni ancora in atto, che stanno rivoluzionando il nostro modo di percepire la realtà, rapportarci ad essa, metabolizzarla e restituirla sotto forma di arte. 
Come lo storico d'arte Michael Baxandall  mostra nel suo Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento che il modo di guardare della vita quotidiana di una società nei suoi momenti sociali, religiosi e commerciali, si riflette negli stili pittorici giungendo alla definizione delle abitudini visive del pubblico del '400, così oggi dovremmo rianalizzare l'arte in relazione alle nostre abitudini percettive. Dovremmo ripartire dalla medesima domanda che accese Baxandall, anche se apparentemente banale, giungendo a definire una sorta di "occhio del 2000".
Sicuramente molte delle nostre abitudini avranno a che fare con le intuizioni e innovazioni tecnologiche di Jobs.

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