Louise Nevelson, foto scattata da Robert Mapplethorpe |
Louise Nevelson aveva le idee chiare fin da bambina, da quando in una biblioteca di Rockland, nel Maine, chiesero a lei a alla sua amica cosa sarebbero volute diventare da grandi. Blanche rispose che sarebbe diventata una contabile. La piccola Louise, senza titubanza alcuna, rispose:
"Sarò un artista, anzi no, sarò uno scultore perché non voglio essere aiutata dal colore"Louise, alla nascita Leah Berliawsky, è diventata una scultrice, anzi la madame della scultura della seconda metà del '900. Infaticabile sperimentatrice, votata all'arte in toto, anche nei momenti più bui della sua vita, sarà sempre l'arte la sua migliore amica.
Decisa a non sposarsi, si sposò invece subito dopo aver incontrato Charles Nevelson, matrimonio accettato più per convenienza che per amore, interrotto dopo anni perché più che un marito Charles fu per lei una sorta di socio e lei non aveva bisogno di una società. Dal matrimonio ebbe il suo primo ed unico figlio, Mike.
Indipendente, libera, forte tanto quanto fragile, Louise fu presa a modello anche da esponenti del movimento femminista degli anni '70. Basti pensare che Judy Chicago inserì il suo nome tra quelli delle donne ricordate nella sua installazione The Dinner Party (1974-1979).
Ma Louise Nevelson non sentì mai l'esigenza di proclamarsi femminista, lei fu la liberazione della donna, così, naturalmente. Si sentiva talmente donna e talmente libera da non dover portare i pantaloni. Molto probabilmente fu merito del padre, Isaak Berliawsky, che all'inizio del '900 tenne alla formazione scolastica e culturale per tutti i suoi figli, indifferentemente dal sesso. Più che di femminismo, a cui tra l'altro la critica spesso rimanda, per Nevelson è bene parlare di sensibilità femminile. Sensibilità tutta palesata nel suo modo di lavorare e di interpretare, attraverso il gioco dell'assemblaggio, l'oggetto prelevato dalla vita quotidiana, spesso dall'ambito domestico, salvandolo così dall'oblio.
Le opere di Louise Nevelson, scultrice statunitense ma di origine ucraina, saranno esposte fino al 21 luglio nella mostra organizzata da Fondazione Roma-Arte-Musei, presso Palazzo Sciarra. Una mostra che racchiude opere dagli anni '30 agli anni '80, corredata da un corpus fotografico che racconta le vicende e il carattere dell'artista.
L. Nevelson, Homage to the Universe, 1968 |
Dai piccoli scrigni alle grandi pareti, dalle sculture da tavolo a quelle dall'andamento verticale, tutti i suoi lavori, come castelli, ci raccontano un mondo fatto di ricordi intimi e collettivi, ma anche storie di oggetti in bilico tra passato e presente. Dal nero al bianco e dal bianco all'oro, dai muri alle porte, dai totem alle sculture libere nello spazio, dal piccolo al grande... in tutte le sue sculture/installazioni, la fantasia accumulatrice, l'istintiva capacità compositiva e la poetica dell'assemblaggio inscrivono un percorso ricco di rimandi ed echi.
Mostra da non perdere e per i più piccini non dimenticate gli appuntamenti organizzati da Fondazione Roma-Arte-Musei e WorkInProject (qui trovate tutte le info), un modo divertente per avvicinare i bambini al mondo dell'arte contemporanea.
Totem di famiglia, didattica per mostra Louise Nevelson (Link foto) |
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