lunedì 9 dicembre 2013

di Anonimo

In viaggio tra territori instabili e terre di mezzo


Richard Mosse, The Enclave, 2013
video installazione a 6 canali
 (Link foto)

Se siete a Firenze e passando per Palazzo Strozzi vi incuriosisce quella strana struttura in legno protesa sulla facciata, allora vi consigliamo di addentrarvi negli spazi della Strozzina, dove è in corso – fino al 19 gennaio – “Territori Instabili”, una mostra che indaga i concetti di confine e identità nell’arte contemporanea. 


Palazzo Strozzi
(Link foto)
Percorrendo le sale del Centro, vi incamminerete su sentieri fisici e concettuali, attraverserete scenari incantevoli e inquietanti di luoghi lontani, vi fermerete di fronte a barriere insormontabili e incorrerete nel rischio di trovarvi faccia a faccia con l’immagine di voi stessi, magari riflessa in uno specchio spaccato a metà. 

Le opere dei dieci artisti vi introdurranno ciascuna a temi diversi, dalla mobilità globale all’identità nazionale e individuale, dalle frontiere politiche ai limiti fisici, e ciascuna lo farà con modalità e punti di vista differenti, coinvolgendovi direttamente o lasciandovi riflettere da una certa distanza. 

Vi muoverete in una sala in cui porte e finestre sono assemblate orizzontalmente e sospese al soffitto – opera del giapponese Tadashi Kawamata, lo stesso dei ‘nidi’ sulla facciata e in cortile – e forse vi verrà voglia di tendere un braccio per afferrare una maniglia e spingere verso lo spazio serrato al di là degli infissi. 

Rimarrete impressionati dal forte impatto estetico dei video di Sigalit Landau – un’artista israeliana che sottopone il proprio corpo a tensioni fisiche alludendo a quelle politiche del suo paese – o dalla bellezza inquietante e onirica dei fotogrammi di Richard Mosse che, sotto il velo di una pellicola rosa, ‘documenta’ la guerra civile in Congo.

Sigalit Landau, DeadSee, 2005
video

E se Paulo Nazareth vi mostrerà, con fotografie e video, il suo cammino attraverso i confini di oltre quindici paesi, dal Brasile a New York, Paolo Cirio, invece, vi condurrà in uno spazio virtuale in cui svela i meccanismi di evasione verso paradisi fiscali. 

Al limite tra realtà e virtualità sarà anche il viaggio con Adam Broomberg e Oliver Chanarin, che raccontano il conflitto israelo-palestinese ponendo l’accento sull’arbitrarietà del medium fotografico. Vi sembrerà, poi, di immergervi in una dimensione atemporale di fronte alle fotografie in bianco e nero della sudafricana Jo Ractliffe, scattate nella ‘terra di mezzo’ scenario della guerra angolana.

Paulo Nazareth, Noticias de America, 2012
stampe fotografie e video performance

E se vorrete andare ancora oltre i confini dell’Africa e del sud America, The Cool Couple (Simone Santilli e Niccolò Benetton) vi porterà nella terra cosacca del Friuli, raccontandovi una storia poco conosciuta della seconda guerra mondiale, che parla di identità nazionali, differenze etniche e culturali. 

Infine, col video di Zanny Begg & Oliver Ressler entrerete nel vivo di una riflessione sugli aspetti contrastanti del fenomeno dei flussi migratori, tipico dei giorni nostri, mentre Kader Attia, francese di origini algerine, vi aprirà la strada verso un luogo d’introspezione psicologica e ricognizione individuale. 

A questo punto il motore si spegne, il vostro percorso finisce, e non vi resta che avviarvi verso l’uscita, ma se vi attardate ancora in pensieri e considerazioni, allora passate prima per la sala interattiva. Su due grandi lavagne potrete lasciare la vostra risposta alle domande: “Quali confini vorresti abbattere? – Quali confini vorresti proteggere?”.

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