sabato 24 agosto 2013

di Anonimo

La madre del ladro ha davvero bruciato i quadri rubati dal figlio?

Monet, Il ponte di Waterloo, (una delle opere rubate)
(link foto)
Fin dove può spingersi l’amore di una madre per i propri figli? Sarebbe la domanda giusta da porsi leggendo questa notizia.
Ma andiamo per ordine, nel 2012 un grosso bottino viene portato via dal museo cittadino Kunsthal di Rotterdam: Picasso, Monet, Matisse e Freud, sono solo alcuni dei grandi nomi protagonisti di questo “colpo del secolo”.  La polizia si mette sulle tracce degli autori del furto, che a quanto pare tanto cauti non devono esser stati, infatti vengono rintracciati. 
Gli investigatori scoprono una vera e propria banda al di là del fattaccio, ben organizzati come una catena di montaggio ed efficiente come un meccanismo ben oliato.

Olga Dogaru
Comincia ora la ricerca del bottino, ma un’amara sorpresa attende la polizia: Olga Dogaru, madre di uno dei componenti della banda, ha bruciato la refurtiva. Gli investigatori cominciano ad insospettirsi quando dopo un colloquio con la donna notano delle sospette macchie di vernice sui bordi del forno della sua casa.
Una volta effettuate le analisi e i controlli specifici la terribile verità “sembra” venire a galla, la Dogaru ha effettivamente bruciato i capolavori rubati per un valore stimato di 100-200 milioni. Ci troviamo di fronte a uno dei maggiori colpi contro una galleria d’arte nella storia olandese e Olga Dogaru deve ora rispondere delle proprie azioni. Si dice che potrebbe essere accusata anche di  “crimini contro l’umanità” ma io penso che di fronte ad una perdita del genere ogni accusa sembra irrisoria.

Pochi giorni fa però, il figlio della Dogaru e il suo avvocato, saltano fuori con una strana proposta e un’inaspettata rivelazione. Radu Dogaru, alla vigilia del suo processo a Bucarest, propone di spostare in Olanda il suo processo, in cambio riconsegnerebbe cinque dei sette dipinti rubati.  
Ma non erano andati in fiamme? Secondo il suo avvocato sarebbero ancora intatti, o almeno cinque di essi. Naturalmente le autorità olandesi hanno categoricamente rifiutato il baratto e Dogaru ha dovuto affrontare il processo a Bucarest in compagnia dei suoi complici. Il Tribunale di Bucarest ha rinviato il processo al mese prossimo.

Al di là del valore economico della perdita,  a questo punto ancora tutta da accertare, ciò che mi atterrisce e intristisce maggiormente è il pensiero della perdita estrinseca di questi capolavori, che “forse” non saranno più visibili se non sulle pagine lucide dei libri di storia dell’arte. 
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1 commento:

Anonimo ha detto...

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