martedì 21 dicembre 2010

di Unknown

I nuovi spazi del MACRO spiccano il volo con Enel Contemporanea












Il 4 dicembre Roma ha finalmente inaugurato i nuovi spazi del Macro, creati dall’architetto francese Odile Decq. 

Un progetto che ridisegna la geografia del Museo d’Arte Contemporanea della capitale. Per cominciare cambio d’ingresso da via Reggio Emilia a Via Nizza, più precisamente, angolo via Cagliari. L’entrata vecchia diviene fine percorso. Ma nel nuovo spazio un percorso lineare vero e proprio non c’è. Il visitatore è libero di tracciarsi il proprio in torno al grande volume rosso e spigoloso che, come un meteorite caduto dal cielo, travalicando la barriera di vetro e ferro del soffitto, si è bloccato ora in un’ancorata sospensione, un attimo prima di schiantarsi al suolo. Si tratta dell'auditorium. 
A pian terreno, dal foyer di rosso e nero vestito, vista cielo, siamo invitati ad entrare nel white space della Sala Enel in cui il Macro ha allestito l’opera vincitrice della quarta edizione dell’Enel Contemporanea Award 2010. L’esposizione ha inaugurato il nuovo spazio. 
E “The winner project is” Are you really sure that a floor can’t also be a ceiling?
Prima di entrare un’assistente di sala ci invita a non utilizzare il flash nelle foto e a far attenzione a non calpestare le farfalle fuggite dal parallelepipedo di vetro.
Avete capito bene, parlo di farfalle, farfalle vere. Il duo Bik Van der Pol (Liesbeth Bik e Jos Van der Pol) nel suo lavoro ha pensato di inserirne di ogni specie. Le farfalle sono “indicator species”. Sono particolarmente sensibili ai cambiamenti ambientali. E come non pensare al cosiddetto “butterfly effect”, metafora che racchiude in sé il concetto di dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali nell’ambito della teoria del caso, e cioè che piccole differenze nelle condizioni iniziali di un sistema dinamico possono produrre grandi variazioni nel comportamento a lungo termine del sistema.
Gli artisti hanno inserito una marea di piccole e grandi variopinte farfalle all’interno di uno spazio citazione della Farnsworth house di Mies van der Rohe, enfatizzando così lo stretto contatto tra uomo e natura.
 Il visitatore è invitato ad entrare nel parallelepipedo in vetro, membrana simbolica creata tra spazio interno e spazio del museo. Una sorta di ecosistema uomo/natura sottovuoto.

Uscendo dalla Sala Enel, ritorniamo nella sala d’ingresso. Come una grande altalena bloccata dai montanti in ferro, l’ottagono rosso accoglie il visitatore e lo fa accomodare per un po’, un attimo prima di scegliere da quale parte riprendere il cammino. Una serie di piccoli ponti, in bilico tra le trasparenti mura in vetro e le opache mura nere, ruotano e segmentano lo spazio. Da più porte è possibile accedere agli spazi galleria che accolgono la collezione del Macro vecchia e recente che per l'occasione ha selezionato una serie di opere che riflettono intorno alla figura umana. Dalla galleria il percorso si ricongiunge con il vecchio corpo di fabbrica.
Per Odile Decq le traiettorie possibili della nuova ala riflettono le sensazioni che si provano ogni volta che si cammina nel centro di Roma.Come lei stessa ha affermato in una recente intervista, la sua idea è "Una storia stratificata che si manifesta in un groviglio di vicoli a misura di pedone, di monumenti stupendi che ti si rivelano d’improvviso, di piccole piazze accoglienti come cortili". La partitura che ha composto Odile Decq è scandita sul ritmo lento di una passeggiata, costellata di scorci, scoperte, mai un colpo d’occhio totale. Un intrecciarsi di rampe, scalinate, balconate sospese. 
Per le mostre e le opere della collezione esposte in questo periodo al Macro vi terremo aggiornati nei prossimi post. Per ora godetevi le foto che catturano l'architettura della Decq  e il lavoro premiato da Enel Contemporanea, ma vale la pena andare di persona.


















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