giovedì 25 novembre 2010

di Unknown

Occasioni perse: MAXXI imballa Gino De Dominicis...

Il 7 novembre ha avuto termine la retrospettiva dedicata dal MAXXI a Gino De Dominicis a cura di Achille Bonito Oliva. 
La mostra ha preso in esame i nodi tematici e iconografici più cari all'artista: la materia e l’entropia, il rovesciamento prospettico e l’ubiquità, la metamorfosi e l’evoluzione, il confine tra visibile e invisibile, l’ironia, la sospensione tra passato e avvenire. Su tutti domina una costante: l'immortalità.
Per chi si fosse sbadatamente perso la mostra eccovi alcune pillole sul poliedrico ed eccentrico artista e su una selezione personale delle opere esposte. Una sorta di "Se foste andati... avreste visto..". Occasione persa perchè in questa "era della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte" in cui le immagini sono riprodotte all'infinito, i lavori di De Dominicis rimangono rari da vedere. Fu l'artista più attento nell'evitare di catapultare se stesso e i suoi lavori nel sistema dell'arte e quando poteva evitava cataloghi, mostre e tutto l'ambaradam che crea e nel contempo distrugge l'aura. Il catalogo pubblicato da Electa, che accompagna la mostra, è la prima monografia di riferimento per una conoscenza esaustiva dell'artista. 
Calamita cosmica
Nel cortile del Museo avreste trovato ad ad introdurvi alla mostra Calamita cosmica, una delle opere più ambiziose di De Dominicis, anche se voci di corridoio affermano che non appena l'opera fu realizzata l'artista ebbe molto da ridire, non soddisfatto dal risultato finale. Malgrado lo scetticismo dell'autore io l'ho trovata fantastica. Non è tanto la dimensione ad assalire lo sguardo, anche se per essere sinceri la sensazione provocata dai 24 m di scheletro è quella di un lillipuziano al cospetto di un gigante. A catturare lo sguardo sono i vuoti tra le costole che evocano i pieni di una vita apparentemente assente. L'equilibrio e la forza gravitazionale dell' asta dorata sono linfa vitale e donano alla mastodontica scultura un tempo ultraterreno.
Mozzarella in carrozza, 1970
Entrando nel museo ci accoglie l'ironia di Mozzarella in carrozza lavoro che quando venne presentato all’Attico nella collettiva del ’70 suscitò molto scandalo. E' una delle opere che ha spinto la critica a collocare l' artista nel "Concettuale". Le parole sono qui materializzate, visualizzate. E' inoltre la messa in discussione del meccanismo del ready made duchampiano fondato sull'idea che la galleria o il museo abbiano il potere di trasmutare in opera d'arte qualunque oggetto in essi esposto. La mozzarella rimane tale pur trovandosi nel lussuoso contenitore: meccanismo che non funziona!
Dal fondo del corpo scala subito si fa notare - pardon.... Si sarebbe fatto notare -, la risata di D’io, anche qui un gioco di parole: di me stesso/Dio. Qui l'opera si fa impalpabile, fatta solo di suono, opera invisibile.
I lavori esposti erano 130 in totale, impossibile descriverli tutti. Bastano i già citati per farvi rimpiangere l'evento. Tra orologi senza tempo, tracce di geometrie e geometrie sospese, ironici necrologi e nasi adunchi come becchi, il MAXXI saluta l'artistata singolare che De Domincis fu,  quest'uomo elegantemente vestito sempre immerso in instabili equilibri tra scienza e irrazionale.
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