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martedì 22 gennaio 2013

di Unknown

Un libro con scatti inediti di Palma Bucarelli


Palma Bucarelli è stata una critica e storica dell'arte italiana, direttrice e sovrintendente della GNAM di Roma dal 1942 al 1975. Donna detestata e amata, chiacchierata e ammirata. Dal suo personale archivio, custodito presso l' Archivio di Stato Centrale, sono state scovate una serie di foto che la ritraggono (più di 4000). Ne è nato un libro, un racconto, una biografia per immagini. 


Abbiamo partecipato alla ri-presentazione, ad un anno dalla pubblicazione, del libro Palma Bucarelli, immagini di una vita (Palombi Editore, Roma 2011), avvenuta presso la libreria d'arte Let's Art di Roma. Una piacevolissima chiacchierata a cui hanno preso parte gli autori del libro Lorenzo Cantatore ed Edoardo Sassi, insieme a Roberto Dulio nel ruolo di moderatore. Presente anche la storica e critica d'arte Lorenza Crucchi, testimone diretta di quegli anni, che insieme al pubblico ha ricordato pregi e difetti della Bucarelli. 

L'occasione è stata utile per far luce su quanto ancora di poco conosciuto c'è sul suo conto. Va considerato che per una biografia è abbastanza inusuale poter  disporre di un corpo iconografico così ampio ed eterogeneo. Si va da Palma bambina accompagnata da un bellissimo e significativo disegno realizzato a dodici anni circa, (in cui lei prova ad immaginarsi nel futuro, con un vestito a pois) agli scatti ufficiali, come quelli in peplo nati dall'obiettivo fotografico di Ghita Carell, agli incontri con gli artisti, letterati, musicisti,  politici, nelle occasioni conviviali, in vacanza, a lavoro, dalla terrazza del suo appartamento presso la GNAM con alle spalle i pini di Valle Giulia, con i suoi amati cani o con il suo compagno Paolo Monelli, più volte autore delle foto pubblicate nel libro.

Palma Bucarelli dalla terrazza del suo appartamento presso la GNAM
(anni'70) (foto link)
Un indice di nomi ricco non per fare un'esibizione ma perché l'obiettivo degli autori era, parlando di lei, disegnare un affresco di un’epocaCosì grandi ombre del ‘900 rivivono intorno al suo personaggio, retti da un tessuto connettivo simile a quello di un film. Attraverso la sua biografia per immagini gli autori hanno avuto la possibilità di descrivere una stagione, di ricercare un tempo perduto. Un libro che evita l'idolatria e predilige lo scatto inedito. Come ha affermato uno dei due autori -si tratta di un libro su Palma Bucarelli ma non la celebra, non è un libro da idolatri ma sicuramente da appassionati-
Il racconto per immagini è arricchito da un confronto diretto con testi autografi, carteggi, documenti d’archivio, documenti d’ufficio, diari, lettere e registrazioni audio. Un vero e proprio restauro meticoloso.

Ma è soprattutto la biografia di una donna moderna in un momento in cui le donne facevano ancora fatica ad indossare i pantaloni. Lei invece se ne andava a zonzo con la sua macchina nei lontani anni '30, e dai '40 guidava un museo che a ben vedere avrebbe gettato le basi dei moderni musei d'arte contemporanea, dalla ricerca alla didattica, dai meccanismi degli uffici stampa alle mostre pionieristiche. Sua innegabile dote il coraggio. Coraggio di stroncare un Guttuso nel momento del suo maggior successo, coraggio nel sostenere un Piero Manzoni con una monografica per cui affronterà perfino un processo penale. Coraggio che oggi manca a molti direttori. Basti pensare a come investiva e credeva in giovani artisti ventenni.


Il libro è una raccolta fotografica che racconta per immagini una serie di storie parallele senza dimenticare la Storia con la "S" maiuscola, che fa da sfondo e si intreccia alle vicende personali del personaggio. Basti pensare alle foto inedite di Hitler e Ciano, ritrovate in un rullino contenente altre foto della coppia Bucarelli-Monelli in viaggio a Venezia, bruscamente interrotto dal precipitarsi degli eventi bellici.



Palma Bucarelli, amata o odiata, è stata una donna che ha scritto pagine importantissime della Roma del '900 e dell'arte contemporanea in generale.

Inutile dirvi che consiglio vivamente il bel libro, soprattutto a tutte quelle storiche dell'arte che come me spesso perdono la bussola nell'intricato mondo dell'arte contemporanea. Vi troveranno un modello di donna e storica dell'arte molto moderno. Sempre in prima linea. Persone come lei farebbero molto bene ai musei di oggi. Alla scarsezza di mezzi e ai pochi soldi per la cultura si risponderebbe con una maggiore circolazione di idee, idee che rompano schemi.

Naturalmente il libro lo trovate anche nella libreria caffetteria Let's Art, da sfogliare mentre prendete un buon caffè o da acquistare e tenere gelosamente a casa.


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venerdì 18 gennaio 2013

di Unknown

Sguardi secondo l'obiettivo di Valentina Larussa

Presso lo Studio d'arte Contemporanea Pino Casagrande ha inaugurato ieri la mostra con il ciclo di ultimi lavori di Valentina Larussa.
Your loving eyes, questo il titolo della mostra, presenta una carrellata di volti e sguardi tutti a loro modo profondi e complici amorevoli dell'obiettivo fotografico.
Come scritto nel comunicato stampa Valentina Larussa studia come cogliere in ogni volto, in particolar modo negli occhi, quello che si cela nel profondo di ogni persona. 

Il risultato è un gioco di sguardi che osservano mentre sono osservati a loro volta, che si rincorrono nello sguardo dello spettatore che infine si ritrova faccia a faccia con se stesso grazie a quattro piccoli specchi installati lungo il percorso espositivo.

Mostra da tenere sott'occhio!



Valentina Larussa "Your loving eyes",
fino al 31 gennaio 2013
Studio d'arte contemporanea  Pino Casagrande
Roma, via degli Ausoni 7A
www.pinocasagrande.com
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mercoledì 19 dicembre 2012

di Unknown

Tracey Emin, una Young British Artist a Roma

Tracey Emin, la nota artista inglese, è a Roma con una mostra davvero particolare dal titolo "You saved me". 
Leggendo la sua biografia e il suo excursus di artista cresce la curiosità per questa donna dal fascino di bella e dannata, sfacciatamente schietta e sempre irriverente oltre il dovuto. E' senza ombra di dubbio "la cattiva ragazza" che insieme a Damien Hirst ha dato vita alla Young British Art negli anni '90.


Nei suoi lavori va in scena la sua vita, è questo che la critica ripete di continuo. 

Da Lorcan O'Neill a Roma, l'artista presenta una serie di tele e disegni in total blu, sculture bianche e messaggi a led. Come lenzuola stese ad asciugare, le sue tele e i suoi disegni si danno allo sguardo altrui senza vergogna e senza timore. 


In realtà le sue lenzuola le offrì letteralmente agli sguardi altrui nel 1999, con l'opera che la rese celebre: My bed è un letto disfatto, con tanto di preservativi usati e biancheria con macchie di sangue. Ma Emin era già nota alla stampa per l'installazione Everyone I have ever slept with 1963 – 1995, una tenda da campeggio sulla quale aveva cucito i nomi dei suoi amanti e le debite considerazioni.


Nella mostra inaugurata sabato a Roma l'eroina della Young British Art svela un mondo intimo e femminile, fatto di pennellate veloci e ricami, che al passato chiassoso e turbolento sostituiscono un presente più accogliente, forse un pizzico più tradizionalista e più incline alla faccia positiva e amorosa del mondo. 


Abbiamo avuto l'onore di incontrarla durante il Vernissage. Eccovi il video:

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lunedì 26 novembre 2012

di Unknown

NewArt | Federica Di Carlo, la vita in un'unica immagine

Premessa: nel momento in cui mi è arrivata l'email di Federica per la nostra selezione New Art, il suo nome mi rimbombava in testa, sicura di averlo già sentito altrove. Quando le immagini del suo lavoro mi sono apparse sul pc ho capito. Come vi ho già svelato, ho un taccuino in cui annoto i nomi degli artisti che "Bum!" a primo impatto e senza troppi giri di parole e concetti astrusi, mi colpiscono e su cui vorrei scrivere un giorno almeno un post. Ebbene Federica Di Carlo era già in cima alla mia lista, quindi sono davvero felice oggi di presentarvi il suo lavoro, ma andiamo con ordine...

Federica Di Carlo è una giovane artista dalla creatività poliedrica, utilizza i linguaggi dell'arte contemporanea con intelligenza e senza farsi ingannare troppo dalla sperimentazione e dalle sue forme falsamente accattivanti.

F. Di Carlo, Test d'identità,
installazione, 2010
Tramite la pittura indaga temi e soggetti importanti, restituendoci visioni poetiche della vita. Pose poco convenzionali ma molto naturali, in cui il colore a macchia ha un peso e un significato non casuale, spesso portatore di messaggi dell'anima. Test d'identità è un'installazione che racconta i sentimenti che s'intrecciano bruscamente o s'insinuano pacatamente nel corso naturale della vita. Le donne dipinte da Federica hanno la dolcezza, il timore del mondo e l'incertezza del futuro tutto in uno sguardo. Ma è anche e soprattutto uno studio sul corpo, le sue trasformazioni e la sua fragile bellezza.

F. Di Carlo, Stream of Consciousness,
installazione, 2012
L'installazione Stream of Consciousness è un vortice cinetico dall'andamento casuale ma dipendente dal passo e dallo sguardo di chi vi gira attorno. Si tratta di una scultura circolare percorsa da un fascio di luce e da tante piccole e leggerissime forme cartacee, con l'immagine di una carpa ricavata da un antico timbro, scovato da Federica a New York. Il tutto viene continuamente deformato e ripetuto da uno specchio posto alla base. E' un'indagine moto-visiva degli istanti creativi, quelli che si susseguono e accavallano caoticamente nel tempo che genera creazioni artistiche. E' il caotico mondo delle idee che prendono una direzione nella mente, sviandola e contraddicendola di continuo.

F. Di Carlo, Stream of Consciousness,
installazione, 2012
La sua installazione-performance I saltatori è un racconto umano, ibrido  di storia, memoria e tempo, quello in cui i ricordi delle persone care si relegano al sicuro e nel contempo si scrollano di dosso. Un salto su un prato di papaveri, immagine di tomba e di rinascita. Federica stessa rivela: 
"Ho scelto il papavero sia per il suo colore forte e deciso, sia perché nella simbologia assume la valenza di veleno che provoca intossicazione ma allo stesso tempo se usato in dosi ridotte possiede forti proprietà medicinali. Inoltre il papavero è associato al simbolo del potere. L'idea era riunire in uno stesso simbolo il virus e la cura. La morte e l'assimilazione di essa".

F. Di Carlo, I saltatori,
installazione, 2011
E' un'inedita visione del lutto, una visione intima, sicuramente autobiografica ma che riflette l'idea universale della morte e scandisce un tempo di metabolizzazione differenziato per ognuno di noi. 

La forza di quest'artista è tutta nel suo saper indagare e sintetizzare in una sola immagine sia l'io che il noi. E' nella capacità di saper cogliere gli istanti profondi e i temi importanti della vita, per restituirceli con sensibilità e chiarezza. E' nella volontà di prestarsi all'ascolto del respiro del mondo, per decifrarne il mistero... semplicemente.

Per saperne di più vi rimando al suo sito
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Federica Di Carlo è nata a Roma nel 1984. Dopo aver studiato presso l'Accademia di Belle Arti della sua citta' e di Bologna, ha vissuto a Barcellona e a Londra dove ha frequentato diversi corsi di perfezionamento ed è entrata in contatto con artisti internazionali. Una delle sue ultime esperienze è stata a Salisburgo con l'artista americana Judy Fox, per affinare le tecniche scultoree.
Ospite di numerose collettive in Italia e all'estero, ha suscitato grande interesse da parte di pubblico e critica. Tra le sue ultime esposizioni "Fabula in art" presso i musei di San Salvatore in Lauro, con la collaborazione di: Arushi Art New Delhi India, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Riso Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia, dove in occasione di Fabula in Art III ha esposto assieme a grandi artisti come: Shirin Neshat, Patrick Guerresi Maimouna, MimmoPaladino et al. Nella stessa occasione la sua opera è stata battuta all'asta dalla CHRISTIE'S.
I Saltatori è stata una mostra a cura di Valentina Bernabei (curatrice e giornalista per flashart) presso la Casa Internazionale delle Donne. 
"Stream of consciousness",  presso la galleria IPSAR di Roma, è stata curata da Chiara Natali con una presentazione della curatrice del contemporaneo della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, Angelandreina Rorro.
Appena rientrata nella sua città, dopo un paio d'anni vissuti a Barcellona, Federica è stata notata proprio dalla Rorro in occasione della mostra presso la Casa internazionale delle donne.
Di recente è stata tra i vincitori del prestigioso concorso Como Contemporary Contest 2012.
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lunedì 19 novembre 2012

di Unknown

Audry Liseron Monfils, simplement détourner, simplement contourner

Artothequè de Rome presenta "simplement détourner, simplement contourner", disegni di Audry Liseron Monfils. Vernissage giovedì 15 novembre 2012 dalle ore 18,30. 
Così era scritto sul retro dell'invito cartaceo, sul fronte uno dei disegni a gouache di Audry: un carro armato dal cui cannone penzola una leggera altalena costruita con una corda e un pneumatico. A divertirsi sull'altalena improvvisata due bambine.

Audry Liseron Monfils, [21.57… 16.07] 157 (2012)

Audry, nonostante l'opening fosse previsto per le 18,30, si presenta all'Artothèque verso le 17,00. Mi chiede qualcosa in francese che non comprendo subito, poi si mette in un angolino della scrivania, ancora zeppa di oggetti da rimettere in ordine prima che la mostra abbia inizio, e comincia a disegnare alla sua maniera. Utilizza fogli da taccuino in diverse dimensioni. Lo lascio fare senza disturbarlo ma con la curiosità matta di vederne il risultato.

Audry è un artista autentico e riservato, non ama parlare troppo dei suoi lavori. D'altronde i suoi lavori parlano già senza di lui. La sua poetica, nel contempo seria e disincantata, esprime concetti tramite un'unica e semplice immagine, spesso generata da accostamenti inusuali e inaspettati, a cui basta poco per sovvertire l'idea che si ha del mondo. 

Audry Liseron Monfils, [18.17…11.58] 150 (2011)

Ad esempio due statue appoggiate a terra che invertono e contraddicono la scalata verticale del mondo moderno, perennemente con lo sguardo al cielo e con monumenti, obelischi e palazzi che ambiscono a toccarlo. Nella sua inedita visione orizzontale si nasconde l'orizzontalità sociale che ci rende gli uni uguali agli altri, gli uni dipendenti dagli altri. La sua performance del 2006 a Time Square dimostrava proprio questa amorevole e dimenticata dipendenza. Indossando una tuta grigia e una maschera cieca di metallo, fidandosi dei suggerimenti spaziali dei passanti, Audry strisciava letteralmente sull'asfalto di New York, per antonomasia la città più ascensionale di tutte.


Artothèque de Rome
In un altro disegno troviamo un albero piantato su un cubo di terra, e due uomini che si apprestano a proteggerne le pareti franose. Ad innalzarsi, come una statua sul suo piedistallo, scopriamo la natura. 

Audry, con i suoi lavori, sembra un magico folletto silenzioso sbucato dal nulla che riconduce all'ordine autentico il mondo, regalandoci il senso vero e perduto delle cose.

I suoi disegni in toni di grigio hanno la potenza di un piccolo sasso gettato nell'acqua, la cui forza dirompente si propaga nello spazio circostante. 
Tutti i suoi disegni a gouache sono racchiusi in una maglia rossa, fitta di segni concentrici e dall'andamento ondulatorio, che scandisce il tempo e conferisce ai lavori una qualità performativa. Qualità a cui fanno riferimento anche gli strani titoli numerico temporali (Tra parentesi , c'è l'orario in cui è stato iniziato il disegno e l'orario in cui è stato terminato, non per forza nello stesso giorno, poi ci sono i minuti e finalmente l'anno dell'opera).


Audry Liseron Monfils
I disegni dell'ultimo minuto, quelli terminati in galleria ed appesi senza cornici alle uniche due pareti rimaste, hanno tutto il fascino e il mistero di un messaggio importante, un po' come i messaggi e consigli che lasciamo in punta di piedi e senza far rumore alle persone a cui teniamo.

Audry Liseron Monfils sparisce dai suoi disegni ma ci lascia il messaggio intatto e privo di fronzoli che ci arriva dritto all'anima.

Mostra da non perdere!

(Artotheque de Rome, Roma, via Margutta 85- fino al 2 dicembre)
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giovedì 8 novembre 2012

di Unknown

Maya Zack e il suo mondo fatto su misura

Still from the video Black and White Rule,  2011 
one channel HD video, duration:17:45 min
(courtesy by gallery)

Di quest'artista israeliana ho apprezzato in primo luogo l'eleganza nascosta tra l'immagine docile di una donna e l'azione ripetitiva e ossessiva di misurazione. Mi ha affascinato la precisione maniacale e il suo bagaglio pratico fatto di equazioni, immagini di archivio e diagrammi che si amplificano nell'alternarsi di rumori strumentali e silenzi mentali. Una sorta di scienza precisa per ordinare la confusione del mondo reale. 

Still from the video Mother Economy,  2007,
one channel HD, duration:19:45 min

(courtesy by gallery)
Still from the video Black and White Rule,  2011 
one channel HD video, duration:17:45 min
(courtesy by gallery)


Maya Zack è ospite della galleria Marie-Laure Fleisch di Roma con un'installazione plurilinguistica nella mostra Made to Misure. Ad accogliervi troverete un asettico ufficio pieno di scatole di cartone, alle pareti disegni su carta di varie dimensioni che appaiono con le stesse sembianze e freddezza di tono degli studi scientifici o rilievi post crimine. Un video, Black and white rule (2011), che vi manterrà con il fiato sospeso per tutta la durata, in attesa di un istante continuamente rinviato e algebricamente preannunciato. Nella Project room della galleria ritroviamo la stessa compulsiva misurazione ma in un ambiente domestico, nel video Mother Economy (2008). 
Finito e infinito sono gli estremi del linguaggio di quest'artista, che indagando meticolosamente l'immagine, la forma e il concetto di realtà, non fa altro che metterne in discussione l'esistenza. Una formula che spinge l'osservatore nuovamente verso il caos da cui si è partiti. Un po' come tutte le scienze che, arrivate al loro momentaneo e precario limite, osano guardare oltre, con una tensione che muove verso l'infinito.

Made to Misure fa parte del progetto About Paper. Israeli Contemporary art, a cura di Giorgia Calò.

Per maggiori info vi rinvio al sito della Galleria Marie-Laure Fleisch.
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domenica 28 ottobre 2012

di Unknown

VideoPost | Come diventare collezionisti d'arte. Ludovico Pratesi da AAF

Affordable Arte Fair, la fiera d'arte contemporanea che propone opere low cost, si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane e spesso alle prime armi in fatto di collezionismo. Da dove cominciare dunque? I talk collaterali alla fiera hanno lo scopo di aiutare a compiere le scelte giuste nel mercato dell'arte contemporanea. Dopo il talk di Marco Delogu del 26 ottobre riguardo l'arte della fotografia, uno dei settori meglio rappresentati in questa fiera capitolina, ieri è stato il turno di Ludovico Pratesi che dinanzi ad un pubblico molto curioso e un po' inesperto ha fornito una guida sui primi passi da compiere. Il suo consiglio, ripetuto più e più volte, consiste nel "visitare i musei", è da lì che secondo il noto critico e curatore d'arte la qualità può farsi avanti e il gusto raffinarsi pian piano. 
Altra dritta, non meno importante, "essere consapevoli", un consiglio che Pratesi elargisce non solo a chi si avvicina al mondo dell'arte ma anche alla società attuale che spesso si muove come corpo senza testa.

Ludivico Pratesi è critico d'arte e curatore tra i più noti in Italia, collabora dal 1985 con il quotidiano La Repubblica, ed è dal 2001 direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro. Per chi volesse approfondire i meandri del collezionismo, vi consiglio "L'arte di collezionare arte contemporanea", utile guida da lui scritta.

Se vi siete persi il talk di ieri da AAF eccovi il video. Aspiranti collezionisti, orecchie aperte!



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venerdì 26 ottobre 2012

di Unknown

VideoPost | Apre Affordable Art Fair a Roma

Parete con opere a meno di 500€
Avete appena rimesso a nuovo casa e una parete se ne sta lì tutta vuota in attesa che qualcosa arrivi? Avete sempre sognato di essere dei veri collezionisti d'arte ma il vostro portafogli è sempre stato poco all'altezza? Ecco l'occasione giusta per voi. Ha aperto i battenti ieri, e per la prima volta a Roma, l'Affordable Art Fair, la fiera in cui tutti (non proprio tutti ma molti si) possono permettersi di comprare qualcosa.
Noi ci siamo andati e abbiamo fatto un primo giro di perlustrazione tra stand e eventi collaterali. Ma se ieri la serata prevedeva un pubblico numeroso ma solo su invito, oggi le porte si apriranno per tutti. I prezzi? Come promesso dai 100 ai 5000€, anche se intorno ai 100€ non c'è da aspettarsi molto. 

Buone occasioni nello stand a cura di Marie Claire che come ci spiegano hanno avuto opere in donazione da alcuni artisti che, proponendo un prezzo low cost, aiuteranno il progetto per le donne, in collaborazione con Oxfam. L'occasione è ghiotta anche per dare uno sguardo a gallerie internazionali, ad esempio non dimenticate di passare dalla galleria di Tokyo, di cui non ricordo il nome ma vi assicuro che è inconfondibile. Nello stand del MACRO si fa bella mostra delle pantere di Marcello Maloberti. Le ricordate? Sono le poche sopravvissute alla sua perfomance Blitz, quella che ebbe luogo al MACRO nel marzo scorso e in cui l'artista le mandò letteralmente in frantumi. Nella sezione Young Talents ci piace molto Lara Jeranco Marconi

Noi cosa compreremmo? Sicuramente una foto di Jeson Eskenazj o di Claudio De Micheli, ma ahimè, niente bollino rosso, siamo sopra i 1000 euro. Occhio anche alle opere di Marilena Vita.

Da oggi e fino a domenica numerosi incontri con esperti del settore e laboratori per grandi e piccini gratuiti. Insomma, a tasche piene, leggere o addirittura vuote, vale la pena farci almeno un giretto.

Tanto per farvi capire di che si tratta, siamo andati a dare una sbirciatina con le nostre telecamere. Eccovi il video della serata di inaugurazione.


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mercoledì 24 ottobre 2012

di Unknown

Affordable Art Fair, l'arte accessibile a tutti questo week end è tutta a Roma

Domani alla Pelanda del Macro Testaccio di Roma aprirà i battenti Affordable Art Fair, una delle fiere d'arte contemporanea più casual ed easy del momento. La formula dell'arte accessibile ad un pubblico più vasto già da tempo si svolge con cadenza annuale in altre città: Milano, Londra, Amburgo, Amsterdam, Bristol, Bruxelles, Hong-Kong, Los Angeles, Mexico City, New York, Seattle, Singapore, Stoccolma.
Per Roma si tratta della prima volta. 

Dal 26 al 28 ottobre (25 inaugurazione a invito) ogni galleria esporrà tre dei suoi artisti e, udite udite, il prezzo delle opere, categoricamente esposto, potrà variare da un minimo di 100 ad un massimo di 5000 euro. 

Ma il format non è solo incentrato sulla vendita. Ricco anche il programma d'incontri e workshop per rendere l'arte accessibile a 360°. 

Da non perdere l'incontro con il critico d'arte e curatore Ludovico Pratesi che introdurrà all'affascinante mondo del collezionismo, utile soprattutto per chi è alle prime armi e non sa da che parte iniziare. Per chi invece alle chiacchiere preferisce sporcarsi le mani, non dovrà far altro che scegliere tra i vari laboratori gratuiti organizzati in collaborazione con Officina d'Arte e Lomography: ceramica, fotografia, video, pittura ad olio e scultura. I più piccoli invece potranno scoprire e sperimentare la Street art e il Pop Surrealism nello Spazio Bimbi curato dall'Associazione culturale WorkInProject.

Per saperne di più riguardo gli artisti in vendita, le opere e tutte le attività collaterali eccovi un link.
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giovedì 18 ottobre 2012

di Unknown

La Melandri, come fulmine a ciel sereno, prende la poltrona del MAXXI

Giovanna Melandri
Ornaghi ne ha combinata un'altra delle sue e sempre con la medesima modalità: di soppiatto. Dopo aver tirato fuori dal capello la nomina di Pietromarchi alla Biennale di Venezia, ecco che... voilà, tira fuori anche Giovanna Melandri per darle la poltrona del Presidente Fondazione MAXXI. Stavolta però la nomina porta sconcerto e chiacchiericcio amaro non solo nei salotti artistici ma anche e soprattutto in quelli politici. 

Inutile dire che le critiche non si sono fatte attendere più di tanto, e sia da un lato che dall'altro. Ma andiamo con ordine: la Melandri qualche tempo fa, vista l'aria che tirava, decide di non ricandidarsi nel PD, applausi dunque... ma ecco che oggi, dopo pochissimo tempo, arriva per lei una nomina ad hoc. Forse il ministro Ornaghi, che in questo caso riesce difficile definire tecnico, avrà pensato a lei considerando il suo mandato da Ministro dei Beni Culturali nel 1998, proprio mentre il MAXXI era in gestazione e partiva il bando per la nuova struttura, poi vinto dalla Hadid.

Per ora non ci accodiamo alle mille critiche che impazzano sul web e in TV, anche perché la burrasca sembra  soprattutto di natura politica. A noi interessano i fatti. Orsù dunque staremo a vedere, ma sempre con l'occhio vigile di chi non tanto si fida. 
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mercoledì 17 ottobre 2012

di Unknown

Roma non è Game Over. Arriva VIGAMUS, museo del videogioco

(photo link)
VIGAMUS sarà il secondo museo del videogioco in Italia. Aprirà a Roma il 20 ottobre prossimo e già tutti ne parlano. Il suo ideatore si chiama Marco Accordi Rickards, presidente di Aiomi (Associazione Italiana Opere Multimediali Interattive) e docente dell'Università Tor Vergata, per l'appunto unica in Italia ad avere un corso incentrato sulla teoria e critica delle opere multimediali e interattive.

Il nuovo museo sarà un centro multidisciplinare, in cui il videogioco sarà indagato dal punto di vista tecnico, artistico, storico. Vigamus sarà un centro polifunzionale per conferenze, incontri di settore e presentazioni. Le porte quindi saranno aperte ad un pubblico variegato, dal curioso che non ne sa nulla all'esperto che da anni ama, gioca e studia i videogiochi senza avere un centro di riferimento. 

Come dichiarato in queste ore dallo stesso Rickards, l'impresa non è stata molto facile, un percorso zeppo di problemi burocratici, economici e culturali. Primo tra tutti far comprendere alle istituzioni il valore storico e artistico dei videogiochi -Arrivare in fondo è stato più difficile che finire Dark Soulsha ammesso in un'intervista Rickards, direttore del museo.

A novembre già un evento degno di nota. Vigamus darà vita ad una mostra che racconterà lo stretto legame esistente tra videogiochi e cinema. “Interferenze Interattive. Playing Movies”, questo il titolo dell’evento in programma l’11 novembre, e nato all'interno della sezione “Risonanze” della VII Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.

In realtà, in Italia, un museo del videogioco già esiste. La Mecca del Videogioco si trova a Gattorna di Moconesi (Genova).

Cari patiti e non del videogames non vi resta che scegliere, nel dubbio visitateli entrambi.

Per maggiori info VIGAMUS   LA MECCA DEL VIDEOGIOCO
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lunedì 15 ottobre 2012

di Unknown

Le linee guida di Pietromarchi per il 55° Padiglione Italia della Biennale di Venezia

B. Pietromarchi
Del programma curatoriale di Bartolomeo Pietromarchi per la ventura 55. Biennale di Venezia si sa già qualcosina. Il 10 ottobre, presso la sede del Mibac, si è tenuta una prima conferenza stampa di presentazione del Padiglione Italia, per svelare le linee guida dell'intero progetto.
Innanzitutto niente liste di nomi chilometriche e dell'ultimo minuto, i nomi saranno molti ma ognuno avrà lo spazio che merita.

Pietromarchi punterà soprattutto sui grandi nomi dell'arte contemporanea italiana che dal 1960 ad oggi hanno conquistato un podio importante nell'ambito internazionale. Ma il suo progetto vedrà i grandi nomi affiancati dalle proposte delle ultime generazioni di artisti. Il curatore tiene a precisare che preferirà non esporre artisti troppo troppo giovani. L'età delle nuove leve sarà quella dei quarantenni che già godono, in un certo qual modo, di un riconoscimento museale a livello internazionale. Il percorso espositivo punterà quindi ad una visione parallela, in bilico tra storicità e novità, Pietromarchi infatti afferma:
"intendo mostrare attraverso le opere una storia diacronica e fluida, un'analisi per temi che sia anche un dialogo tra generazioni diverse e che punti a far conoscere al mondo quali sono le tendenze su cui si muove l'arte italiana" (Fonte: Il Sole 24 Ore)
Che dire? Programma poco rischioso e con le spalle ben coperte, ma d'altronde, considerando l'ultima Biennale sgarbiana, forse un padiglione dalla forte identità è proprio ciò che ci vuole. 
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martedì 9 ottobre 2012

di Unknown

L'Italia di Klee in mostra alla GNAM

Secondo Klee esisteva una profonda analogia tra la genesi della natura e la genesi dell'opera. Per questo l'arte non si limita mai ad una mera riproduzione della natura. Partendo dagli elementi formali della grafica, linea, punto, superficie, colore e tonalità, Klee è stato un poeta dell'arte del XX secolo.

La GNAM (Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma), da oggi 9 ottobre ospita lamostra "Paul Klee e L'Italia", mostra a cura di Tulliola Sparagni e Mariastella Margozzi
Anche se nella biografia dell'artista spicca il suo viaggio in Tunisia del 1914, rivelatore del colore, altri viaggi contribuirono alla creazione del suo mondo così intimo e sublime. In Italia è affascinato dal classico,dalla natura, architettura e musica. Sue mete preferite furono Roma, Firenze e Napoli ma anche Venezia e la Sicilia. 100 le opere riconducibili al suo legame con la nostra terra e a fargli da pendant le opere di artisti italiani sicuramente influenzati dalla sua teoria e dalle sue visioni, tra gli altri Melotti, Lucini, Novelli e Accardi.

Un amore, quello per il popolo italiano, che nasce poco a poco e nel reiterarsi dei viaggi, dal 1901 fino agli anni '20. Prima ci definisce "marmaglia miserabile", poi si affeziona e giunge perfino ad ammettere ammirazione e nostalgia.

La mostra rimarrà aperta fino al 27 gennaio 2013.
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mercoledì 3 ottobre 2012

di Unknown

Intelligenza collettiva delle formiche e modelli di crescita sociale ed economica. Rapporto di Luana Perilli

La prima, la più grande, era stata esposta al MACRO Testaccio di Roma, nella mostra Re-generation. Ora la seconda, di dimensioni più ridotte, campeggia nel centro della romana The Gallery Apart per la mostra 108 (spontaneous collective in thoughtless awareness).

Luana Perilli, 108
 The Gallery Apart

Si tratta di teche in vetro contenenti ecosistemi improbabili ma reali. Mondi a parte in cui mobili dal design anni '50 fungono da nidi per colonie di formiche tessitrici. A realizzarle è Luana Perilli, artista romana  mai scontata e sempre inaspettatamente diversa da se stessa. 
L'avevamo conosciuta sempre presso il MACRO, questa volta nella sede di via Nizza, con l'affascinante intreccio emotivo di The man of the Season, un video nato dalla riflessione sullo schema proppiano della fiaba. 

Luana Perilli, 108
 The Gallery Apart

Ora l'analisi invece coinvolge la sociobiologia, approfondendo in chiave artistico scientifico modelli eusociali di animali, in particolar modo quello della formica. Partendo dall'intelligenza collettiva che contraddistingue l'insetto meglio conosciuto dall'uomo, la critica si rivolge all'attuale crisi dei modelli di crescita sociale ed economica.

Luana Perilli, 108
 The Gallery Apart
(frame dal video)

Come sempre l'approccio alla materia avviene per vie diverse ma tutte collegate tra loro: dalle teche installazioni agli studi svolti su fogli di quaderno, dagli appunti grafici sul design al video spot degli anni '50 montato su un sottofondo tipico di Bollywood.

Luana Perilli? Artista da tenere sott'occhio!

Per maggiori info sulla mostra eccovi un link

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martedì 2 ottobre 2012

di Unknown

Richard Artschwager da Gagosian Gallery

Nome impronunciabile dell'artista e arte altrettanto difficile da favellare. Ma ci proviamo. 
Certo non ci aiuta la mostra presso Gagosian Gallery, come sempre molto molto minimal, ma se non altro in linea con l'artista che espone.

Richard Artschwager, Gagosian Gallery, Roma

Cominciamo con qualche informazione sull'artista. Richard Artschwager, un destino già tutto nel cognome, statunitense, classe 1923, nasce a Washington ma vive e lavora a New York. Ha mosso i suoi primi passi nel mondo dell'arte intorno ai primi anni '50, proprio mentre la Pop Art e la Minimal Art mettevano definitivamente KO il concetto di arte unica e irripetibile.
Il suo lavoro è stato spesso ricollegato alle due correnti artistiche, alla Pop Art per la funzionalità degli oggetti e per l'uso di materiali commerciali e industriali; alla Minimal Art per il suo linguaggio geometrico e asciutto. Ma le due correnti non sono sufficienti per spiegare la sua ricerca poliedrica e zeppa di rimandi. 

Richard Artschwager, Gagosian Gallery, Roma

Procediamo dunque per punti.

Arredamento d'interni: I suoi lavori sono un ibrido tra mobili di design e sculture vere e proprie.
Materiali sintetitici:i suoi preferiti sono fòrmica e celotex.
Punti escamativi, interrogativi e parentesi: sicuramente vi sarete già imbattuti in queste sculture, gigantografie 3D dei segni di interpunzione, riprodotti con materiali morbidi o solidi. 

Nella mostra di Roma Artschwager riprende un filo concettuale iniziato con Piano (1965). Come scritto nel comunicato stampa "gli straordinari pianoforti di Artschwager sostengono una confusione attentamente orchestrata tra pittura e scultura e ci ricordano che siamo nel regno dell'arte e non nella realtà".

Richard Artschwager, Piano Malevich, 2012
(Courtesy Gagosian Gallery)

La musica e le sue partiture entrano nel mondo di quest'artista per essere scompaginate con variazioni minime. Ad esempio i tasti bianchi, riprodotti sui parallelepipedi ricoperti in formica, hanno dimensioni diverse (fa, sol e la sono più grandi rispetto a do, re, mi e si); i pedali dei pianoforti ora sono tre, ora due. Tanto quanto basta per fuorviarci ancora una volta.
Sempre dal comunicato stampa: "Nel sorprendente universo metaforico di Artschwager, nulla è mai soltanto un'unica cosa (...) un pianoforte è al tempo stesso un mobile, una scultura e un'immagine".

Il suo lavoro è sempre rimasto ancorato all'ambiguità della percezione, nell'interazione tra osservazione e illusione. Oggetti solo apparentemente riconoscibili che stuzzicano i piani dello sguardo e della mente.
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venerdì 7 settembre 2012

di Unknown

Finissage di RE-GENERATION al MACRO Testaccio di Roma

MACRO, Finissage di RE-GENERATION
RE-GENERATION, la mostra dei giovani artisti romani al MACRO Testaccio di Roma, ieri sera si è conclusa con successo di pubblico e performance che prima di tutto hanno stuzzicato e stravolto la percezione uditiva.
Aerial, performance di Francesco Fonassi, si è svolta all'interno delle cisterne, dove sono alloggiati i grandi serbatoi del Mattatoio, in uno spazio raramente utilizzato. Una voce umana (della performer Carlotta Martina Crapes) si modula e stratifica cercando di imitare l'intensità e andamento sonoro di un modulo audio registrato nei pressi di un aeroporto.

Non c'è cosa più assordante del silenzio. Le note ci vengono raccontate da un gruppo di direttori di orchestra che nei moti scandiscono le melodie mute di un'opera. Si tratta della performance di Valentina Vetturi intitolata Orchestra. Studio #1. E' bello pensare che ogni spettatore abbia assistito ad uno stesso spettacolo avendo in testa suoni diversi e personali.

Valentina Vetturi, Orchestra. Studio #1, 2012

E' la volta del suono che irrompe nello spazio aperto del museo. Matteo Nasini dirige un'orchestra sui generis. Stan, questo il titolo della performance, si concentra in soli due minuti. Un ensemble estemporaneo utilizza ogni sorta di strumento per eseguire le note iniziali di Also sprach Zarathustra, poema sinfonico di Richard Strauss e colonna sonora di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. (per il video integrale della performance leggete anche questo post)

L'ultima performance è di Michele Monfellotto, dal titolo The sparrow is immortal money is piss.

A fine serata è stata presentata in prima assoluta un nuovo genere musicale chiamato PLUG. I PLUGGER, un gruppo di musicisti, artisti e performer, partendo dal patrimonio musicale lasciatoci in eredità dagli ultimi grandi del rock, lo rigenerano e rinnovano scomponendo la musica in microscopici brandelli per poi ricomporla con risultati del tutto nuovi.

Se vi siete persi la serata e la mostra che ieri ha chiuso i battenti, eccovi un video riassuntivo del tutto.

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giovedì 6 settembre 2012

di Unknown

VideoPost | Finissage di RE-GENERATION al Macro Testaccio con la performance sonora di Matteo Nasini

Finissage Re-Generation, MACRO
Matteo Nasini, classe 1976, vive e lavora a Roma. Si è diplomato in contrabbasso presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.

Beh... dalla performance a cui ho assistito questa sera nulla mi avrebbe fatto pensare ad uno scolaretto del Santa Cecilia.
Matteo Nasini, con Stan, una performance che mi ha felicemente rotto i timpani e frantumato le coordinate sonore e spaziali, ha preso parte all'ultima serie di performance di Re-generation, mostra in corso fino ad oggi presso il MACRO Testaccio di Roma.

Un ensemble estemporaneo, composto da musicisti professionisti e non, ha eseguito le note iniziali di Also sprach Zarathustra, poema sinfonico di Richard Strauss e colonna sonora indimenticabile (dopo questa performance lo è ancor di più) di 2001: Odissea nello spazio. Un vero e proprio omaggio dell'artista a Stanley Kubrick.

Facciamo un gioco da settimana enigmistica? Provate a distinguere ogni tipo di strumento utilizzato. Scommettiamo che non riuscite ad individuarli tutti?
Comincio io: sega su transenna. Non mi credete?
Eccovi il video della performance.


Matteo Nasini, Stan, 2012
Re-Generation, 
Macro Testaccio, 6 settembre 2012
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di Unknown

Galleria Gallerati: Land Market di Stefano Parrini




E' già tutta nel titolo della mostra la poetica di Stefano Parrini
La serie Land Market, presentata alla Galleria Gallerati dal 28 giugno al 5 settembre (in realtà ancora visitabile fino a lunedì prossimo), racchiude una visione della terra in cui l'uomo non è contemplato, o meglio un luogo in cui l'unica accoglienza possibile è rivestita, prima ambiguamente e poi più esplicitamente, da una minacciosa ambientazione che restituisce il conto in sospeso. 

E' una storia di violenza e potere che, tramite la messa in mostra dei danni, riscatta il silenzio passivo della natura sopraffatta dal progresso incurante.
Si parte con la visone di un carrello da supermarket vuoto, posizionato come punto di partenza di un'azione ripetitiva e quasi compulsiva, sempre usurpatrice della natura. 
Man mano che il carrello avanza nella composizione fotografica, dall'apparente serenità di un campo fiorito, due generose e placide mucche al pascolo ed innocue zolle di terra smosse si passa a cieli minacciosi, tronchi dal verticalismo esasperato, bottiglie di plastica e macchie di sangue su candidi manti nevosi. Nell'ultima immagine con i palloncini neri la denuncia si fa esplicita e ancora più urgente e inquietante.

Per saperne di più sull'artista vi rimando al suo sito. Per un'amara resa dei conti con la natura, velata però da sarcasmo ed ironia, tipici ingredienti dell'autore, non vi resta che fare un salto in via Apuania 55, a Roma.

Stefano Parrini, Land Market
(courtesy by Galleria Gallerati)

Stefano Parrini, Land Market
(courtesy by Galleria Gallerati)

Stefano Parrini, Land Market
(courtesy by Galleria Gallerati)

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sabato 14 aprile 2012

di Unknown

A metà tra cielo e terra con Maia Flore


Sleep Elevations -Artothèque

Da bambina il mio film preferito era sicuramente Mary Poppins, rimanevo a bocca aperta quando con il suo cappottino nero ed il suo cappello pieno di fiori, tra un’incipriata ed un’aggiustatina al parrucco, con molta e femminile nonchalance, scendeva tra i tetti sorretta da un leggerissimo ombrello che da semplice oggetto di riparo si trasformava in magico paracadute.

Maia Flore, l’artista che espone la sua prima serie fotografica “Sleep Elevations” all’Artotheque di Roma, di magici paracaduti ce ne suggerisce a volontà: velieri a galla nell’aria, stoffe leggiadre, palloncini muticolore, altalene di legno e mongolfiere a strisce incatenate in trame di corda.

Le giovani ragazze dal volto coperto, tutte interpretate dall’artista stessa, si abbandonano alle contraddizioni della suprema legge di gravità, a metà tra sonno e risveglio, in bilico tra l’ascesa e la discesa.

La poesia di Miss Poppins, che lievitava sui cieli di Londra, qui va in scena in paesaggi orizzontali in cui il cielo lascia un po’ di spazio alla terra, tanto quanto basta per collocare l’eroina leggiadra dei sogni della Flore in atmosfere sempre nuove: dal candore dell’Islanda al color grigio cemento dei tetti parigini.

Per la Poppins bastava un supercalifragilistichespiralidoso, per la Flore un gioco di sovrapposizioni fotografiche e l’incantesimo è presto fatto!

Maia Flore è nata nel 1988 in Francia, a Montauban. Attualmente vive e lavora a Parigi dopo aver vissuto in Islanda e in Svezia, due paesi in cui la fotografia contemporanea ed i particolari studi della luce che questa comporta, hanno lasciato una viva traccia nella sua opera.

Se vi va di tornare un po’ bambini, nel mondo dell’immaginario in cui anche un corpo può lievitare da terra con la facilità con cui un gabbiano spicca il volo, vi consiglio vivamente questa mostra in corso a via Margutta numero 85. Avete tempo fino al 10 maggio. Volate!

Per maggiori info sull'artista www.maiaflore.com
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venerdì 13 aprile 2012

di Unknown

VideoPost | New York secondo Hugues Roussel

New York attraverso l'obiettivo e le sovrapposizioni sapienti e calibrate di Hugues Roussel ci appare in una veste nuova, una sorta di giungla urbana.
Il Financial District, con le sue architetture e profili svettanti, accoglie sovrapposizioni inaspettate di arbusti e chiome nude del Central Park.

Il bianco e nero rende il paesaggio uniforme, palesa il medium ed accorda i contrasti tra i due luoghi dalle geometrie opposte. Un ordine imprevisto ed una visione inedita raccontano di una città diversa: è New York nei giorni che precedono l'elezione di Obama, in uno stato di attesa e rinascita rispetto alla devastante crisi finanziaria.

Per perdervi nella bellezza e nella sensazione di attesa mista a speranza degli scatti di Roussel, avete tempo un mese. La mostra Inverse landscape New York # Jungle city, a cura delle giovanissime Roberta Palma e Qamile Sterna, ha inaugurato ieri nella Galleria Ugo Ferranti di Roma.

Eccovi una breve presentazione della mostra da parte dell'artista stesso.

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