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sabato 14 aprile 2012

di Unknown

A metà tra cielo e terra con Maia Flore


Sleep Elevations -Artothèque

Da bambina il mio film preferito era sicuramente Mary Poppins, rimanevo a bocca aperta quando con il suo cappottino nero ed il suo cappello pieno di fiori, tra un’incipriata ed un’aggiustatina al parrucco, con molta e femminile nonchalance, scendeva tra i tetti sorretta da un leggerissimo ombrello che da semplice oggetto di riparo si trasformava in magico paracadute.

Maia Flore, l’artista che espone la sua prima serie fotografica “Sleep Elevations” all’Artotheque di Roma, di magici paracaduti ce ne suggerisce a volontà: velieri a galla nell’aria, stoffe leggiadre, palloncini muticolore, altalene di legno e mongolfiere a strisce incatenate in trame di corda.

Le giovani ragazze dal volto coperto, tutte interpretate dall’artista stessa, si abbandonano alle contraddizioni della suprema legge di gravità, a metà tra sonno e risveglio, in bilico tra l’ascesa e la discesa.

La poesia di Miss Poppins, che lievitava sui cieli di Londra, qui va in scena in paesaggi orizzontali in cui il cielo lascia un po’ di spazio alla terra, tanto quanto basta per collocare l’eroina leggiadra dei sogni della Flore in atmosfere sempre nuove: dal candore dell’Islanda al color grigio cemento dei tetti parigini.

Per la Poppins bastava un supercalifragilistichespiralidoso, per la Flore un gioco di sovrapposizioni fotografiche e l’incantesimo è presto fatto!

Maia Flore è nata nel 1988 in Francia, a Montauban. Attualmente vive e lavora a Parigi dopo aver vissuto in Islanda e in Svezia, due paesi in cui la fotografia contemporanea ed i particolari studi della luce che questa comporta, hanno lasciato una viva traccia nella sua opera.

Se vi va di tornare un po’ bambini, nel mondo dell’immaginario in cui anche un corpo può lievitare da terra con la facilità con cui un gabbiano spicca il volo, vi consiglio vivamente questa mostra in corso a via Margutta numero 85. Avete tempo fino al 10 maggio. Volate!

Per maggiori info sull'artista www.maiaflore.com
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venerdì 13 aprile 2012

di Unknown

VideoPost | New York secondo Hugues Roussel

New York attraverso l'obiettivo e le sovrapposizioni sapienti e calibrate di Hugues Roussel ci appare in una veste nuova, una sorta di giungla urbana.
Il Financial District, con le sue architetture e profili svettanti, accoglie sovrapposizioni inaspettate di arbusti e chiome nude del Central Park.

Il bianco e nero rende il paesaggio uniforme, palesa il medium ed accorda i contrasti tra i due luoghi dalle geometrie opposte. Un ordine imprevisto ed una visione inedita raccontano di una città diversa: è New York nei giorni che precedono l'elezione di Obama, in uno stato di attesa e rinascita rispetto alla devastante crisi finanziaria.

Per perdervi nella bellezza e nella sensazione di attesa mista a speranza degli scatti di Roussel, avete tempo un mese. La mostra Inverse landscape New York # Jungle city, a cura delle giovanissime Roberta Palma e Qamile Sterna, ha inaugurato ieri nella Galleria Ugo Ferranti di Roma.

Eccovi una breve presentazione della mostra da parte dell'artista stesso.

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martedì 20 marzo 2012

di Unknown

VideoPost | Percorsi migranti paralleli di Ali Assaf

Da neanche un anno il MUSPAC, museo sperimentale d'arte contemporanea a L'Aquila, ha riaperto i battenti in Piazza d'arti, con lo scopo di rintracciare e nel contempo ricreare ex novo, insieme alle altre associazioni presenti sul territorio, il tessuto sociale di una città "migrante" dal suo vecchio stato ante sisma,  al suo nuovo assetto post sisma, in termini non solo architettonici ma soprattutto umani.

Il tema dell'immigrazione, nelle sue molteplici varianti, è caro ad Ali Assaf, artista poliedrico che 35 anni fa si trasferì da Bassora, sua città natale, a Roma, senza mai perdere il legame profondo che lo lega al suo paese. Quasi come una sorta di occhio lontano ma vicino nell'animo...
I cinque lavori presentati al MUSPAC, nella personale "Eh... se fosse con noi...", dal 18 marzo al 4 aprile, sono uno specchio della condizione dell'immigrato.

"La mia ambizione era di lavorare con Federico Fellini e diventare un divo del cinema". E' la risposta di un immigrato quando gli viene chiesto"Perchè sei qui?".

A. Assaf,
Quell'oscuro oggetto del desiderio 
Ali ha posto la stessa semplice domanda ad un gruppo di persone mediorientali stabilitesi a Roma. Ogni risposta è legata ad una foto - ritratto che insieme alle altre compone una visione variegata delle sensazioni, ambizioni, problematiche, sogni, aspirazioni che spingono o costringono un uomo o una donna a lasciare il proprio paese d'origine, per muoversi altrove. Come non pensare anche a tutti gli aquilani costretti a lasciare le proprie case? 

Oltre questa carrellata di volti e sguardi schietti, così diversi e simili tra loro, l'artista riflette anche sull'immagine confezionata e veicolata dall'informazione e dai mass media, quando la distanza rende difficile la comunicazione con i propri cari.
In "Greetings from Baghdad", su scenari di guerra e campi petroliferi in fiamme, campeggiano in primo piano i volti sorridenti di tre persone che, in palese contrasto con lo scenario che li accoglie, inviano saluti ai parenti lontani come fossero inviati dei TG. 
Gli stessi sorrisi di circostanza che spesso i politici e le autorità si sono stampati in volto, quando venivano a far visita alle macerie del 6 aprile.

Simile il paesaggio offerto dal video  "I am Her. I am Him", in cui le esplosioni improvvise, per mano e mente umana, ricordano da vicino l'imprevedibilità, la pazzia e l'irrompere della natura con le sue catastrofi.

A. Assaf,
Lampedusa Checkpoint
La video installazione "Narciso" è stata presentata dall'artista all' ultima Biennale di Venezia ma, nel contesto del MUSPAC, moltiplica il suo potenziale comunicativo. Gli oggetti cimeli che sfiorano le mani dell'artista, senza essere afferrati, ricordano gli effetti personali e gli oggetti intrisi di ricordi che nei giorni seguenti il terremoto affioravano dai cumuli di macerie. E' l'identità che faticosamente si ricostruisce, con la nostalgia e l'amore per ciò che è stato.
  
Il video "Lampedusa Checkpoint" è una riflessione sulla condizione dell'immigrato nel momento di approdo nel nuovo paese: scalzo, dalle vesti candide, con il suo bagaglio di riti e usanze che difficilmente il luogo d'approdo accoglie. Anche in questo caso la similitudine è con gli sfollati del terremoto, un istante dopo l'accaduto, quando la speranza e la voglia di ricominciare sono ancora lontani ed il senso di inadeguatezza nel nuovo contesto non trova isole felici, malgrado il forte desiderio di integrazione.

Ed è proprio su tale desiderio che tutto il progetto "Percorsi migranti", di cui la mostra fa parte, getta le fondamenta per una ricostruzione intelligente: all'insegna della diversità e nel contempo nell'uguaglianza della condizione precaria che ogni immigrato, sfollato, uomo è costretto a vivere.

Invitandovi a visitare la bella mostra, a cura di Martina Sconci ed inserita nella serie di iniziative promosse dal Coordinamento 'Ricostruire insieme', eccovi un'anteprima dal vernissage del 18 marzo.


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martedì 13 marzo 2012

di Unknown

VideoPost | Il potere della creatività secondo Guido Fabrizi

Nome: Guido.
Cognome: Fabrizi.

Diplomato presso l'istituto Superiore di Fotografia di Roma, negli anni '90 inizia un percorso professionale che lo vedrà spesso occupato in varie campagne fotografiche. 
Dal 2002 comincia a lavorare con agenzie pubblicitarie multinazionali. 
Nel 2011 è stato uno dei tanti artisti che ha optato per il sì a Vittorio Sgarbi nell'ambito della Biennale di Venezia, nel Padiglione regionale a Roma. La sua lettera aperta, pubblicata sulle pagine del quotidiano "Il Giornale", diede una risposta secca al polverone dei no e alle critiche che si moltiplicavano a non finire nell'afa estiva.
"Io fotografo senza padrini non mi vergogno di aver detto sì alla Biennale"
Senza far differenze di casta né di politica e credo, il sì disinteressato di Fabrizi rimbomba come un inno alla libertà creativa, tanto quanto un no ben ponderato...

La libertà di pensiero e di scelta, che si tratti di un sì o di un no, è indice di un'arte pura slegata dai lacci e impalcature del sistema. 

Gli unici meccanismi con cui l'arte deve fare i conti  ci si augura che siano quelli della creatività...Via d'uscita dei vecchi e nuovi "Tempi moderni".

Eccovi un video reinterpretato da Guido Fabrizi che ci ricorda, tramite Chaplin, la forza della creatività, che forse non a caso fa rima con libertà.




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venerdì 7 ottobre 2011

di Unknown

Addio a Steve Jobs. L'occhio del 2000 in un'App

Se è vero che la fotografia, scoperta nel 1826 da Niepce, influenzò la schiera degli impressionisti nelle loro rivoluzionarie inquadrature e nel ruolo dell'arte nei confronti della rappresentazione della realtà...
Se è vero che il futurismo fece dell'evoluzione tecnologica il suo pane quotidiano e tutta l'arte del '900 si impadronì più di una volta dei suoi mezzi... 

Se è vero quindi che spesso la tecnologia e le sue invenzioni hanno rivoluzionato il modo di fare e pensare l'arte ed hanno influenzato il suo rapporto con la realtà, cosa mi dite delle trasformazioni dell'arte contemporanea nell' era di Steve Jobs in cui basta una "App" per cambiare sguardo verso il mondo?


Le intuizioni del visionario di Cupertino, ribatezzato dal giorno della sua morte il Newton dei nostri tempi e come tale compianto, hanno innegabilmente rivoluzionato il mondo dei computers e della telefonia, ma di riflesso le sue innovazioni tecnologiche e di design sono riuscite a cambiare anche il mondo dell’arte contemporanea. 

Alcuni esempi?

iMovie è un programma di montaggio video che innumerevoli video artisti usano ogni giorno. Ryan Trecartin ne ha fatto largo uso.
Numerosi fotografi usano un Mac per i loro ritocchi, preferendolo per le qualità grafiche ai suoi diretti concorrenti.
C’è un’applicazione per iPhone e iPad che si chiama Brushes, costa pochissimo ma offre infinite possibilità ed è per questo utilizzato da molti artisti. 
D. Hockney
L'artista inglese  David Hockney dal 2008 ad oggi ha creato oltre 400 dipinti con questa applicazione: ritratti, autoritratti, piante, fiori e paesaggi, che Hockney ha “dipinto” con le proprie dita o con apposito pennino. La critica lo ha eletto già nuovo messia della digital art.
Miltos Manetas ha creato l'applicazione Jackson Pollock, una sorta di programma che permette a tutti di creare capolavori di action painting con un dito.
Il mondo museale inoltre ha cominciato in questi ultimi anni a servirsi di un nutrito numero di supporti a marchio Apple per la fruizione interattiva di mostre ed eventi.
Gli esempi potrebbero essere ancora molti... Ma al di là dell'uso dei prodotti di Apple come meri mezzi artistici, rimane da chiederci quali siano le trasformazioni ancora in atto, che stanno rivoluzionando il nostro modo di percepire la realtà, rapportarci ad essa, metabolizzarla e restituirla sotto forma di arte. 
Come lo storico d'arte Michael Baxandall  mostra nel suo Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento che il modo di guardare della vita quotidiana di una società nei suoi momenti sociali, religiosi e commerciali, si riflette negli stili pittorici giungendo alla definizione delle abitudini visive del pubblico del '400, così oggi dovremmo rianalizzare l'arte in relazione alle nostre abitudini percettive. Dovremmo ripartire dalla medesima domanda che accese Baxandall, anche se apparentemente banale, giungendo a definire una sorta di "occhio del 2000".
Sicuramente molte delle nostre abitudini avranno a che fare con le intuizioni e innovazioni tecnologiche di Jobs.

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venerdì 13 maggio 2011

di Unknown

VideoPost | MIA Milan Image Art Fair: anche la fotografia e la video arte vanno in fiera.


A Milano, da oggi e fino al 15 maggio è in corso MIA Milan Image Art Fair, la prima fiera dedicata al mondo creativo della fotografia e della videoarte. 

Stand che vai, fotografo che trovi. 


Qualche numero: 230 espositori, 194 artisti provenienti da 20 Paesi diversi. Sono inoltre previste tavole rotonde, lectio magistralis e incontri al padiglione 5.


Eccovi il video con la presentazione dell'evento di Fabio Castelli, Direttore artistico.


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giovedì 23 settembre 2010

di Unknown

Visioni future

O Zhang , Horizon, 2004
Futurspectives "Può la fotografia interpretare il futuro?"
Questo il tema della IX edizione del FOTOGRAFIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DI ROMA ospitato per la prima volta negli spazi del MACRO FUTURE. Tre le sezioni che indagano e scardinano l'idea della fotografia come memoria, mezzo rivolto solo ed esclusivamente al passato e all'attimo.

A cura di Paul Wombell la sezione di fotografia e arte contemporanea. I fotografi interpretano il futuro rendendo visibile ciò che sarà. "BUMPY RIDE" raccoglie il lavoro di fotografi contemporanei che utilizzano sia l'analogico che il digitale per interrogarsi sul domani. Iikka Halso propone una musealizzazione della natura a scopo salvifico. Jill Greenberg preannuncia le tragedie del futuro attraverso le lacrime a colori di bambini occidentali ai quali fanno da contraltare gli sguardi dei loro coetanei cinesi nel faccia a faccia con l'obbiettivo di O Zhang.
Jill Greenberg,
 Earth, End Times, 2005
Sulle possibili metamorfosi della città il fiction flash viaggia su una Londra infuocata di Ebru Erülkü o una Los Angeles irreale di Mirko Martin.

A cura di Valentina Tanni la sezione più interessante: fotografia e new media. Intitolata "MAPS AND LEGENDS". La fotografia che vive in rete, come fosse un nuovo luogo, ne adotta i modi e i tempi. Mappe, leggende, gif animate, fotografie virtuali, reali e non di Google street view.
La sezione su fotografia e editoria curata da Marc Proust "UNPUBLISSHED- UNKNOWN" presenta una selezione di lavori ancora non pubblicati. Forse per contraddire chi ritiene che la pubblicazione sia, insieme allo scatto, indispensabile allo statuto ontologico della fotografia.
Moltiplicatore di sguardi ed esperienze il nuovo fotografia festival di Roma ci spinge verso un futuro sempre più reale e meno fantasioso in cui speranze e preoccupazioni rimangono però solo potenziali.
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FOTOGRAFIA
Festival Internazionale di Roma - IX Edizione
24 settembre - 24 ottobre 2010
MACRO TESTACCIO
Piazza Orazio Giustiniani, 4 Roma



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